Cosenza-Rende, depurazione: a processo i pesci piccoli, che fine ha fatto l’indagine sui colletti bianchi?

Sono stati tutti rinviati a giudizio gli indagati nell’ambito dell’operazione “Cloaca Maxima”. Risponderanno dell’accusa di reati ambientali per avere sversato liquami direttamente nel fiume Crati. Si tratta di Vincenzo Cerrone direttore dell’impianto, Dionigi Fiorita, Giovanni Provenzano, Annunziato Tenuta, Rosario Volpentesta e Eugenio Valentini.

A Cosenza e a Rende aveva fatto molto rumore il 2 febbraio dello scorso anno l’operazione dei carabinieri forestali, coordinati dalla procura di Cosenza, che avevano sequestrato il depuratore del Consorzio Valle Crati a Rende. Si trattava di un’inchiesta ormai vecchia di anni… Un’altra inchiesta appena abbozzata ma senza nessuna pretesa di arrivare ai livelli alti. La Guardia di Finanza di Cosenza aveva depositato nell’estate 2016 alla procura della Repubblica gli ultimi documenti richiesti dal procuratore aggiunto Marisa Manzini nell’ambito delle indagini che riguardavano il depuratore di Coda di Volpe di Rende e il Consorzio Valle Crati.

L’inchiesta andava avanti ormai da quasi quattro anni e le Fiamme Gialle avevano acquisito e sequestrato una corposa documentazione sia negli uffici del Consorzio Valle Crati in contrada Cutura a Rende che nello stesso impianto di Coda di Volpe ma anche al Comune di Cosenza. Non è un mistero, del resto, che nell’ambito di questa inchiesta della dottoressa Manzini ci fossero almeno altri due indagati, che hanno ricevuto nei mesi passati regolari avvisi di garanzia e la cui posizione processuale è comunque diversa, stralciata da quella di questa inchiesta. E ci si chiede che fine abbia fatto.

Dopo il sequestro, il Gattopardo del porto delle nebbie aveva rilasciato un’intervista nella quale lasciava intendere che l’inchiesta andava avanti per colpire i “pesci grossi” ma dell’indagine non solo non si ha traccia ma si prende atto che la linea d’azione è diventata la solita ovvero quella dell’insabbiamento. 
Alfonso Gallo, patron della Ge.Ko che gestisce l’impianto e Maximiliano Granata, presidente del Consorzio Valle Crati e di fatto custode giudiziario dell’impianto stesso, vengono clamorosamente ignorati e gli unici che ne pagano le conseguenze sono i soliti pesci piccoli ovvero per scaricare su qualcuno i loro gravi comportamenti, hanno addossato tutto sul direttore generale e sugli operai. Della serie: i soliti accordi, altro che “pesci grossi”. 

Ma torniamo agli indagati.

Si trattava di due dirigenti comunali: Arturo Bartucci e Massimo De Paola. Ma altri due soggetti sono finiti nel mirino della procura. Il direttore generale della Geko, ex General Construction, Vincenzo Cerrone e il dirigente Dionigi Fiorita, ufficialmente indagati dopo il sequestro del depuratore con l’accusa di inquinamento ambientale. Gli altri quattro indagati sono semplici dipendenti dell’impianto. 

Arturo Bartucci, l’ assessore Carmine Vizza e Maximiliano Granata

Partiamo dal “solito” (perché ogni volta che si indaga su irregolarità al Comune di Cosenza salta sempre fuori il suo nome) Arturo Bartucci, nella sua qualità di Responsabile unico del procedimento della gara per la gestione della depurazione cosentina. Un bando di gara, il cui studio di fattibilità è stato redatto dallo stesso Bartucci, indicato espressamente dal Comune di Cosenza e quindi dal sindaco Mario Occhiuto.

Bartucci è indagato per falso.

La gara per la depurazione cosentina, come scriviamo ormai da mesi, è clamorosamente naufragata. I 35 milioni di finanziamento del CIPE non ci sono più e il project financing che era stato lanciato con la solita vergognosa grancassa dal presidente del Consorzio Valle Crati, quel “traffichino” di Maximiliano Granata, è stato soltanto una colossale presa in giro.

Il bando di gara è stato a lungo contestato da molti sindaci dei Comuni che fanno parte del Consorzio Valle Crati, dall’Ordine degli Ingegneri e dall’Assindustria di Cosenza per una palese serie di irregolarità, la più pacchiana delle quali è la trasformazione dell’ente consortile in Azienda speciale in spregio ad ogni legge e regolamento.Quel bando di gara era stato cucito su misura per la General Construction (oggi Geko), l’azienda del patron Alfonso Gallo, che aveva preso in gestione il depuratore dopo il dissequestro direttamente dalla procura di Cosenza in attesa che la gara regolarizzasse il tutto.

Su quella gara invece, per le palesi irregolarità delle quali accennavamo, è calato il sipario. Di conseguenza, come accennavamo, il consistente finanziamento in project financing (35 milioni) al quale si sarebbero aggiunti i soldoni della gestione (185 milioni in 15 anni), è ormai andato in fumo.

600MILA EURO CASH ALLA GENERAL CONSTRUCTION

L’inchiesta vuole anche fare chiarezza su una determina del Comune che riguarda pagamenti per un valore di 600mila euro deliberati in favore della società che gestisce il depuratore di Coda di Volpe. Questa determina non sarebbe supportata da apposite fatture. E probabilmente sarà stato proprio per questo che i finanzieri hanno sequestrato una serie di computer personali dei dipendenti a Coda di Volpe e persino nell’abitazione del direttore della General Construction Vincenzo Cerrone.

