Cosenza, Rende e il garantismo “a convenienza”

Sapersi nascondere dietro la mera retorica sbandierando, all’occorrenza, valori e principi che non fanno parte del proprio patrimonio culturale e politico, è uno dei pregi dei famosi “predicatori a convenienza”. Una “categoria” che abbraccia tante personalità sociali delle complesse comunità contemporanee e che si muove, spesso, tra le corde della morale, dell’etica e del diritto.  Personalità che trovano, però, una descrizione che li accomuna in un vecchio adagio: quelli che predicano bene e razzolano (di nascosto) male. Una categoria che appartiene alla storia dell’umanità. E gli esempi di predicatori a convenienza, sono miliardi. Ma quello che ci interessa prendere in considerazione è il “garantista a convenienza”. Un soggetto che si richiama al nobile e civile principio del Diritto solo quando gli conviene e solo se è coinvolto in prima persona. Ad esempio: chi non ha mai sentito urlare un politico coinvolto in qualche inchiesta “al garantismo”, e infischiarsene del garantismo quando a finire nelle rete della giustizia è l’uomo qualunque?  Ecco, questo è l’idealtipo del garantista a convenienza.

Da noi, come il tutto il mondo, non mancano i garantisti a convenienza, quelli che se arrestano a Marcello Manna, o rinviano a giudizio Mario Occhiuto, iniziano la cantilena con i diritti negati, gli abusi di potere, la Costituzione tradita, la Legge violata, e complotti vari. Gente che ha scritto pagine e pagine, spiegando con lucida consapevolezza e arzigogoli politici e filosofici, sull’accanimento giudiziario e sulla mancanza di rispetto delle regole e della legge da parte delle istituzioni, nei confronti di mazzettari, massomafiosi, malandrini, e corrotti. Che meritano anch’essi un giusto processo e il giusto e civile garantismo, ma che non possono certo appellarsi alla mancanza di garantismo giudiziario solo quando gli conviene, strumentalizzando un principio che dovrebbe essere sempre e comunque, soprattutto quando non si è coinvolti in prima persona, al centro dell’azione politica di ogni sincero democratico. Infatti, a dimostrazione del garantismo a convenienza, si guardano bene dall’esprimere gli stessi “concetti” e le stesse critiche al sistema giustizia, quando a subire l’abuso non è uno della loro paranza. Un vero e sincero garantista è tale sempre e con chiunque, e non solo con i politici e gli amici, anche quando si chiamano Cospito o Messina Denaro.

Quello che interessa al vero garantista è il rispetto dei diritti costituzionali. Uno stato che non rispetta la sacra libertà dell’individuo, non può dirsi uno stato civile. Men che meno uno stato democratico. Il garantista difende i diritti di tutti, sempre e comunque, perché crede fortemente che una società civile non può prescindere dalla cultura del Diritto che garantisce a tutti i cittadini, di fronte alla Legge, un giusto, uguale e umano trattamento. “Legge è uguale per tutti” è cosa seria per un vero garantista che non discute mai del reato di cui si è macchiato il detenuto, ma solo sul rispetto della dignità del detenuto. È questo quello che pensa un vero garantista, che non è quello che pensano sempre i garantista “a nonna”, per dirla alla cosentina. E il non aver detto neanche una mezza parola sulla palese violazione dei diritti costituzionali di Cospito, che non vuol dire assolvere nessuno o essere suoi complici, dimostra il loro essere dei veri e propri garantisti “a nonna”. Che poi perchè si dice a “nonna” e non “a zia” piuttosto che “a cugino”, non siamo riusciti a capirlo.