Cosenza saccheggiata, finalmente smascherato il “cazzaro gonfiato”: tutte le falsità di Occhiuto sul dissesto

Sono passati poco più di tre anni e mezzo “solari” da quando a Cosenza, il 5 agosto del 2020, era andato in scena uno dei tanti giorni di commedia politica. Il sindaco cazzaro aveva ordinato alle sue truppe sempre più “scoglionate” (scusate il francesismo) di votare l’ennesimo falso in bilancio per consentire a lui di rimanere per un altro anno attaccato alla poltrona e a loro di “rubare” gli ultimi “trenta danari” dei gettoni di presenza.
Ormai tutti ma proprio tutti sono al corrente del saccheggio di questo squallido personaggio nei confronti di tutta la città.
Per chi non lo sapesse, finalmente sono state pubblicate le motivazioni della sentenza delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti con cui è stato respinto il ricorso del Comune di Cosenza alla determinazione n. n.106/2019 del 17 luglio 2019 che dichiarava il dissesto dell’ente. Il documento è corposo e pieno di date e descrive una drammatica situazione contabile che in questi anni i Commissari hanno iniziato ad affrontare e che la “nuova” amministrazione non è riuscita a contenere, dal momento che il Ministero dell’Interno e la Corte dei Conti hanno clamorosamente bocciato il piano di riequilibrio finanziario.
Partiamo da un fatto: Mario Occhiuto ha trascinato il Comune di Cosenza nel dissesto finanziario e ha gettato sull’intera città l’onta che non aveva mai conosciuto prima. Tutti i passaggi di questa grave amministrazione truffaldina sono stati elencati nel documento dei giudici contabili.
Nella prima parte del documento pubblicato sul sito istituzionale della Corte dei Conti si demoliscono tutte le motivazioni con cui il sindaco e i suoi compari si sono appellati alla determinazione di dissesto.
Intanto si chiarisce una volta per tutte la massa debitoria di partenza del Comune di Cosenza, datata 2012 e certificata dal Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale (PRFP) approvato con deliberazione del consiliare n. 44 dell’11 luglio 2013.
Il disavanzo indicato nel PRFP, basato sui dati approvati nel consuntivo 2012 e da ripianare nel decennio 2013-2022, si attesta su una passività per € 114.751.000,00 (piano di riequilibrio pag. 47 e ricorso pag. 15): si tratta di passività derivanti da oneri ben individuati (debiti fuori bilancio, oneri emergenza ambientale, riduzione trasferimenti erariali, restituzione fondo di rotazione) o da accantonamenti obbligatori per legge (fondo svalutazione crediti, passività società partecipate, debiti fuori bilancio da accertare).
Ma era necessario approvare il Riequilibrio Pluriennale? E qui la Corte getta un forte dubbio sulla motivazione facendo capire che il cazzaro ha solo evitato momentaneamente la dichiarazione di dissesto, per farsi i fatti suoi e aumentare la spesa vertiginosamente come poi è avvenuto! Scrivono i giudici che “il ricorso alla procedura di riequilibrio non può rivelarsi un artificioso escamotage con il quale si evita la dichiarazione di dissesto, protraendosi indebitamente una situazione nella quale già sussistono i presupposti richiesti dal legislatore”…
Poi si fa più volte un riferimento all’incapacità del Comune di riscossione delle entrate in conto competenza e residui, il mancato incremento dei proventi tributari, il mancato recupero dell’evasione fiscale, la mancata realizzazione delle entrate da alienazioni patrimoniali, ed il mancato contenimento della spesa corrente, anche a causa della crescita dei debiti fuori bilancio.
