Cosenza, rimpasto di giunta: Occhiuto, fuga dalla città

Come si dice: la speranza è l’ultima a morire, anche se a questo vecchio adagio se ne aggiunge quasi sempre un altro: chi di speranza vive, disperato muore. Entrambi descrivono bene la situazione attuale a Palazzo dei Bruzi dove c’è chi spera e chi è disperato.

Le elezioni regionali, come si sa, hanno totalmente stravolto l’assetto politico locale e regionale e questo – insieme allo scalpitare di quanti, appartenenti alla “squadra” di Occhiuto, si sono misurati con l’elettorato riportando, nonostante la mancata elezione, buoni risultati – impone ad Occhiuto un obbligatorio rimpasto di giunta. Rimpasto imposto anche dal “vuoto” lasciato dalla Santelli, nel ruolo di vicesindaco e dal presidente del consiglio comunale Caputo.

Un rimpasto che però tarda ad arrivare. Il perché è presto detto: quel marpione di un Mario Occhiuto ha capito che bisogna aspettare la formazione della giunta regionale, prima di varare la sua nuova giunta. E questo perché spera di convincere Jole a trovargli un bel posticino in giunta, se non direttamente a lui, quantomeno a qualcuno di sua fiducia. Il riavvicinamento della famiglia Occhiuto a Jole Santelli, dopo le accuse di tradimento, vanno in questa direzione. Ed è per questo che Mario ha bisogno di sapere prima di ogni sua mossa, le risposte di Jole, deve capire, in base a questo, chi spostare, chi far entrare e chi escludere. Ovviamente Mario sperava in tempi rapidi per la formazione della giunta regionale, ma purtroppo per lui la situazione è precipitata e i tempi si sono dilatati: prevedibile quando si tratta di lottizzazione politica degli assessorati. Ognuno vuole la sua fetta di torta, e le trattative si annunciano andare per le lunghe. E così quel volpone di Mario, tirato dalla giacca da quel che rimane della sua giunta, e dai consiglieri, non avendo ancora cognizione della spartizione in regione, e non potendo per questo procedere al rimpasto, per sottrarsi al pressing ha deciso di partire e restare fuori città almeno 10 giorni. Sperando siano sufficienti a Jole per chiudere gli accordi e varare la giunta, così da potersi “regolare” nel suo rimpasto.

Si dice che Mario sia volato a Roma – dove in questi giorni staziona Jole in perenne conclave con i pezzotti della coalizione per decidere la spartizione della torta – non solo per tenere la situazione sotto osservazione, ma soprattutto per convincere Jole ad infilare in giunta un suo fidato. Una richiesta che Jole ha deciso di accettare, non prima però di aver chiuso definitivamente il quadro con i pezzotti. Perciò ha chiesto ad Occhiuto di non pressarla e di aspettare la conclusione delle trattative, così Mario ha deciso di volare nel paese della “Sirenetta” ad attendere il verdetto. Deve tenersi lontano da Cosenza fino alla nomina della giunta regionale. Una sorta di latitanza volontaria.

A sperare in un posto in giunta regionale Rosaria Succurro, donna fidata di Occhiuto, un nome difficile da far passare, le possibilità di “nomina” sono veramente poche, ma non c’è problema, qualora la designazione non dovesse arrivare per lei Mario ha già pronta l’investitura a vicesindaco.

A sperare nella nomina ad assessore regionale della Succurro due disperati per eccellenza, De Cicco e Caruso che al posto di vicesindaco ambiscono. Disperati perché nonostante l’impegno, la dedizione, l’abnegazione, specie De Cicco, politica e elettorale, Mario non li ha mai premiati. Li ritiene non capaci di occupare un posto importante come quello di vicesindaco. Un conto, e tappare buche o stippare tombini, un altro e gestire politicamente e amministrativamente un Comune.

A sperare c’è pure il consigliere Spadafora che vorrebbe occupare il posto che ad inizio consiliatura gli è stato negato: presidente del consiglio comunale. E per finire i soliti cani all’osso rinvigoriti dal risultato elettorale regionale.

Per Mario non resta altro da fare che aspettare e sperare. Un’attesa che come sempre si annuncia snervante, perché se è vero che la speranza fa vivere, è anche vero che vivere di speranza è come vivere su una corda tesa. Ma non c’è problema: Mario a camminare sul filo c’è abituato.