Cosenza, quando Spagnuolo si “inventò” un reato per interrogare Tursi Prato. Tutti i retroscena del patto per il fratello

di Saverio Di Giorno

Si perdonerà se in tempi di pandemia, crisi economiche e politiche ci si prende dello spazio per ripassare quello che avviene nelle aule di giustizia però sfugge davvero la logica che sta dietro. Viene il dubbio che si vogliano usare queste crisi per far passare in sordina eventi che coinvolgono ministri, trust economici e che quindi meriterebbero attenzioni nazionali. Anzi che le crisi si creino per questo e non perché si ha a cuore il paese.
Il 14 gennaio, cioè pochi giorni fa, l’ex procuratore generale Otello Lupacchini doveva essere sentito al CSM su una serie di capi di accusa che lo riguardano. Una storia che parte da lontano, sin dal suo insediamento a Catanzaro e che lo ha visto contrapposto al procuratore Gratteri. Tutto da rifare, da rimandare perché nel collegio giudicante era presente il prof. Donati, lo stesso che aveva chiesto il trasferimento del procuratore Facciolla. Un procedimento che vedrà come testimoni persone importanti: il ministro della Giustizia, il generale Nistri, l’onorevole Morra, lo stesso Facciolla, Davigo, Travaglio. Nomi da prima pagina.

Oggi 19 gennaio invece continua la battaglia giudiziaria di Eugenio Facciolla a Salerno che lo vede accusato di corruzione. È bene ricordare le richieste di archiviazione su molti dei capi d’imputazione, ma è bene ricordare anche gli ultimi eventi del dott. Facciolla e della procura di Salerno. Torneranno utili: Facciolla è quello che stava conducendo un’inchiesta che riguardava il gruppo Novelli, iGreco e tutto il cerchio magico di Matteo Renzi: sia quello nazionale, con Calenda e la Bellanova, sia con quello calabrese con Ferdinando Aiello, Ernesto Magorno e compagnia cantante. Salerno invece è la procura che, secondo la stampa, ha sotto indagine 15 magistrati. Al di fuori del caso Petrini (gravissimo) – nell’inchiesta Genesi – non si sa di altri. E’ da qui che bisogna partire per capire perché alcuni binari viaggiano molto veloce e altri invece incredibilmente lenti. Le carte ci sono e dovrebbero averle sotto mano proprio a Salerno e non solo.

Nelle vicende riguardanti Petrini viene coinvolto anche Pino Tursi Prato, politico di lungo corso e più volte finito al centro di inchieste. Secondo l’accusa si era avvicinato a Petrini per una sentenza datata 2001 che lo condannava a nove anni di carcere. Basterebbe leggere quella sentenza dove compaiono nomi in comune ad altri fascicoli in corso. I fatti riguardano appalti sulla sanità, in particolare l’appalto alla SAR, le mense ospedaliere e assunzioni che hanno ottenuto i vari boss, Franco Garofalo e Franco Pino in primis, negli ospedali di Cosenza e provincia. Pino aveva fatto i nomi degli avvocati (Caruso e Palmieri) dove si erano svolti gli incontri, dell’interessamento dell’avvocato Paolo Romeo di Reggio Calabria, e anche di politici implicati tra cui Tonino Gentile.

Tursi Prato in un primo momento conferma tutto, poi ci ritorna, ritratta, gira intorno perché si accorge “che è l’unico a pagare” scrivono i giudici che non credono comunque alle sue ritrattazioni e lo condannano e perderà anche il vitalizio. Chi sosteneva l’accusa in quel procedimento? Il dott. Facciolla. C’è di più: nelle parole confuse di Tursi Prato ci sono delle frasi che fanno drizzare i capelli: “Ho raccontato anni e anni di politica e affari ai giudici” dice e poi aggiunge che molte cose “non sono state trascritte”. Quando Facciolla chiede di ripetere queste cose dice che preferisce non rispondere. Altrove invece riferisce che ha subito pressioni. È generico. Ma quando gli si chiede di fare qualche esempio dirà: “Un giorno mi vedo arrivare i carabinieri da me, dove praticamente mi portavano un avviso che il dottore Spagnuolo mi voleva sentire, per concorso esterno… per scambio di voti, ma il reato qual era?” ma lui non era stato e non era candidato in nessuna competizione elettorale e quindi non poteva aver fatto e neanche progettare scambi di voti… e quando chiede al procuratore Spagnuolo è questo il dialogo che ne esce fuori.

