Crotone, abusivismo edilizio: la difficile battaglia del procuratore Capoccia

Il bicchiere mezzo pieno è rappresentato da Punta Scifo, tornato alla collettività; dal Villaggio Paradiso demolito completamente, dall’avvio degli abbattimenti delle villette abusive alla foce del Tacina o delle prime demolizioni di alcune case abusive realizzate sul promontorio di Capocolonna. Ma c’è poi l’altra faccia della medaglia; il bicchiere mezzo vuoto. La difficoltà, le lentezze e le incertezze che bloccano l’attività di contrasto di competenza dei comuni, nei confronti di quello che è un fenomeno che devasta e imbruttisce il territorio: l’abusivismo speculativo sulle coste!!!
Il procuratore Giuseppe Capoccia della lotta agli ecomostri piccoli e grandi che costellano il litorale del Crotonese, ne aveva fatto una priorità fin da poco dopo il suo insediamento all’ufficio del terzo piano del Palazzo di Giustizia. Cinque anni dopo il magistrato è amareggiato e non lo nasconde, per la mancata spallata decisiva che innegabilmente non c’è stata nonostante le inchieste condotte dai suoi sostituti che continuano a macinare provvedimenti di sequestro per presunti abusi o lottizzazioni abusive di strutture che dovevano essere al servizio del turismo, ma si sono trasformate di fatto in zone residenziali per seconde case.

Ma al di là delle indagini condotte dalla Procura (basta citare negli ultimi mesi il sequestro dei 19 bungalow realizzati sulla spiaggia di un noto lido cittadino e l’inchiesta sul complesso turistico-ricettivo di Marinella sulla costa di Isola Capo Rizzuto), il procuratore Giuseppe Capoccia negli anni scorsi aveva messo in campo un altro strumento “innovativo” a queste latitudini. La Procura infatti ha sottoscritto un protocollo d’intesa con i comuni costieri per procedere agli abbattimenti degli immobili abusivi. Ma prima come ufficio ha condotto un lavoro certosino fornendo agli stessi enti locali gli elenchi dettagliati degli immobili sui quali, dopo i procedimenti penali divenuti definitivi, pendevano dei provvedimenti di demolizione esecutivi. “E non stiamo parlando di abusivismo di necessità” precisa il capo dell’ufficio requirente.

“Abbiamo classificato tutti i provvedimenti di demolizione a partire dagli anni 90 e fornito ai comuni l’elenco delle sentenze esecutive” rivela il procuratore Capoccia che ribadisce la sua delusione per “il bicchiere mezzo vuoto”. “I Comuni – prosegue il magistrato – sembrano impotenti poi nel continuare il percorso intrapreso”. E questo nonostante la Procura fornisca consigli e sostegni.

La riflessione del procuratore si sposta poi a un tema più generale che riguarda la difficoltà del territorio a riprendere un cammino di sviluppo interrotto con la fine dell’industria pesante in città. “Spesso questa è una terra che cerca l’appiglio per fare polemiche”. Polemiche che inevitabilmente rallentano e spesso bloccano la risoluzione delle questioni piccole e grandi che interessano Crotone ed il suo hinterland. “Tutti i territori devono avere una vocazione. Crotone aveva una vocazione industriale ma dopo la crisi di quel modello serve una visione nuova”. Come altri suoi predecessori, anche il procuratore Capoccia non si è sottratto dal tentare di fornire il suo contributo alla risoluzione di alcuni problemi. A cominciare da quello ambientale dovuto all’eredità lasciata da settant’anni di industria chimica e metallurgica, altra grande questione irrisolta. Una “piccola spiata” all’autorizzazione dell’iter di avvio della bonifica, l’ha data anche l’Ufficio guidato da Capoccia. Ma anche questo percorso, che si è già concluso per quanto riguarda la prima fase, rischia di incepparsi tra veti e prese di posizione.

Chiaramente il procuratore (non è certo il suo compito) non entra nel merito del dibattito  che ruota intorno al prosieguo del Piano operativo di bonifica. Ma ben avendo compreso la realtà in cui opera, conclude con una chiosa: “E’ un territorio che a volte non ha la capacità di guardare alla propria attuale situazione e trarne le conseguenze”. Fonte: Gazzetta del Sud