Oltre all’ingegnere Arturo Bartucci (indagato dallo scorso marzo), la procura ha emesso un avviso di garanzia nello scorso mese di aprile anche a carico dell’ingegnere Massimo De Paola. Nei mesi scorsi, infatti, la Guardia di Finanza ha perquisito il suo ufficio a Palazzo dei Bruzi e ha sequestrato i supporti informatici e il pc di De Paola.De Paola lavora nel Settore 8 Ambiente-Edilizia privata. Si tratta in sostanza del Dipartimento Tecnico, il cui responsabile è il dirigente di riferimento di Palazzo dei Bruzi, in questo caso l’ingegnere Carlo Pecoraro.

Il dirigente del Settore è supportato, negli adempimenti connessi allo svolgimento dei compiti, da una posizione di alta professionalità e da quattro posizioni organizzative.

Tra queste spicca l’ingegnere Mario Arturo Bartucci, responsabile per quanto concerne le attività di gestione degli interventi a tutela dell’Ambiente.

De Paola è nella struttura ed ha evidentemente affiancato Bartucci. Anche lui è indagato per falso in concorso.

LE RESPONSABILITA’ DI GRANATA E DEL CONSORZIO VALLE CRATI

Maximiliano Granata,e Occhiuto

In questa storia sono del tutto evidenti, oltre alle responsabilità dei funzionari comunali, anche quelle del presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata, che ha curato da vicino tutte le procedure dell’appalto per la depurazione miseramente naufragato.

Alfonso Gallo

Nei mesi scorsi il patron della General Construction Alfonso Gallo è stato convocato in procura ed è molto probabile che abbia dato elementi utili all’inchiesta evidentemente ignorati, nella migliore delle ipotesi.

Maximiliano Granata (la cui moglie, Lucia Angela Marletta, è addirittura un giudice del Tribunale di Cosenza!!!), a capo dell’ente appaltante dal 2013, è in mezzo a tutte le vicende oscure che riguardano la gestione di questo “carrozzone” politico. E Granata, così come Bartucci, è uno dei fedelissimi del “cerchio magico” di Mario Occhiuto.

IPOTESI VOTO DI SCAMBIO

E sempre da più mesi, nell’ambito della stessa inchiesta, la Guardia di Finanza ha ascoltato molti dipendenti di Ecologia Oggi.
In una città come Cosenza è difficile mantenere segreti e, d’altra parte, le Fiamme Gialle non fanno mistero delle indagini che portano avanti.
I finanzieri del Nucleo Tributario di Cosenza hanno convocato i dipendenti di Ecologia Oggi, le famose “tute gialle” e hanno fatto domande su presunti favoritismi per il presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata durante la campagna elettorale per le comunali.

 

I motivi sono semplici: il prode Granata, che i nostri lettori conoscono bene come uno tra i maggiori “trafficihini” del sottobosco della politica locale, ha candidato a Palazzo dei Bruzi il fratello Vincenzo con una delle liste di Occhiuto (è riuscito anche ad essere eletto) e avrebbe trovato terreno fertile tra le “tute gialle”.

E Granata, che è abituato a promettere e millantare, va cianciando di un nuovo soggetto giuridico che funzionerà da carrozzone politico-clientelare e sbandiera posti di lavoro come noccioline.
La Guardia di Finanza ha già ascoltato una decina di dipendenti di Ecologia Oggi mentre il Tribunale di Cosenza ha inflitto una interdizione dai pubblici uffici per un anno al faccendiere Granata. Che puntualmente, finita la bufera, è tornato al suo posto. 
Iacchite’, ovviamente, si era occupato in campagna elettorale del fratello di Maximiliano Granata.

Ecco cosa scrivevamo della famiglia Granata a proposito di una delle tante candidature di scambio presenti nelle liste di Occhiuto. 

“… Il settore depurazione, del resto, è largamente presente nell’Armata Brancaleone di Mario Occhiuto detto il cazzaro. Anni di manovre e di intrallazzi che vengono suggellati dalla candidatura. Il solito rituale delle candidature di scambio.

Maximiliano Granata, presidente del Consorzio Valle Crati in quota Occhiuto, passerà alla storia come l’affossatore di un ente che è stato saccheggiato dalla politica. Gli ultimi sono stati loro. Granata ha schierato il fratello Vincenzo nella lista Democrazia Mediterranea e sta promettendo posti a tutti perché dalle ceneri del Consorzio vorrebbe prendersi i soldi dell’appalto CIPE e diventare il “capo” della nascente ATO. Follia allo stato puro. Addirittura bipartisan, perché il signorino è intrallazzato anche con il PD.

Il prode ingegnere Rino Bartucci, l’uomo dello studio di fattibilità dell’appalto del CIPE, quello che finisce sempre per primo nella rete dell’illegalità, ha mandato in campo la moglie Marina Del Sordo, sempre nella lista Democrazia Mediterranea.

Ma solo Vincenzo Granata è stato eletto. Ora la Finanza indaga e qualche motivo ci sarà”…

La palla era passata di nuovo alla dottoressa Manzini ma come si sa ormai la sua avventura cosentina è finita e con essa anche le indagini che stava seguendo? Quien sabe…