“… Ed in effetti ci siamo recati dal dottor Spagnuolo. Io mi sono dovuto… aldilà di quello che ha fatto l’avvocato Feraco con il quale… praticamente ha reagito da difensore in modo anche vibrante, dico: “Ma dottore Spagnuolo, lei perché mi manda una… un’accusa… un avviso di garanzia su un reato quando io non sono candidato? Ma lei lo sa che io non sono candidato?” “Lei non è stato candidato?” “No, non sono stato candidato.” “Per la verità mi aspettavo un’altra cosa da lei, un avviso di garanzia per dei favori che avevo fatto a lei quand’ero presidente dell’USL. Cioè quando abbiamo fatto il trasferimento di suo fratello (Ippolito Spagnuolo, dipendente dell’Asl di Cosenza, ndr), che non lo potevamo trasferire, abbiamo fatto anche un reato, dal reparto di psichiatria rispetto al dottore D’Ambrosio, l’abbiamo sposato al laboratorio (Ufficio Vaccinazioni, del quale è stato direttore facente funzioni fino a pochi anni fa, ndr)… le telefonate fioccavano, ora mi arriva un avviso di garanzia su un reato che mi si inventa, che io nemmeno sono candidato?”

Fermi un attimo. A Salerno aprono un procedimento che tra gli altri vede indagati Petrini e Tursi Prato per questa sentenza del 2001. Ad arrivare a quella sentenza aveva contribuito il dott. Facciolla, il quale intanto viene subito indagato e trasferito dal Csm (per altri fatti ovviamente), mentre al procuratore Spagnuolo – che secondo la stampa era anche indagato – nessuno chiede conto né di questo né di altro.

Il Csm appunto. Il Csm e gli alti vertici della giustizia italiana dal ministro in giù che come si è detto sono chiamati come teste nel procedimento contro Lupacchini. Questi infatti mentre ignorano le richieste e le segnalazioni inviate più volte, come abbiamo documentato, su funzionari infedeli si muovono celermente su altre questioni. È notizia recente che la posizione del dott. Alberto Liguori finito nel tritacarne dello scandalo Palamara è stata archiviata. Bene, ma restano dubbi se si pensa che è lo stesso che archiviò le denunce dei Novelli a Terni per l’ingresso de iGreco nella loro azienda (su cui indagava Castrovillari), che è quello che dice “salutami a Renzi”. Un’indagine che era arrivata al MISE dell’allora ministro Calenda e nella quale emergevano anche rapporti tra questa parte di magistratura, politica renziana soprattutto e professionisti vari. Archiviato. Mentre il Csm trasferisce i due e pone nel collegio giudicante chi aveva chiesto trasferimento.

Perché due comportamenti tanto diversi? Non è questione solo di due giudici. La questione riguarda tante denunce ed esposti finiti nelle procure e dormienti e che spesso sono utilissimi a ricostruire storie di territori, attività e cittadini che pagano senza possibilità di difesa. È questione forse addirittura di tenuta di governi perché a guardare a mente fredda questi movimenti viene il dubbio che le voci che vogliono pressioni da ambienti romani verso indagini e uffici calabresi (ora che Renzi si sta giocando il posto) non siano tanto campate per aria visto che è su queste indagini e carte che si giocano carriere e si assicurano fidelizzazioni. Forse quando la Meloni agita lo spettro delle nomine e dei servizi non sbaglia molto. Altro che fondi e sanità.