Cosenza, terzo episodio della sit-com: “L’atto aziendale”

La sera del 18 settembre è andato in onda il terzo episodio della spassosissima sit-com “Atto Aziendale dell’AO di Cosenza”. A memoria d’uomo non si ricorda un così ben riuscito concatenamento di macchiette tanto comiche (per chi le vede da lontano) da sfociare in tragedia (per chi la vive e ne subirà le conseguenze).

Breve riassunto dei precedenti episodi: Il 4 marzo u.s., viene adottato il nuovo Atto Aziendale. Si vede subito, e le produttrici non ne fanno mistero, che è un puro esercizio di potere della solita Banda di Shanghai che distribuisce prebende a vecchi e nuovi questuanti. Questa prima versione, decisamente indigeribile persino per il Dipartimento Tutela della Salute, viene fermata e rinviata al mittente con una serie di osservazioni e prescrizioni. Gli autori, preda del loro incontenibile ego, nella seconda puntata del 24 giugno, inseriscono un numero di prestidigitazione convinti che, cambiando qualche etichetta, potesse passare la prova del Dipartimento. Questa volta, però, il nuovo Direttore Generale è ancora più duro ed il 13 agosto fa recapitare all’AO due pagine di osservazioni che, in un paese normale, avrebbero provocato le dimissioni di tutta la Direzione Strategica. Invece il 18 settembre vede la luce la terza versione con la quale, ancora con giochi di prestigio da teatrino di quart’ordine, si tenta di sfondare.

In effetti viene recepito meno del 50% delle osservazioni e, di queste, un ulteriore 50% è stato “personalizzato”. In effetti è stata fatta una cernita del sacrificabile e di quello che non può essere assolutamente toccato. Persiste infatti il Dipartimento Materno Infantile composto da solo 4 U.U.O.O. e non 5 come previsto dal DCA 130/2015 e mantenuto, motu proprio, con una sorta di ruolo dominante anche su quello territoriale ancora di là dall’essere ratificato (Scarpelli imperat). Viene invece cancellato il Dipartimento di Staff, ma spostando tutte le U.U.O.O. direttamente in Staff. Si crea così lo Staff più pletorico dell’intero panorama nazionale e soprattutto un medley di specialità che va dalla Farmacia all’Ingegneria Clinica, dal SITRA all’Accreditamento e Qualità.

La U.O. di Reumatologia viene mantenuta come Struttura Semplice anziché Complessa. Vengono addotte, a giustificazione, le indicazioni dell’Unità di Crisi Ministeriale come se un verbale di tale Unità avesse potere legislativo superiore ad un DCA. La U.O.C. di Pneumologia viene mantenuta, contro le indicazioni, all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare (creando un miscuglio di specialità mediche e chirurgiche). Stessa situazione promiscua viene creata con lo spostamento di Dermatologia (specialità medica) nel Dipartimento di Chirurgia Polispecialistica. Perché???

Altro giochetto puramente semantico viene impostato sulle indicazioni riservate alla U.O.C. Prevenzione, Protezione e Sorveglianza dove, con mero esercizio dialettico, si tenta di mascherare che, a parte il nome, non cambia nulla. Stessa cosa accade per la richiesta di meglio specificare gli articoli 47 e 48 su criteri e modalità di affidamento e valutazione di incarichi dirigenziali e direttivi. Viene risolto con l’aggiunta di qualche riga di pura retorica e null’altro.

Nota a parte continua a riguardare i criteri di individuazione delle Strutture Semplici ed a valenza Dipartimentale. Basta dare una rapida occhiata per rendersi conto che l’unico vero criterio è la distribuzione di prebende ad personam. Esempio illuminante ne è, ancora una volta, il Dipartimento Materno-Infantile (Scarpelli forever) dove c’è spazio per ben 8 Strutture Semplici, ma non si trova nessun accenno al Pronto Soccorso Pediatrico, attivo da quasi 20 anni, né una Struttura all’interno della Chirurgia Pediatrica.

Detto questo sembra impossibile che possa essere, neanche questa volta, ratificato dal Dipartimento Tutela della Salute. Non fosse altro che per pura difesa di un ruolo ripetutamente sbeffeggiato dall’attuale Direzione Strategica dell’AO di Cosenza.

Da sottolineare come il Commissario ad Acta Gen. Cotticelli si sia precipitato a valutare positivamente la Commissaria Dr.ssa Panizzoli che non ha invece adempiuto a nessuno degli obiettivi assegnatile. In particolar modo la definizione di un nuovo Atto Aziendale, ancora al palo, e la risoluzione delle liste d’attesa. La Chirurgia Bariatrica ha liste d’attesa di un anno e non per responsabilità della pandemia che vi ha influito in modo assolutamente trascurabile.

Lettera firmata