Cosenza. Quel sabato che Johnny mi lasciò da solo in radio davanti a un microfono con i miei 16 anni (di Franco Panno)

di Franco Panno

Capito’ quel sabato che Johnny mi lascio’ davanti a un microfono, da solo con i miei sedici anni. Panico, terrore, ammucchiati un po’ di dischi , scelsi come sigla Love in vain degli Stones. I miei sedici anni vibravano dietro quel microfono, chiusi gli occhi e parlai tanto, come se stessi parlando con un amico. Pause, qualche papera, tanta passione. Forse vinse quella, non saprei dire. Nei momenti di down pensavo a te che mi ascoltavi, guardando il soffitto, mentre ti rigiravi nelle lenzuola a volume basso. Johnny era sparito. Entrai ancora nel panico quando la fine del programma si avvicinava. Per allungare i tempi mandai la versione completa di Light my fire dei Doors. All’ultimo Fire di Jim, arrivo’ quel figlio di puttana che mi aveva messo davanti al microfono. Rise sadicamente Johnny, mi allungo’ due calzoni della rosticceria e una birra. Rideva come un forsennato, io lo guardavo impaurito. Mi guardo’ ancora e disse con tenerezza “Te la sei cavata bambino, sei tutto capelli e ossa…” rise ancora. Un sabato in radio. Il giorno dopo uno dei senatori dell’ emittente mi fece i complimenti “Hai messo tanta passione, un po’ meno meno cagasotto e potresti far parte del nostro organigramma. Mi e’ piaciuta la tua scaletta, un po’ troppo sciroppo pero’. Si vede che c’era qualcuna dall’altra parte che ti ascoltava…”. Aveva visto giusto quell’anziano marpione di ventisei anni.
La mia prima volta in radio. I miei sedici anni vibrarono davanti a un microfono.
These dreams, Jim Croce
Buona giornata