Cosenza, sul palco dell’Acquario rivive la storia di Felicia e Peppino Impastato

Continua la stagione di prosa del Teatro dell’Acquario con un importante ritorno:

LA MADRE DEI RAGAZZI – spettacolo sulla vita e la lotta di Felicia Impastato

Stasera sabato 10 febbraio ore 20,30 e domenica 11 ore 18,00

La storia di Felicia Impastato, la madre di Peppino, l’attivista ucciso dalla mafia a Cinisi, rivive sul palco del teatro dell’Acquario stasera sabato 10 febbraio alle 20,30 e domenica 11 febbraio alle 18.

Lucia Sardo, interprete del film I CENTO PASSI nel ruolo di Felicia Impastato, intende con questo spettacolo rivolgere un omaggio a Felicia che con la sua lotta costante ha dato una nuova speranza alla Sicilia, una speranza di riscatto e cambiamento. Una delle “partigiane” più determinate della “resistenza” contro la mafia, Felicia Impastato è morta a Cinisi a 88 anni.

Ma chi era Felicia Impastato?

Quelli che hanno visto il bellissimo film di Marco Tullio Giordana, I Cento passi, sanno che a questa donna, nel 1978, uccisero il figlio Peppino con una carica di tritolo.

Felicia era la moglie di un mafioso e, se avesse seguito il codice della mafia, avrebbe dovuto tacere e imporre all’altro figlio il dovere di compiere la vendetta. Felicia, che, proprio attraverso Peppino, aveva intuito che altri erano i valori di cui farsi carico, ha interrotto la faida, non ha risposto con la vendetta, non ha ribattuto col delitto, ma ha preteso che fosse lo Stato a punire l’assassino di suo figlio.

Non fu dunque facile per Felicia Impastato trasgredire il codice della mafia, eppure non ha esitato ad affrontarla apertamente, prima costituendosi parte civile contro ignoti e in seguito, attraverso dichiarazioni, interviste, aperte denunce a indicare in Tano Badalamenti l’assassino di suo figlio.

Con la sua ostinazione, il suo coraggio era riuscita, anche se ben ventiquattro anni dopo la morte del figlio, a vederne conclusa l’inchiesta con la condanna all’ergastolo di Tano Badalamenti.

Sono stati lunghi anni di lutto, senza cedimenti. Non perdeva occasione per dare un senso alla morte di Peppino, per farne un simbolo della lotta antimafiosa trasformando la sua casa in un luogo d’incontro, una casa della memoria che è stato stimolo e testimonianza  dove far rivivere gli ideali della lotta di Peppino e trasmetterlo alle nuove generazioni.

Gli avvenimenti narrati alternano momenti di lotta ad attimi di vita quotidiana, nel tentativo di ridare un ritratto di questa donna scevro di ideologia e mito.