Cosenza, Torre Alta: “Lo squalo edilizio attacca anche il nostro quartiere: no alla palazzina a 9 piani”

L’altra mattina ho avuto un’amara sorpresa: tramite le news online, vengo a scoprire che di una palazzina di 9 livelli in via Rocco Chinnici, nel quartiere di Torre Alta, presto si avvieranno i lavori (TORRE ALTA, UN ALTRO PALAZZO DI 9 LIVELLI E’ SERVITO). Nel mio pensiero mi sono visto un Papa davanti “l’obelisco”. Uscito dalla sorpresa, ho dovuto fare i conti con la realtà: la costruzione della palazzina è stata abilitata senza che nessuno di noi del quartiere avesse una possibilità di replica. 

Questa è la dimostrazione chiara e lampante di quanto sia assente e distruttiva la politica locale. Il signor sindaco non ha tenuto alcun conto della storia locale, che ha contrassegnato il vissuto di questo nucleo – territoriale da cui è sorto tutto l’agglomerato urbano fino ai giorni nostri.

Se incominciamo dall’inizio, i contadini dei terreni dove sorgono i nostri abitati, avevano venduto al Comune, ma solo uno ne è rimasto, perché non ha voluto, caparbiamente, vendere. Ed in questi anni ha dimostrato di farci comprendere l’importanza della natura. I nostri figli hanno visto dalle finestre la poesia del camino fumante, l’odore delle caldarroste, il cagnolino abbaiare, i gattini girovaganti apportanti tutta la loro tenerezza e felicità all’infanzia e di quella gioia vera che non viene dal giocattolo freddo e finto. Nella bella stagione ci ha regalato fiori, frutti, colori e alberi secolari frondeggianti, che ci hanno tenuto legati al nostro passato di italiani, originari della campagna, secondo i nostri antenati. Un legame che solo la terra può perpetuare nella sua umiltà e semplicità, mentre il cemento ci slega e ci distacca dal nostro vissuto e da noi stessi, perché non è vita ma è vita – lapidaria.

Io ritengo che, al contadino, gli andrebbe conferito un merito al valore civile e ambientale e togliervi la via di Rocco Chinnici, che pure è una vittima e come tale va ricordata, ma il contesto è disarmante, non è edificante, ci ricorda solo la morte e basta, il contadino invece è portavoce di vita sia da vivo che da morto, poiché le piante continueranno a vivere.Per me il contadino è stato un eroe e come tale non va slegato dal contesto similare della villetta-comunale, poiché hanno interagito insieme in un’abbraccio fra l’albero privato e pubblico, diciamo che sono figli della madre.

Un politico attento perciò, doveva tenere conto di tutto l’ambiente che contornava la casetta, e poi elaborare un confronto che sicuramente si sarebbe risolto favorevolmente al contadino e ci avrebbe pensato due volte prima di deliberare un orrore edilizio, di questo tipo; avrebbe cercato altre strade, che lo avrebbero ricondotto semmai a far uscire dall’apparente possibile fatiscenza, l’amore per la terra e l’onore unito al valore ambientale che ne sarebbe derivato ed avrebbe compreso che non si poteva dividere dall’attuale villetta-comunale. Egli sarebbe, di sicuro, arrivato alla conclusione che non c’era altro da fare che vedere la prospettiva sotto un altro punto di vista:

– Una bella villa e parco + terreno e casetta sovrastante che terrà la memoria di questo scorcio di vita cosentina.Io penso che sarebbe stato un diritto per tutti noi, ma non forzato anzi che ci sarebbe pervenuto volontariamente dal politico tanto amato ed altrettanto eletto, ma il ricambio non c’è stato, non si è nemmeno avvicinato sulla nostra lunghezza d’onda, non ha tenuto conto di niente e di nessuno. La cruda realtà ci dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio. E così lo “squalo edilizio” non ha risparmiato un piccolo quartiere come il nostro ricco di ricordi, poesia del tempo passato e anni dolci e impegnati come sono i tempi moderni. Lo “squalo edilizio” dimostra un’affinità con il lupo aventi entrambi la stessa scaltrezza ed affinità ad afferrare la preda (terreno e casetta contadino) senza preavviso.

Sono senza parole per questa ferita che mi viene inflitta, un pezzo del mio cuore muore in questo futuro “obelisco” e che certamente, mai mi farà sentire Papa.

Da parte del signor Cardamone Antonio e Famiglia