Cosenza, porto delle nebbie: chi sono i buoni e chi sono i cattivi

Sono anni che vi raccontiamo l’allarmante livello di corruzione esistente nella pubblica amministrazione della nostra città di Cosenza, notizie che hanno trovato conferma in più occasioni: appalti-spezzatino alle ditte amiche e in odor di mafia, sanità depressa, piazza Fera/Bilotti, incarichi e nomine illegali, furti continui e reiterati alle casse pubbliche. Non esiste ufficio pubblico dove la corruzione non è sistema. Funziona così da sempre: dalle piccole pratiche ai grandi appalti esiste un tariffario della corruzione. Anni di impunità e di coperture giudiziarie hanno permesso tutto questo, lasciando sedimentare nell’immaginario collettivo l’orribile “concetto” del: “se così fan tutti, lo faccio anche io”. Non solo: da noi la furberia a danno degli altri è cosa apprezzata dalla gente. Più rubi allo stato, e quindi alla collettività, più sei stimato. Non essere corrotto è quasi una vergogna da noi. Infatti i tanti onesti che non cedono a questa tentazione, vengono, dai loro stessi colleghi corrotti, emarginati e discriminati sul posto di lavoro.

C’è da dire che negli ultimi anni, a differenza del passato, qualcosina è stata fatta in materia di repressione dei reati contro la pubblica amministrazione. Robetta da poco: qualche avviso di garanzia a diversi dirigenti comunali interni ed esterni, in merito ai famosi appalti-spezzatino alle ditte amiche e in odor di mafia. Niente di più. Ma ciò resta, per Cosenza, una grande novità. Mai prima d’ora era successo che la procura si interessasse della corruzione a Palazzo dei Bruzi e, seppur con misure blande, questo va detto. Come è chiaro che l’operazione della procura non ha prodotto niente in termini di “prevenzione”, perché la giunta Occhiuto ha continuato, anche dopo gli avvisi di garanzia, a gestire la cosa pubblica allo stesso modo: al di fuori delle regole e della Legge. Così come succede adesso che il sindaco è cambiato solo sulla carta perché tutto va avanti esattamente come prima. Il tutto, ovviamente, nell’indifferenza del procuratore capo Spagnuolo, che da quando siede sulla poltrona più alta della procura, non si è mai interessato a questo tipo di reati, preso com’è a perseguire noi. Sarà forse perché deve restituire dei favori ad Occhiuto, come, ad esempio, l’assunzione del nipote, Giampaolo Calabrese, a dirigente comunale a discapito di regolari vincitori di un pubblico concorso? Un’assunzione che non poteva avvenire, visto che esiste una sentenza che obbligava il sindaco ad assumere prima i vincitori del concorso. Ma come sempre Occhiuto si è dimostrato al di sopra della Legge, per lui le sentenze non valgono.

A confermare tutto quello che in questi anni abbiamo scritto esistono diversi esposti presentati dal senatore Morra alla dottoressa Manzini. Denunce circostanziate sulla gestione all’acqua di rose degli affidamenti diretti, sui debiti del sindaco pagati dal Comune (anche qui nonostante una sentenza che ordina il totale sequestro della sua indennità di sindaco), e addirittura, da luglio 2019, a sostenere le nostre verità, anche due interrogazioni parlamentari, presentate dalla deputazione cosentina dei 5Stelle, dove i nostri articoli sono al centro dell’argomentazione con tanto di verifiche e riscontri. Compresa la famosa foto in cui sono ritratti Potestio, il pm Cozzolino, e il presidente del consiglio comunale Caputo a cena, dieci giorni prima del blitz del sostituto Manzini al Comune di Cosenza.

Alla situazione che si è venuta a creare, in termini di totale mancanza di legalità, bisognerà trovare, prima o poi, una soluzione, di che natura ed entità vedremo. Ma il fatto nuovo è che il Csm – finalmente! – s’è svegliato ed ha clamorosamente annullato l’archiviazione del trasferimento del pm più imbarazzante della procura ovvero Cozzolino e adesso ha allargato la sua inchiesta a tutto il verminaio del porto delle nebbie di Cosenza.

Si annuncia oramai imminente – e stavolta davvero – non più la venuta degli ispettori del Ministero della Giustizia. che nell’arco di 30 anni hanno costantemente denunciato lo schifo che c’è a Cosenza senza essere ascoltati, ma il viaggio del procuratore Gattopardo e dei suoi ormai pochi fedelissimi a Palazzo dei Marescialli…  Si spera che finalmente dopo oltre 30 anni di corruzione si possa festeggiare, con un calcio nel sedere al Gattopardo, il ritorno alla legalità e al rispetto della Legge nel Tribunale di Cosenza, causa di tutti i mali della città. Un passaggio fondamentale per la lotta alla corruzione in città.

Ora spetta alla magistratura onesta fare chiarezza, con coraggio e determinazione, spiegando ai magistrati del Csm i motivi di tanto lassismo nei confronti di denunce circostanziate sui reati nella pubblica amministrazione. Per chi è veramente onesto, quella che si presenta, con l’intervento del Csm, è l’occasione giusta per prendere le distanze dai colleghi corrotti, mettendosi a disposizione della Giustizia. Così una volta per tutte capiremo chi sono i buoni e chi sono i cattivi al Tribunale di Cosenza.