Cosenza, pulizie-truffa (e barzelletta) all’Annunziata: rinviati a giudizio i 13 imputati

Cosenza – Sono stati rinviati tutti a giudizio i tredici imputati nel processo scaturito dall’inchiesta “Silence”, coordinata dalla procura di Cosenza e condotta dai carabinieri della Compagnia e dalla Guardia di Finanza di Cosenza relativa ai lavori eseguiti dall’azienda “Coopservice” di Reggio Emilia nell’Azienda ospedaliera cittadina. Il processo inizierà il 25 gennaio 2022 dinanzi al Collegio giudicante del Tribunale di Cosenza. L’indagine riguarda una truffa ai danni dello Stato con la collaborazione di alcuni dipendenti dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, che sarebbe stata messa in atto dalla cooperativa di Reggio Emilia che aveva vinto la gara d’appalto. Si tratta di Maria Giacinta, Francesco Spadafora, Mario Veltri, Monica Fabris, Gianluca Scorcelletti, Fabrizio Marchetti, Salvatore Pellegrino, Massimiliano Cozza, Teodoro Gabriele, Achille Gentile, Giancarlo Carci, Renato Mazzuca e la società Coopservice nella sua specifica e aziendale configurazione.

L’inchiesta era nata da alcune tragicomiche ispezioni ordinate dalla procura di Cosenza e in particolare dal procuratore Gattopardo (al secolo Mario Spagnuolo), tramite i Nas, nelle sale operatorie dell’ospedale. Così tragicomiche da ispirare persino l’ironia dello showman Fiorello, che all’epoca nella sua “Edicola di Fiore” aveva sentenziato: “A Cosenza anche i virus hanno le mascherine…”.

Ma erano state anche tante le segnalazioni rispetto alla conclamata mala gestione della società Coopservice, il cui prezzo continua a gravare sulle spalle dei dipendenti e dell’utenza. Proprio pochi giorni prima dell’operazione, il sindacato Usb aveva pubblicamente denunciato le pessime condizioni di lavoro cui i dipendenti erano e sono ancora oggi costretti.

E poi si è scoperto che mentre i vertici della Coopservice, nell’autunno del 2019, con il sostegno e la complicità dell’ex Commissario Cotticelli, costringevano i circa 100 lavoratori e lavoratrici a ridursi cospicuamente orario di lavoro e stipendio, minacciando esuberi e nascondendosi dietro la solita filastrocca della crisi economica aziendale, intascavano illecitamente milioni di euro, con la evidente connivenza dei dirigenti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. La frode, studiata e attuata dalla Cooperservice, ha fruttato alla stessa oltre 3 milioni di euro. I servizi in appalto sono delle miniere d’oro per le società private e per i loro sponsor politici e l’andazzo continua esattamente come prima.

La pseudo inchiesta della procura non ha avuto neanche l’effetto di bloccare l’appalto delle pulizie, che ancora oggi è gestito dalla stessa azienda come se nulla fosse accaduto. Esattamente come le patetiche interdizioni (alcune delle quali addirittura rigettate!) nei confronti dei dirigenti, che non hanno portato a niente di niente. Ed esattamente come questo processo-farsa che non servirà ad una beneamata… ralla (per usare un eufemismo).