Cosenza, tutta la verità sulla metro e la mossa maldestra del sindaco (di Delio Di Blasi)

di Delio Di Blasi – Cgil Cosenza

Con la scusa dell’emergenza Covid e della ripartenza green, qualche giorno fa è apparsa sul sito del Comune un’ordinanza con cui il sindaco intima alla Regione Calabria e all’impresa appaltatrice di consegnare le opere del Parco del Benessere che l’ufficio tecnico considera in buona parte già ultimato e fruibile.

La sensazione è che, come quell’ufficiale della marina borbonica, si stia ordinando all’equipaggio di “fare ammuina” (cioè, la maggiore confusione possibile), allo scopo di provare ad occultare l’ennesima cantonata presa da un’amministrazione che proprio non riesce a riconoscere i propri errori.

La mossa del sindaco, peraltro, sembra risultare indigesta persino alla sua stessa maggioranza, tanto da indurre i presidenti delle commissioni trasporti e lavori pubblici a convocare il primo cittadino per “fare chiarezza sulla fattibilità o meno della metrotramvia”, rispetto a cui i cosentini mostrano, a loro avviso, una sorta di “comprensibile disorientamento”. Insomma, qualcuno comincia ad accorgersi che il re è nudo.

Ma cosa c’è di nuovo, cosa è successo e cosa c’entra la metropolitana?

Dopo quasi due anni di chiusura di viale Mancini, dopo che la città è stata sequestrata forzosamente e resa invivibile dalla violenta miopia del potere che ha provato a imporre ai cosentini la realizzazione di un’opera inutile, irrazionale ed economicamente insostenibile; dopo che sono state violate impunemente tutte le norme del codice degli appalti in materia di progettazione, di affidamento dei lavori e di dibattito pubblico; dopo che è stata negata ai cittadini una consultazione popolare sulla costruzione dell’opera che era stata richiesta con oltre 3500 firme; dopo la valutazione negativa da parte dell’ente verificatore che ha evidenziato numerose criticità persino in ordine alla sicurezza dei lavoratori, mancando nel progetto qualsiasi informazione relativa ai percorsi di emergenza e di evacuazione in fase di cantiere (eppure a Cosenza, durante la costruzione del ponte di Calatrava, c’è stato un morto sul lavoro che ancora attende giustizia).

Beh. Dopo tutto questo, è successo che lo scorso 16 maggio, la Commissione Europea, rispondendo ad un’interrogazione, ha reso noto ufficialmente che “alla fine di febbraio 2020 l’Autorità di gestione ha comunicato per iscritto alla Commissione che i costi stimati sono aumentati di ulteriori 60 milioni di euro” rispetto ai 160 milioni originari e che, a causa di ciò e dei gravi ritardi accumulati, intende ritirare il progetto della metro.

Insomma, ancora prima di cominciare i lavori di costruzione di questa nuova cattedrale nel deserto, i costi sono già lievitati di circa il 40%.

E allora, probabilmente anche in considerazione dei tentativi di infiltrazione mafiosa già denunciati in passato dalla procura di Milano, si è deciso che non se ne fa più niente. La stessa Presidente Santelli, peraltro, ebbe a definire l’aggiudicazione della gara come “un affare che lega molte famiglie”.

Ecco cosa è successo. E di fronte a queste semplici verità, non si può più solo “fare ammuina”.

La Cgil di Cosenza, sin dal 2013, “non ha mai nascosto le sue riserve sul tracciato della metrotramvia, indicando già allora, in alternativa, quello delle Ferrovie della Calabria.
Oggi tutti hanno il dovere della chiarezza.
In una fase dura e difficile come l’attuale, non si possono fare più investimenti sbagliati e non ci si può permettere il lusso di sprecare preziose risorse pubbliche.
La Commissione Europea, proprio in risposta all’emergenza Coronavirus, riscontrando l’interrogazione, ci invita a destinare quelle risorse “alla spesa sanitaria, alla riduzione dell’orario lavorativo e al sostegno delle piccole e medie imprese”, consegnando ad ognuno una straordinaria responsabilità.
I signori delle grandi opere hanno reso la città invivibile. Batta un colpo chi ha voglia e interesse a ricostruirla su basi nuove.