Cosenza saccheggiata, il ciclone Corte dei Conti. Comune ufficialmente in dissesto

Il Comune di Cosenza è virtualmente in dissesto finanziario ormai dal 18 luglio scorso. Dopo la prima pronuncia della Corte dei Conti, il Comune ha prodotto ricorso alle Sezioni Riunite e la sentenza è arrivata: rigettato. Non è stato ancora stilato un comunicato ufficiale ma il dispositivo è stato comunque reso noto dai giudici e non lascia spazio ad equivoci: da oggi il Comune di Cosenza è in dissesto finanziario.

Ma torniamo al 18 luglio quando è stata chiara a tutti la situazione. Quel giorno a Corte dei Conti della Calabria ha decretato il dissesto finanziario trasmettendo un fascicolo di 142 pagine con le motivazioni al sindaco del Comune di Cosenza a seguito della determina 66/2019. Di ritorno da Catanzaro, sempre quel giorno, Mario Occhiuto, dopo essere stato costretto a difendere il “suo” operato davanti ai giudici contabili, era “rosso dalla rabbia”. Il già difficile scorcio di legislatura è irrimediabilmente macchiato dall’aver portato il Comune al fallimento, una parola che da tempo ormai gli fa costantemente compagnia.

Il cazzaro, dopo aver preso la mazzata, ha iniziato a sclerare, l’ansia è andata alle stelle e mentre si faceva preparare dalla sua segretaria un cocktail con Xanax, Lexotan e Tavor, le sue dita impazzivano sull’iPhone per scrivere post “modello lenzuolo” e mandare “copia e incolla” via whatsapp a tutti i lecchini dal tono “difendermi, noi abbiamo risanato il Bilancio. La colpa del dissesto è di chi c’era prima”.

La verità è che già a luglio si è chiuso un capitolo della vita di questa Amministrazione e di questa Città che non poteva che concludersi in questo modo. Da anni su queste pagine riportiamo fedelmente gli sprechi, le costose luminarie, le inutili consulenze, gli incarichi clientelari, i lavori affidati agli “amici degli amici”, gli affari sporchi, il tutto amabilmente diretto dal maestro d’orchestra. Ormai Occhiuto, che si è messo in testa di portare il “modello Cosenza” alla Regione, fatto di “feste, discoteche e lounge bar” (parole sue), dovrà giustificare, prima di tutto, ai suoi possibili alleati che lui e solo lui ha lasciato un Comune con 305 milioni di euro di debiti (dato aggiornato al 31 dicembre 2018). Altro che risanamento del bilancio. Mario Occhiuto nelle casse comunali  ha fatto “nu bellu fuassu” facendosi pagare anche i debiti personali dall’ente che indegnamente dirige!

La Corte dei Conti in prima istanza ha decretato il dissesto finanziario del Comune ai sensi del Articolo 243 quater, comma 7 del D. lgs 267/2000 Testo unici enti locali e non ci voleva molto per prevederlo. Soprattutto dopo aver letto la Deliberazione 66/2029 e le conclusioni che più o meno dicevano così: “dall’esame complessivo sembra sussistere il grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano”. Il Piano, a cui si fa riferimento, è quello che ha adottato il Comune per il predissesto.
Vorremmo tanto sapere chi ha votato la deliberazione di Consiglio Comunale n. 5 del 9 febbraio 2013 e la n. 44 dell’11 luglio 2013 che ha approvato il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale (PRFP)! Un libro dei sogni!

Il sindaco ha presentato ricorso alle “Sezioni riunite della Corte dei Conti” e spera ancora nella “pastetta” di Jolanda e Fra’ Gaudenzio, ma invece di blaterare e gridare al complotto, il cazzaro dovrebbe in ordine: licenziare il suo staff, i suoi dirigenti esterni e rassegnarsi all’arrivo di un Commissario che presto farà il suo bell’ingresso da Piazza dei Bruzi per sorvegliare “sulla spesa”. Chi ha votato la favoletta dei “Bilanci farlocchi” scritta e interpretata da un attore fallito come Mario Occhiuto dovrebbe quantomeno chiedere scusa alla città.

Vediamo cosa dice la Legge.
Testo unico degli enti locali (TUEL)
Articolo 243 quater , comma 7.

“l’accertamento da parte della competente SEZIONE REGIONALE  della Corte dei conti di grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano, …, comportano l’applicazione dell’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 149 del 2011 ( * ), con l’assegnazione al Consiglio dell’ente, da parte del Prefetto, del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto.

(*) Art. 6 Responsabilità politica del presidente di provincia e del sindaco
In vigore dal 11 ottobre 2012
1. Il comma 5 dell’articolo 248 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è sostituito dal seguente: “5. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. I sindaci e i presidenti di Provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di Provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici...“.

L’esito del ricorso è arrivato e non serviva un profeta per capire che sarebbe stata l’ennesima mazzata al sogno del cazzaro di rappresentare il centrodestra alla Regione.