Cronaca di una figuraccia annunciata (di Giulio Bruno)

di Giulio Bruno

Vado controcorrente e dico: oggi non servono processi. Non più. Il Cosenza Calcio è da un anno che mostra evidenti lacune di vario genere: a livello di organico (costruito male e senza criterio), a livello societario (deficit di competenze nei ruoli chiave e tanta approssimazione), a livello di pianificazione. Qualcuno ha provato anche a dirlo a partire dall’agosto di un anno fa, ma è stato tacciato come “tiraturu” che voleva il male della squadra. Si è preferito tapparsi gli occhi e tirare avanti alla giornata, limitandosi alle critiche estemporanee in occasione delle sconfitte sul campo. O ai torti arbitrali. O alla richiesta rivolta al presidente Guarascio di farsi da parte.

Ma appena si provava a mettere in discussione l’effettiva competitività dell’organico, apriti cielo. La rosa allestita in ritardo e imbottita di parametri zero, di giocatori inadatti alla categoria, di elementi poco motivati o a fine carriera (Greco, per esempio). Si è esonerato Braglia per affidarsi a Pillon (altra scelta incomprensibile) e infine al volenteroso ma inesperto Occhiuzzi. Si è nominato un direttore generale lasciandolo in carica appena un mese, è stato affrontato un ritiro precampionato con qualche ragazzino, si è andati in contenzioso con un procuratore e, non contenti, si è fatto di tutto per destabilizzare l’ambiente (Daspo presidenziale al tifoso contestatore, ammissione che il Cosenza rappresenta solo un semplice hobby, dichiarazioni trionfalistiche senza capo né coda su un organico ultra competitivo che avrebbe meritato di aspirare a ben altri traguardi, ridicoli e maldestri tentativi di rimediare a improvvide affermazioni, analisi di performances ottimali senza gli ultimi dieci minuti di gioco… insomma, esternazioni da terza categoria).

A La Spezia la squadra è scesa in campo svuotata, senza cattiveria agonistica in una gara che, sin dal tunnel degli spogliatoi, doveva essere indirizzata verso un unico obiettivo, anche a costo di finire in 8 al 95′. Invece nulla: squadra molle, rassegnata, intimorita, quasi consapevole di un destino ineludibile. Errori tecnici banali, assenza di un minimo di manovra, gol subiti da far rabbrividire: sul primo Schiavi è fuori posizione e Legittimo sbaglia la diagonale, sul secondo l’intreccio di gambe tra difendente e attaccante non fa luce sul possibile offside, il terzo è da torneo parrocchiale, il quarto idem, il quinto inutile analizzarlo. E adesso? Apriamo i processi quando ormai c’è poco o nulla da fare? Il campionato va onorato fino in fondo, con dignità. E da subito vanno gettate le basi per l’immediato futuro. Qualunque esso sia.