Praticamente la macchina ammnistrativa e contabile durante l’Amministrazione del cazzaro che ha affidato i Settori di maggiore responsabilità ai suoi dirigenti di fiducia, si è rivelata “incapace” e “inaffidabile”. Ma c’è di peggio. I compari del Cazzaro, sotto la sua diretta regia e per coprire le loro malefatte, “hanno alterato i bilanci e i rendiconti rappresentando una situazione non veritiera”. Praticamente hanno falsificato le carte. Lo studio analitico dei Bilanci prosegue fino a “richiamare l’accertamento della Sezione del fatto che nei bilanci dal 2015 al 2017 (sempre diretti dal cazzaro) sono stati mantenuti tra i residui attivi importi relativi a vendite non realizzate, circostanza non smentita nel ricorso e confermata dal collegio dei revisori” del Comune di Cosenza. Praticamente le alienazioni venivano “segnate” in poste di bilancio, ma in realtà non venivano mai realizzate!                  
Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti hanno inoltre accertato che il Comune di Cosenza ha utilizzato i fondi vincolati per il pagamento della spesa corrente senza ricostituirli integralmente: in particolare al 31 dicembre 2017 erano da reintegrare fondi vincolati per € 10.220.962,47 e al 31 dicembre 2018 per € 2.605.789,52. Un utilizzo improprio dei fondi vincolati, da parte dei responsabili dei servizi finanziari degli enti locali, genera un comportamento che diverge dal principio della sana gestione finanziaria. Ci sono responsabilità gravi.
E’ inutile dire che la situazione di cassa del Comune è in forte crisi con i creditori che fanno la fila, giustamente, con gli ufficiali giudiziari, dietro la porta del sindaco cazzaro, infatti “nel 2017 e nel 2018, il fondo di cassa risulta completamente eroso dalla presenza di pignoramenti pendenti”.
Sui debiti fuori bilancio (approvati dal consiglio comunale con l’avallo di alcuni molto presunti consiglieri di minoranza), si scrive che “nel periodo 2013-2019 l’ente ha riconosciuto debiti per soli € 5.139.702,79, a fronte di passività da riconoscere per € 30.508.776,77. I debiti pagati (alcuni anche senza previo riconoscimento in bilancio) sono stati nel complesso € 10.801.516,35; ne restano, quindi, da onorare € 24.846.963,21”. Mica bruscolini. I Commissari ad Acta hanno poi scovati altri 20 milioni alla Regione Calabria e circa 10 per la spazzatura. In un atto successivo la Giunta ha accertato altri 7 milioni approvati nell’autunno scorso dal Consiglio.
Il rendiconto 2018 scritto da Occhiuto e dalla sua banda contiene anche residui attivi insussistenti. A tal riguardo la Sezione di controllo ha accertato che ” il bilancio comunale è con ogni probabilità «gonfiato» dalla presenza di circa 11,6 mln di residui attivi per «entrate da alienazioni di beni materiali e immateriali»” e tale circostanza è confermata dal verbale del collegio dei revisori, 39/2019. Questo a casa nostra si chiama falso in bilancio.
La gestione di Occhiuto poi è stata sempre molto allegra e “gonfiata” per far apparire ciò che non è, un Comune in salute e pieno di vita. I bilanci drogati e pieni di falsità però sono stati passati dallo screening della Corte dei Conti come non mai. La spesa corrente non solo è aumentata con il cazzaro, ma nell’ultima Consiliatura Occhiuto addirittura si è avuta un’accelerata. “Dagli atti di causa quest’ultima (titoli I e IV) risulta incrementata nel triennio 2016 – 2018 del 10,96%, passando da 72.164.915,84 a 80.073.164,77. Altro che disegnini fatti vedere dal cazzaro nella squallida televisione di famiglia con i giornalisti prezzolati pronti ad abbassare la testa… 
Gli atti sono stati trasmessi alla procura della Repubblica di Cosenza che ha aperto un fascicolo per falso in bilancio per la “non rispondenza a realtà dei dati ivi contenuti” nei rendiconti, falso ideologico con aggravante di induzione in errore del pubblico ufficiale, più altri reati da integrare in seguito anche per aver utilizzato impropriamente fondi vincolati. Sono stati trasmessi anche alla Corte dei Conti per la Calabria per i profili di danno erariale e per l’accertamento di eventuali responsabilità in ordine alle cause che hanno determinato il mancato riequilibrio dell’ente ed il conseguente dissesto.