Cosenza 1993. Quando Franz l’incappucciato faceva la “guerra” (senza vergogna) al vecchio Giacomo Mancini

In questi giorni a Cosenza viene celebrato il 30° anniversario della storica vittoria di Giacomo Mancini contro il sistema dei partiti, che gli diede l’onore di essere stato il primo (e ultimo) sindaco eletto direttamente da tutti i cosentini. L’attuale sindaco, che invece è impelagato con mani, piedi e… cappuccio nel sistema corrotto e marcio dei partiti esattamente come i suoi più immediati predecessori (Salvatore Perugini e Mario Occhiuto, scusate la parola!) fa di tutto per far vedere che lui rispetta la tradizione manciniana.

Nel suo ruolo di sindaco più incappucciato d’Italia anche lui ha fatto il “bello” (e ce ne vuole…) davanti alla statua di Giacomo Mancini sull’isola pedonale. Ma a Cosenza tutti sanno non solo che il vecchio Mancini ce l’aveva sui coglioni (scusate il francesismo) ma anche che il “tenero” Franz fece di tutto per mettergli il bastone tra le ruote quando vinse le elezioni nel 1993. E oggi è più che mai opportuno ricordare di che pasta è fatto questo mezzo cristiano che farà il sindaco per qualche anno prima di tornare nelle fogne dalle quali proviene. 

Franz Caruso alias l’incappucciato è approdato quasi da “trionfatore” al ballottaggio di Cosenza e a quel punto anche i bambini hanno capito che avrebbe vinto. In realtà, come abbiamo dimostrato con carte e numeri alla mano, ci è arrivato perché il centrodestra ha clamorosamente “boicottato” la candidatura di Francesco Caruso alias lo zerbino degli Occhiuto facendogli mancare quei 3mila voti che avrebbero determinato la sua vittoria al primo turno (https://www.iacchite.blog/cosenza-2021-tremila-voti-in-meno-rispetto-al-centrodestra-chi-rema-contro-caruso-lo-zerbino/).

Di conseguenza, sono in molti a pensare che il sistema di potere che ha già pilotato Roberto Occhiuto alla Regione ha incoronato Franz Caruso vincente a Cosenza e non c’è dubbio che si è trattato di un risultato stabilito a tavolino tra i padrini dell’incappucciato ovvero Nicola Adamo e la moglie e quelli dello zerbino ovvero gli Occhiuto, già beneficiati con 10 anni di governo nella Città dei Bruzi.

Detto e ribadito questo, per dare il nostro contributo alla memoria delle “prodezze” del “nuovo” sindaco socialista, rispolveriamo dal vecchio archivio di Telecosenza, la televisione di Giacomo Mancini, un comunicato del Centro Studi Pietro Nenni risalente alla memorabile campagna elettorale per le Comunali del 1993.

Il Paese era ancora sotto l’effetto di Tangentopoli e Mani Pulite. Mancini – che un anno prima era andato da Di Pietro a denunciare la gestione del partito di Bettino Craxi – si candidava con due sole liste civiche affrontando le corazzate degli schieramenti dei partiti ufficiali. Anche il “suo” Psi, nonostante lo sfacelo di Tangentopoli e la deriva del craxismo, aveva scelto di sostenere il quadripartito a guida democristiana che presentava la candidatura di “sistema” nella figura dell’avvocato Pierino Carbone. E nel Psi di allora spiccava già il ruolo di Franz Caruso, anche allora incappucciato, accompagnatore ufficiale del commissario Villetti, che si era presentato a Cosenza per sostenere il candidato della malapolitica. Tanto per fare un paragone con i personaggi di oggi, potremmo dire che l’incappucciato aveva lo stesso ruolo che ha oggi Franco Iacucci (arrassusia) nel Pd quando va ad accogliere quell’idiota di Boccia, venduto al clan Occhiuto (che fa anche rima) per le elezioni regionali ma non per quelle comunali. Dove Franz Caruso è perfetto per fare il fantoccio a Palazzo deii Bruzi.

Tornando al 1993, Caruso l’incappucciato era perfettamente in linea con tutti i logori big socialisti dell’epoca che vedevano come il fumo negli occhi l’ultima battaglia del vecchio leone, che sembrava destinata al naufragio e che invece sancì un clamoroso trionfo in giornate che sono rimaste indimenticabili per la parte sana della città di Cosenza. Altri che i fuochi d’artificio per la vittoria di Nicola Adamo e di Enza Bruno Bossio.

Ma ecco, di seguito, quel comunicato. Perché una città senza memoria è una città senza futuro.

E’ venuto appositamente da Roma il Dr. Villetti per presenziare all’apertura della campagna elettorale della Democrazia Cristiana. Il Dr. Villetti è commissario di quanto rimane della Federazione socialista cosentina. Prima di lui era Cesare Marini a curare le esequie craxiane del vecchio e glorioso Psi, compito per il quale si è guadagnato, in forza delle vecchie e nuove intese Dc-Psi per i collegi elettorali, la conferma a vicepresidente della Carical.

Il Dr. Villetti, dal canto suo, proconsole del partito a Cosenza, ha evitato di prendere contatto con i socialisti di buone intenzioni, disinteressati, critici del craxismo, responsabili della crisi irreversibile del Psi a Cosenza e in provincia.

Grazie a costoro, il Psi a Cosenza ha perso ogni connotato di identità nella campagna elettorale, mimetizzandosi in una coalizione quadripartita guidata dalla Dc con una lista, non autonoma, aggregata al Partito Liberale, a sua volta dimezzato.

E’ stata inflitta una ennesima mortificazione al socialismo di Cosenza degradato a ruolo di comparsa nella sceneggiata elettorale della Dc impegnata a difendere vecchie alleanze e vecchie congreghe.

Il Centro Pietro Nenni, nato per difendere l’onore dei socialisti cosentini, e per custodire le sue nobili tradizioni, ha scelto di appoggiare la lista “Cosenza Domani”, con il simbolo della bussola, che sostiene la candidatura di Giacomo Mancini, un compagno che ha tenuto alto l’onore del socialismo calabrese mentre imperavano il craxismo e i suoi vassalli.

Giacomo Mancini, con la sua storia, rappresenta il punto più qualificato del socialismo autonomista di Cosenza. I socialisti cosentini lo sanno e sono consapevoli che con Giacomo Mancini i valori e la storia del socialismo non verranno mai sacrificati all’egemonia della Dc e dei suoi tradizionali alleati satelliti.

Centro Pietro Nenni Cosenza