Cosenza socialista. Franzetung proclama la dittatura del proletariato: e ora il Festival delle Invasioni

Da oggi, come tutti sanno, Cosenza ritorna ad essere la roccaforte socialista che è sempre stata. La parentesi occhiutiana, fatta solo di frizzi e lazzi, che ha lasciato una profonda ferita all’orgoglio sociale, culturale ed economico della città, è definitivamente chiusa (per sempre). La città volta pagina e il Sol dell’Avvenire torna a risplendere sulle stanche e grigie “figure” dei cosentini portati a lamiera dopo 10 anni di incessante magna magna ad opera dei soliti noti.

L’artefice del ritorno del Socialismo in città è uno, e uno solo: Franzetung (al secolo Franz Caruso che ha deciso di cambiare nome per rendere omaggio al grande Mao)! A lui, e alla sua caparbietà politica, le masse popolari cosentine devono questa grande rivoluzione. Ma non è solo all’autore della più grande “Rivoluzione Culturale” avvenuta nel mondo che si ispira Franzetung: oltre al grande Mao nella sua azione politica, Franzetung, ha deciso di voler ripercorrere le orme di un grande socialista italiano: Giacomo Mancini. Grande statista e fautore, da sindaco, del “grande rinascimento cosentino”.

Franzetung si è da subito messo al lavoro, il socialismo prima di ogni altra cosa: tra i primi atti varati dal nuovo Mao la proclamazione della dittatura del proletariato. Non solo: si procederà anche con la statalizzazione dei beni, fino ad arrivare alla completa abolizione delle classi sociali, e magari anche all’abolizione della proprietà privata, che nel socialismo ci sta! Queste le linee guida di Franzetung. In materia di Cultura la novità, si fa per dire, sarà la restaurazione del Festival delle Invasioni. La cornice culturale ispirata a quel glorioso passato, è indispensabile alla propaganda di Franzetung, per indottrinare (nuovamente) le masse assopite da 10 anni di oscuro occhiutismo. L’ABC della Rivoluzione Culturale. Insieme al Festival sarà ripristinato anche il gruppo musica e la Casa delle Culture, con annesso San Giuseppe Rock e concertone di Capodanno, il Beat, e sagre varie ste vie vie. Il tutto (per rendere l’atmosfera il più possibile simile a quella del passato “rievocando i gloriosi fasti”), accompagnato da una nomina ufficiale di Evelina Catizone a indiscussa reginetta del Festival. E la rivoluzione è servita.

Evviva il Socialismo, viva la Libertà.