Cosenza saccheggiata, quando il cazzaro elargiva 380 mila euro di “premio” ai dirigenti papponi

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Cosenza saccheggiata, l’ultimo “premio” ai dirigenti nominati

“Fatta la Legge trovato l’inganno” recitava un vecchio adagio. Il cazzaro per eccellenza, primo ed inimitabile, Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza fino al 3 ottobre 2021, lo ha plasmato a sua immagine e somiglianza: come tutte le cose che tocca il Re Mida le trasforma in mazzette per tirare a campare. Insomma, fatta la Legge, trovata la stecca.

Con il Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 il Parlamento ha legiferato “in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”. Tutte le pubbliche amministrazioni, anche il Comune di Cosenza, negli anni hanno previsto, in sede di approvazione del Bilancio, di dotarsi del “Piano triennale della Performance”. Ogni anno, entro il 30 giugno, un organismo esterno valuta la “Relazione sulla performance, che evidenzia, a consuntivo, con riferimento all’anno precedente, i risultati organizzativi e individuali raggiunti rispetto ai singoli obiettivi programmati”. Praticamente “premia”, a seconda del voto sulla “performance”, i dirigenti del Comune di Cosenza.

Bene, Mario Occhiuto, che ha sempre avuto un particolare ascendente per gli intrallazzi, ha nominato sempre valutati e valutatori, controllori e controllati. In sostanza, se la canta e se la suona, per ricattare i suoi sodali: “o fai come ti dico io oppure non ti prendi il premio”. Il premio poi non è neanche di poco conto, per chi raggiunge gli obiettivi, fatti da supercazzole pensate da “avvocaticchi azzeccagarbugli” alla Giovanni De Rose, e prevede un premio di 30.000 euro all’anno!

E quindi il cazzaro non solo ha nominato sempre quasi tutti i dirigenti del Comune di Cosenza, tenendo a dovuta distanza per 9 anni, i dirigenti vincitori di un concorso, costruendo un teorema frantumatosi a suon di sentenze e aprendo una possibile futura esposizione del Comune a rischi legali e di contenzioso e, quindi, finanziari per le ricadute sul bilancio in caso di soccombenza; non solo ha nominato l’Organismo di Controllo esterno piazzando i soliti “amici degli amici”, come nel caso di Paolo Spadafora, ma ha portato il Comune di Cosenza al fallimento stesso, come ormai sanno anche le pietre.

Il 17 luglio 2019 la Corte dei Conti della Sezione Regionale della Calabria ha dichiarato il Comune di Cosenza in dissesto finanziario, per il mancato rispetto del Piano di riequilibrio voluto e attuato dal sindaco Occhiuto. Nella deliberazione si fa riferimento a diversi rilievi per gli anni che vanno dal 2015 al 2018. Ma la “gestione” allegra del cazzaro e dei suoi dirigenti “nominati” non era un mistero. E il ricorso alla deliberazione della Corte era un ricorso “a giobba” del sindaco di Cosenza. Era stato presentato solo per prendere tempo e tentare di allungare i mesi di una “liquidazione di competenza del Settore Personale” ovvero il pagamento della performance e il raggiungimento degli obiettivi ai dirigenti “esterni”, proprio per l’anno 2018, cioè l’anno “incriminato tra quelli in cui si è provocato il dissesto finanziario” dell’Ente. Complimenti!

Proprio in quei giorni della “notifica” del dissesto, Mario Occhiuto dava il via libera alla relazione dell’Organo esterno di valutazione e mandava alla liquidazione “il premio” ai famosi papponi raccomandati Francesco Converso, Giuseppe “uomo-zainetto” Nardi, Mario “zerbino” Campanella, Giovanni “Giuda” De Rose, Angela Carbone e dulcis in fundo il pappone dei papponi, Giampaolo Calabrese meglio noto come il nipote del Gattopardo procuratore capo. Ma i soldi in cassa sono arrivati dopo, solo dopo la completa attuazione del piano “occultamento e bonifica” ordinato dal sindaco e la firma da parte dei suoi sodali di ben 300 determine per liquidare un milione e 800 mila euro “agli amici degli amici” così come abbiamo riportato in questo pezzo http://www.iacchite.blog/cosenza-saccheggiata-ecco-perche-il-cazzaro-non-paga-gli-stipendi-330-determine-da-2-milioni-in-19-giorni/ .

Ecco così che “i sei dirigenti dell’apocalisse”, insieme agli altri dirigenti, poche ore prima di andare via hanno intascato la modica cifra di 380.000 euro totali, che hanno contribuito a svuotare ancora di più le casse del Comune di Cosenza. E’ un reato se ci auguriamo che tutti questi soldi rubati ai cosentini possano essere spesi in medicinali?