Crotone, la piscina che scotta: le trattative clandestine

Un vero e proprio “maremoto” quello che ha investito le acque della piscina comunale di Crotone, in città nota come l’Olimpionica.

Onde che si sono letteralmente infrante contro il primo cittadino, Ugo Pugliese, ma anche l’attuale assessore allo sport Giuseppe Frisenda; così come del dirigente del Comune Giuseppe Germinare; del delegato provinciale del Coni, Daniele Paonessa, e del presidente del Consorzio Daippo (che ha gestito l’impianto sportivo) Emilio Ape.

Per loro la procura ha applicato un divieto di dimora in città accusandoli di turbata libertà del procedimento di scelta del conraente. Indagati anche l’ex assessore ai lavori pubblici, Salvatore De Luca e l’ex dirigente dello stesso ente Gianfranco De Martino, di cui Germinara ha preso poi il posto.

Per sintetizzare – e ovviamente secondo gli inquirenti – si sarebbero messi d’accordo, pubblico e privato, per concedere la gestione della piscina al consorzio sportivo Daippo, favorendo quest’ultimo, ovvero consentendogli di stabilire esso stesso le “condizioni” con cui l’ente gliela avrebbe affidata.

Come il fatto che il Comune avrebbe pagato le spese della struttura, ad esempio i consumi di acqua e gas tutt’altro che economici. Il Consorzio dal canto suo avrebbe potuto tranquillamente svolgere il suo “business” senza questi aggravi sui costi.

LA “DELICATEZZA” DELL’INDAGINE

Entrando nei dettagli va precisato che si tratta di un’inchiesta “complessa ed articolata”, così come l’ha definita il questore di Crotone Massimo Gambino.

Il perché è presto detto: come ha spiegato il capo della polizia le indagini sulla pubblica amministrazione rendono necessari approfondimenti lunghi e circostanziati su attidelibere e quant’altro possa service a delineare un quadro probatorio.

Un lavoro certosino che è toccato alla Digos del capoluogo, diretta dalla giovane dirigente Natalizia Fulco, ed apprezzato ed evidenziato anche dal Procuratore Capo Giuseppe Capoccia.

Un’indagine, è stato ribadito anche, iniziata da altri e completata dal nuovo sostituto della Procura, Alessandro Rho, e che, come ha sottolineato ancora Capoccia, è “delicata per i personaggi colpiti dalla misura (l’obbligo di dimora, appunto, emesso dal Gip Michele Ciociola) che “è stata ponderata e scelta per non essere inutilmente devastante nei confronti delle persone, ma assolutamente necessaria”.

Delicatezza o meno della vicenda, però, “la legalità – ha sbottato ancora il Procuratore – si rispetta fino in fondo, non ci possono essere sconti per nessuno”. Una vicenda che, ha aggiunto Capoccia, potrebbe anche sembrare “minore, può sembrare che grandi scorrettezza non vi siano state, perché purtroppo tutto è diventato normale”.

Ma il Procuratore ci ha tenuto a precisare come l’inchiesta ponga ed evidenzi un problema di ricerca della legalità del livello amministrativo e dunque anche delle persone normali”, dei cittadini per intenderci.

LA PROCEDURA DI DUBBIA LEGITTIMITÀ

Tornando all’indagine della Digos, la stessa è stata avviata nel 2018, ed è stata complessa e articolata, come ha spiegato il capo della Digos, Fulco, perché l’obiettivo era quello di accertare delle eventuali irregolarità sulla procedura che ha poi portato all’affidamento della piscina comunale, “un bene – ha aggiunto la dirigente – che il Comune di Crotone ha affidato al consorzio sportivo Daippo con un procedimento diretto”.

In realtà, però, l’ente avrebbe dovuto indire una gara per la gestione dell’impianto, come prevede il Codice degli appalti pubblici, preferendo invece avvalersi di questa procedura che gli inquirenti definiscono di “dubbia legittimità”.

In pratica, e come dicevamo, i protagonisti della vicenda sono gli amministratore locali, ovvero il sindaco Pugliese, l’assessore allo sport Frisenda (in duplice veste di assessore e componente del consorzio) e il dirigente del IV settore del Comune, Germinara, succeduto a De Martino. Poi Emilio Ape.

Per gli investigatori un’altra figura “importante” sarebbe l’ex assessore Salvatore De Luca, che avrebbe avuto un ruolo nella trattativa tra ente e privati. Infine, Paonessa, che oltre ad essere delegato provinciale del Coni aveva un ruolo importante nel Daippo.

LE TRATTATIVE CLANDESTINE

Gli uomini della Digos hanno acquisito una voluminosa serie di documenti ma hanno eseguito anche diverse intercettazioni che hanno consentito di ipotizzare che in questa procedura amministrativa vi fossero una serie di trattative ed un presunto accordo collusivo fra le parti: “delle trattative clandestine – ha affermato la Fulco – che avvenivano in maniera parallela” tra il pubblico ed il privato.

Trattative nelle quali – sempre secondo gli inquirenti – sarebbe stato addirittura il primo ad “inseguire” il secondo, insomma accondiscendendo esigenze definite spesso onerose ed illogiche del consorzio.

Durante le investigazioni, poi, si è individuato varie fasi di “avvicinamento e allontanamento” fra i soggetti coinvolti: una delle prime – risalente al novembre del 2018 – sarebbe quella di un presunto accordo a monte fra gli esponenti dell’amministrazione e quelli del consorzio, adottando dei provvedimenti ad hoc per facilitare la fase successiva.

Ne sarebbero poi seguiti scambi epistolari tra i soggetti interessati, anche in contrapposizione ma che avrebbe comunque portato, alla fine, all’individuazione di un punto di accordo per la gestione dell’impianto.

Accordo che per gli inquirenti sarebbe stato però sicuramente favorevole al Daippo e sfavorevole per il Comune”, tant’è che si sarebbe accertato un danno erariale di più di un milione di euro, “oltre che – ha aggiunto Fulco – il consorzio si riprese questa piscina comunale nonostante fosse moroso nei confronti del Comune” e alle condizioni dettate dallo stesso Daippo.

IL PRIVATO CHE STABILIVA IL “GIOCO”

Per sintetizzare, in pratica l’ente avrebbe dovuto egli tenere le redini della trattativa ma che invece sarebbe finito, come dicevamo, per rincorrere il privato che a sua volta avrebbe dettato le “regole del gioco”.

Tra queste regole vi sarebbe stata anche la modifica delle tariffe della piscina, disciplinate da un regolamento Comunale, e che sarebbero state alterate a vantaggio del Daippo: “e il Comune – ha prosegueito la dirigente della Digos – accettava questa imposizione tant’è vero che si finisce, ad un certo punto, nel mese di dicembre 2018, per adottare una delibera di Giunta”.

Dopo la delibera si sarebbe così passati alla determina dirigenziale, firmata da Germinara, ed in conclusione alla convezione “con la quale il Comune riaffida a dicembre questo bene” al consorzio.

Un affidamento che non sarebbe privo di “ombre” secondo gli investigatori che parlano addirittura di trattative “clandestine per addivenire ad un accordo e che sarebbero avvenute al di fuori del palazzo comunale, al di fuori cioè degli uffici deputati a questo scopo, e durante le quali si sarebbero smussati gli angoli della “negoziazione per arrivare alle condizioni di affidamento della piscina: ovviamente stabilite dal privato ed a suo vantaggio. Almeno così ritengono gli inquirenti. Fonte: Cn24