Cosenza, piazza Fera. Le accuse di Madame Fifì a Occhiuto: “La sua presenza sul cantiere era illegittima: Gratteri non è credibile”

Noi lo abbiamo sempre scritto: accusare Oliverio e successivamente Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo di essere contigui alla paranza guidata da Barbieri, Muto, Morabito, quando tutti sanno che a portare Barbieri in Calabria è stato Occhiuto e che la madre di tutti i reati nasce a Cosenza nei lavori di rifacimento di piazza Fera/Bilotti, è stato il peggior errore che Gratteri poteva commettere. Se di errore si tratta. Perché c’è chi, come Madame Fifì, non la pensava così già da quando era esplosa l’inchiesta “Lande desolate”. E oggi i fatti ovvero l’assoluzione con formula piena di Oliverio, Adamo e di lei medesima, le danno ragione.

Enza Bruno Bossio già allora non pensava ad un “errore” ma ad una ferma volontà della Dda e di Gratteri di azzoppare il “nemico” principale di Occhiuto alle  elezioni regionali: Palla Palla. E lo diceva con un post sottolineando che il “provvedimento immotivato contro Oliverio, aveva solo lo scopo di allontanare il presidente dalle sue prerogative istituzionali”, un’espressione che non lasciava spazi a dubbi interpretativi: l’operazione contro Oliverio, per buona parte del PD, è di natura politica, commissionata dagli amici degli amici a Gratteri. E in quel suo post Madame Fifì lo diceva chiaro:

La sentenza della Cassazione, che definiva l’azione di Gratteri, nei confronti di Oliverio, una “buffonata”, era già il chiaro segnale dell’inconsistenza dell’inchiesta. Ma evidentemente Gratteri ma soprattutto il suo ormai ex braccio destro Luberto non erano ancora “contenti” e così era arrivato anche il supplemento, che aveva dato tutte le conferme dei suoi sospetti a Madame Fifì, la cui difesa da quel giorno era ancora più chiara: Gratteri favorisce sfacciatamente Occhiuto, che è il massimo responsabile di tutta la vicenda. Ma leggiamo il post dell’epoca di Enza Bruno Bossio.

«È accaduto – scrive Bruno Bossio – quello che i magistrati (anzi i Pm) hanno annunciato fin dal primo giorno dell’inchiesta, nella conferenza stampa del 17 dicembre. Sarei indagata per un sms di protesta inviato al direttore dei lavori di piazza Bilotti (opera appaltata e aggiudicata dal comune di Cosenza) poiché continuava ad autorizzare l’ingresso in cantiere di un ex sindaco che da semplice cittadino si comportava come se l’opera fosse “cosa sua”. Incredibile ma vero i Pm hanno considerato evidentemente legittima l’arbitraria presenza di Occhiuto (non più sindaco di Cosenza) in un luogo dove potevano esserci solo addetti ai lavori, mentre meritevole di approfondimento di indagine la mia azione atta a ristabilire la legalità. Tutti questi elementi quindi mi fanno stare serena personalmente (un po’ meno per la tenuta democratica) e aspetto con fiducia il lavoro della magistratura giudicante che saprà distinguere il reato dalla persona perseguita».