Cosenza, sorveglianza agli attivisti. Centro Lanzino: “Le verità scomode di Jessica”

CENTRO ANTIVIOLENZA ROBERTA LANZINO

Sono state scritte e dette tante cose di Jessica Cosenza, della sua tenacia, della sua coraggiosa scelta di stare sempre dalla parte degli ultimi. Al ritratto che un’intera città sta restituendo di questa giovane donna, così dissonante rispetto alla descrizione che di lei fa la questura di Cosenza, sentiamo di dover aggiungere anche noi una sfumatura in più.
Jessica è una volontaria del nostro Centro Antiviolenza, ove svolge il ruolo di operatrice d’accoglienza, questo significa che Jessica ascolta, accompagna e sostiene le donne vittime di violenza che decidono di rivolgersi a noi. È un compito che richiede un grande impegno, empatia, e dedizione e, in tutto il tempo trascorso insieme, queste caratteristiche non sono mai venute a mancare in lei.

Ci lascia, perciò, incredule leggere che, secondo la Questura di Cosenza, in Jessica sia insita una tendenza delinquenziale tale da dover essere “contenuta” attraverso una misura di sorveglianza speciale, e che le sue battaglie, il suo desiderio di giustizia sociale e le rimostranze volte a scuotere l’anima dormiente di una città rassegnata al compromesso, siano pericolosi segnali di un carattere “eversivo”.

Bisognerebbe chiedere all’intera comunità di Cosenza quanto si senta minacciata dalla presunta “delinquenziale ascesa” di Jessica, e quanto si sia sentita, invece, sostenuta e rappresentata mentre la stessa Jessica mostrava, in televisione, a tutto il mondo, lo scandaloso stato della sanità calabrese, sporcandosi le mani e mettendoci la faccia, come nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare prima di lei.

Viene allora spontaneo chiedersi: È eversivo pretendere una sanità funzionale ed equa? È eversivo unirsi al grido di dolore inascoltato e non creduto di migliaia di donne vittime di violenza? È eversivo essere la voce e il volto di fasce della popolazione che vivono ai margini?

Forse ciò che di Jessica realmente spaventa non è il suo carattere “ribelle”, forse è il suo aver messo a nudo verità scomode, il suo averci messo difronte a una realtà ben diversa dall’idea di città patinata a cui hanno voluto abituarci. La storia ci insegna che ogni cambiamento ha origine da una piccola o grande ribellione, e che ogni ribellione è accompagnata dalla reazione contraria di chi invece vorrebbe che nulla mai mutasse.
Noi crediamo che il cambiamento sia doveroso e auspicabile e sempre saremo contrarie a qualunque deriva reazionaria, limitatrice della libertà e della possibilità di lottare per un domani migliore. Speriamo, pertanto, in una pronuncia favorevole per Jessica e per il suo inalienabile diritto a vivere la sua età senza l’ombra di una misura così compromettente per il suo futuro ancora tutto da inventare, e altrettanto ci auguriamo per Simone e Francesco, anche loro, da sempre, in prima linea!

Centro Antiviolenza Roberta Lanzino