Cosenza saccheggiata, gli atti trasmessi alla procura. Nucci: “Ora i magistrati devono dirci la verità”

La banda del cazzaro e del gattopardo

Pubblicata oggi, 26 febbraio 2020, la sentenza della Corte dei Conti Sezioni Riunite che rigetta il ricorso del Comune di Cosenza avverso al dissesto dell’Ente.

Trentasette pagine che smontano, punto per punto, l’impalcatura difensiva sottoposta al vaglio dei giudici per confutare le accuse dell’organismo contabile.

Nessuna sorpresa. Tutto come previsto. Solo ulteriori conferme di quanto, in tanti, negli anni, abbiamo detto e scritto, e censure, tante censure, ad un modus operandi che poteva portare solo a questo epilogo.

Tra le cose decise una più di altre, a mio avviso, merita di essere evidenziata: la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Cosenza “atteso che la delibera di approvazione del rendiconto di un comune è qualificabile come atto pubblico ex art. 479 cod. pen. sicché la non rispondenza a realtà dei dati ivi contenuti, può integrare gli estremi del reato previsto dalla predetta norma 37 (Cass. pen. sentenza 14617/2018)”.

L’elusione intenzionale dei vincoli di finanza pubblica integra il reato di falso ideologico

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Chissà che qualche volenteroso giudice della nostra Procura non decida, finalmente, di dare un’occhiata “attenta ed imparziale” ai conti del Comune di Cosenza.

Sergio Nucci

“Buongiorno Cosenza”