Cosenza e Rende, sanità “malata”: il caporalato del Cinghiale va avanti. Garantisce Zuccatelli

Nel porto delle nebbie è andato avanti per un po’ di tempo il processo per il fenomeno della cooperativa Seatt, il braccio armato del Cinghiale nella gestione della sanità cosentina, il suo vero e proprio ufficio di collocamento. La denuncia contro Iacchite’ era del Cinghiale stesso, che sosteneva (con l’arroganza che tutti conoscete) di non avere nessun legame con la coop fondata dalla famiglia Ponzio/Pulicani. Non gli hanno creduto neanche i giudici del “porto”, tanto per farvi capire a che livello siamo.

La cooperativa Seatt si occupa di lavoro interinale. Si tratta, tanto per capirci, del meccanismo con il quale si porta il personale a tempo nei generosi ranghi della sanità cosentina. E di come si possano guadagnare altri soldi facili facili.

Un business che produce milioni di euro all’anno per commesse pubbliche soprattutto da parte di Azienda ospedaliera e Azienda sanitaria di Cosenza. Insomma, il regno di Tonino Gentile.

Il suo deus ex machina in questa storia è la cooperativa Seatt (Società cooperativa sociale servizi avanzati tecnologici e terapeutici), una cooperativa a responsabilità limitata di tipo “b” che esiste dal 2000, proprio con la mission di aiutare la sanità.

Il Cinghialotto

Si scrive così ma si legge Gianfranco Ponzio, alias Tonino Gentile. Fa così tenerezza che noi lo abbiamo ribattezzato Il Cinghialotto. Guardate che bella faccia simpatica!

Il business viene consumato con la cessione di prestazioni di personale. Gianfranco Ponzio è stato ed è ancora l’alter ego di Tonino Gentile nella politica rendese.

Nel settore della sanità la parola chiave è una: esternalizzare. Cosa impossibile per i servizi medici, ma fattibilissima per altre mansioni. La coop fornisce da anni molti servizi all’Azienda ospedaliera e all’Asp.

Il Cinghiale e Scarpelli

Il 10 agosto 2012, Gianfranco Scarpelli, l’ex direttore generale dell’Asp, ha emanato una delibera (la 2513) con cui aggiudicava vari servizi accessori – gestione archivi telematici, trattamento dati, gestione del Centro unico di prenotazione per le prestazioni sanitarie e dei centralini, call center telematico, riscossione pagamenti per i ticket, reception e vari front office – alla cooperativa Seatt.

Si tratta di una procedura ristretta di gara dal valore piuttosto consistente: 850mila euro circa all’anno per tre anni.

La Seatt, stando alle ultime visure camerali, occupa poco più di novanta dipendenti ma impiega pure non pochi precari, a seconda del fabbisogno.

In pratica, molti dipendenti che sono nelle postazioni pubbliche appartengono direttamente al signor Gianfranco Ponzio alias cooperativa Seatt, alias Tonino Gentile alias gabbiano pulito e leggero, che li presta al servizio pubblico per un prezzo superiore almeno quattro volte al loro costo (che tra poco vedremo nella sua assurdità).

Il “trucchetto” è semplice: vengono assunti a tempo, per esempio, al quinto livello e, progressivamente, scalano fino a raggiungere il terzo o addirittura il secondo.

E così Ponzio incassa soldi, fa girare il “grano” e porta voti e consensi alla famiglia più famosa della politica cosentina.

Insomma, siamo davanti al vero e proprio ufficio di collocamento della famiglia Gentile nella sanità.


Quella che vedete è una busta paga (!) tipica di un lavoratore SEATT.

Una miseria, una vergogna. Nemmeno 400 euro mensili, 347 euro. A fronte di un numero di ore che non è certo quello indicato ovvero 64. L’80% dei lavoratori SEATT guadagna questa miseria e lavora almeno il doppio in termini di ore. Ma se anche facessero davvero 64 ore, che tipo di paga è questa? Cinque euro e 45 centesimi ad ora!!! E tutti i soldi incassati per gli appalti dove vanno a finire? 850mila euro in 3 anni sono serviti a Ponzio per ingrassare più di quanto non sia già grosso? O a comprare le pellicce alla sua signora aspirante assessore al Comune di Rende? Eppure, secondo quanto dichiara Ponzio o chi per lui, questi dipendenti guadagnerebbero quattro volte tanto!
Possibile che nessuno se ne voglia accorgere?
Certo, ci sono i parenti dei finanzieri, dei carabinieri, di qualche ispettore INPS o dell’ufficio del lavoro che, ovviamente, guadagnano di più. Ma non tanto da non gridare allo scandalo per le pratiche che vanno avanti nell’indifferenza generale.
Un moderno caporalato da utilizzare per esigenze elettorali. E il fatto che un dipendente si sia deciso a mandare a Iacchite’ la sua busta paga la dice lunga sul grado di tensione che si respira all’interno di questo carrozzone.
Quando, su altre piattaforme, ci siamo interessati del “fenomeno Ponzio” era già tutto pronto per la nuova infornata di soldi pubblici al prestanome di Tonino Gentile. Visto e considerato che la “delibera Scarpelli” era ormai in scadenza.
All’Asp di Cosenza stavano già pressando il dirigente Nicola Buoncristiano per mettere nero su bianco a una delibera che avrebbe assicurato 400mila euro alla cooperativa Seatt per inserire nel circuito nuovi clienti.
Ma la delibera era stata accantonata. Per ritornare a galla, anzi in volo (sempre leggero e soprattutto pulito!) quando si è presentata l’occasione giusta. A maggio 2015, come per magia, Gianfranco Filippelli, il successore “gentiliano” di Scarpelli, ha dato il via libera al rinnovo fino a tutto il 2016 e ancora di proroga in proroga fino all’ultima incredibile delibera del 1° aprile con la quale l’ultimo commissario, tale Zuccatelli da Cesena, “tranquillizza” il Cinghiale e i suoi compari per tutto il 2020 con un impegno di spesa di 1 milione 290 mila euro (http://www.iacchite.blog/cosenza-sanita-mafiosa-vergogna-senza-fine-1-milione-290-mila-euro-alla-coop-dei-cinghiali/).

Il Cinghiale e i suoi scagnozzi hanno preparato il terreno con consumata esperienza. Il presidente della Cooperativa (dott.ssa Tiziana Filippo, ovviamente prestanome) ha costretto molti dipendenti a firmare il ricorso al Tar che ha fatto da “apripista” alla delibera dell’ultimo commissario “ammaestrato”. Del resto era chiarissimo che la cooperativa Seatt non si sarebbe rassegnata mai, la pappa non vogliono perderla e hanno trovato addirittura il modo di cacciare via chi si ribellava, “premiare” i sottomessi e allargare il giro dei clienti, come cantava Renato Zero nel fatidico “Mi vendo”…

Se avesse le palle, il Cinghiale adesso dovrebbe uscire allo scoperto per cantare vittoria e magnificare le sue gesta ma i cinghiali le palle non le hanno. Fino a prova contraria…