Cosenza, violenza contro le donne: il coraggio di Marinella

Quando abbiamo ricevuto la lettera di Marinella, il nostro sangue si è raggelato.
Fare parte di un collettivo femminista non immunizza dalla brutalità delle violenze di genere e dallo sgomento provocato da quello che fin troppo spesso è l’epilogo di tante storie atroci come quella di Marinella, il femminicidio.

La lettera di Marinella racconta le vessazioni, le violenze e le minacce fisiche, verbali e psicologiche perpetrate da quello che allora era il suo fidanzato, Gabriele.
Le parole con cui Marinella ha descritto vividamente e dolorosamente le violenze subite hanno squarciato il velo che da anni proteggeva la reputazione di un uomo, Gabriele, consentendogli di perpetrare turpi e vili azioni sui corpi e sulla vita di altre donne.

La lettera di Marinella è il simbolo, tutt’altro che effimero, di una forza e di un coraggio che con ogni mezzo qualcuno ha tentato di soffocare. Con un grido coraggioso Marinella denuncia l’indifferenza delle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla.
Ieri Marinella, dotata di un’audacia e di un coraggio che troppo spesso moltissime non riescono ad avere, ha deciso di condividere sui social quanto accaduto, nella speranza che il suo grido venisse finalmente ascoltato.

Le risposte ricevute dal padre di Gabriele sono state sconvolgenti: nessuna circostanza, neppure il presunto abuso di stupefacenti, può e potrà mai giustificare alcuna forma di rivalsa fisica e psicologica, coercizione e violenza. Mai.

Le minacce di denuncia rivolte a molte e molti di noi e di quanti hanno preso posizione difendendo Marinella non sono altro che un’estensione di quella stessa violenza che ha dilaniato la vita di Marinella e delle altre vittime, di cui si ha testimonianza nella lettera pervenutaci: un’altra donna ha sporto denuncia contro Gabriele nel dicembre del 2019. Anche lei è rimasta inascoltata ed abbandonata.

Tutto ciò ci rende ancora più infuriate e infuriati, perché non è giustificabile in alcun modo che un individuo che usi violenza e che addirittura la reiteri riesca ad evitare una prima condanna penale pronunciata e non eseguita perché primo reato. Procedura facilitata, probabilmente, anche grazie all’appoggio di qualche istituzione. Nonostante più volte la violenza di Gabriele sia stata denunciata alle autorità competenti la sua libertà non è stata limitata, e ciò significa che la sua violenza potrà ancora essere riversata su altre donne.
Ogni minaccia e qualsiasi forma di istigazione al silenzio sono gli stessi strumenti con cui i vili individui violenti costruiscono una cortina di omertà che aggrava la condizione di ogni vittima, presente passata e futura.

Tutti coloro i quali hanno saputo e preferito tacere sono complici.
Non abbiamo molto da aggiungere, se non che le fotografie di che mostrano le contusioni sul corpo di Marinella non potranno essere cancellate dalle minacce e dal silenzio preteso. Le prove di quella violenza non possono essere nascoste in alcun modo. Non lasceremo sola né Marinella né nessun’altra donna, la violenza di genere riguarda tutte e tutti, e noi non permetteremo a nessuno di nascondere i vili gesti di un uomo violento. Marinella non è sola. Nessuna donna è sola, né mai lo sarà!

FEM.IN. Cosentine in lotta