Da Peppino a Swamy la via del cinema che la Calabria non vuol percorrere (di Gioacchino Criaco)

Da Peppino a Swamy la via del cinema che la Calabria non vuol percorrere

di Gioacchino Criaco

Peppino Fumo, sette anni fa, finì a tutta pagina sul NYT, paragonato ai migliori attori, una promessa assoluta: una profezia che forse lui ha avuto poca voglia di realizzare o, magari, realizzerà in futuro. Swamy Rotolo è su tutti i giornali per il David di Donatello vinto: anche lei è una profezia, e tutti vorremmo si realizzasse. I due hanno tantissime cose in comune: la bravura, il cinema, il racconto di un contesto famigliare, il Sud, la Calabria, Gioia Tauro.

Anime Nere e A Chiara, film pluripremiati, entrambi non sostenuti dalla film commission regionale: il secondo solo per un inghippo burocratico; il primo perché nessuno si degnò mai di riceverne i proponenti. Ma altri film sono stati sostenuti dalla fondazione calabrese, hanno avuto successo, vinto premi, ai David Freaks Out ha fatto il botto. Tutte le produzioni audiovisive girate in Calabria, sostenute o meno, hanno mostrato quanto nella nostra terra possa essere percorsa con vantaggi e successi la via del cinema, quanto sia remunerativo, quante professionalità ci siano, quante location.

Il mondo di celluloide ha dimostrato tutta la propria bontà, ha dato opportunità a ragazzi come Peppino, Swamy, tanti altri. È stato così prezioso che era sembrato naturale che la via del cinema sarebbe stata imboccata con decisione, per essere sfruttata dal punto di vista artistico, culturale, industriale. E invece no, stranamente, le vittorie, i successi, invece di confortare, determinare, sembra abbiano spinto al ridimensionamento, al ripensamento. Il cinema come immagine, attrazione turistica e la, solita, retorica: nuova narrazione della Calabria. La speranza è che i volti, intensi, sofferti, sognanti, di Peppino e di Swamy, diano nuova strada a una via che è quella giusta per rispondere a qualcuna delle, infinite, richieste dei ragazzi con la valigia.