Diamante e Riviera dei Cedri, quando c’era il turismo… (di Francesco Cirillo)

Questo turismo e l’altro…

di Francesco Cirillo

Partecipo al dibattito in corso sul turismo a Diamante che estenderei a tutta la Riviera dei Cedri con una mia analisi storica su quanto avvenuto negli ultimi 40 anni. Il turismo a Diamante ha avuto inizio negli anni 50-60 con l’istituzione della sede nel paese della Cassa di Risparmio come sede territoriale. E’ il palazzo in stile democristiano che ancora oggi si vede sul lungomare, sede oggi della CARIME.

La Cassa di Risparmio fece costruire dietro agli uffici sul lungomare, un grosso palazzo dove ogni estate i dipendenti della Cassa di Risparmio di tutta la Calabria, in prevalenza di Cosenza, potevano venire per estivare con l’intera famiglia. Quel palazzo dopo la dismissione della Cassa di Risparmio divenne proprietà del Comune che lo trasformò nella prima scuola media del paese. Con l’arrivo dei dipendenti della Cassa di Risparmio, i diamantesi si dettero da fare per cominciare a creare indotti. Il primo fu un gruppo di persone che si inventarono la Conchiglia, un bar con pista da ballo da noi chiamato “pista” dove venivano la sera da tutta la costa e da Cosenza stessa, per ballare con musica dal vivo, mangiare la pizza e buone pietanze marinare.

La Cassa di Risparmio fece anche costruire una ventina di spogliatoi in legno vicino al fiume concedendoli ad un marinaio di Diamante, Raffaele, che metteva gli ombrelloni per i bagnanti. Fu il primo stabilimento balneare. Diamante era terra amata dai cosentini che la scelsero, assieme ad altri paesi della costa, come meta per le proprie vacanze. Era un turismo sostenibile, tranquillo, fatto di famiglie e tutto funzionava alla perfezione. Diamante come sogno per tanta gente, che attirò subito anche investimenti con alberghi di qualità. L’ingegnere Pellegrino, di Milano, moglie diamantese, direttore delle Ferrovie dello stato, costruì l’Hotel Diamante attirando qui turisti milanesi e del Nord; l’ingegnere Gimigliano costruì l’Hotel Riviera Blu, portando altra gente da Cosenza e da Roma, l’ingegnere Pascale costruì l’Hotel dei Focesi, diventato meta di turisti stranieri, l’ACI scelse Cirella per il suo modernissimo albergo con bungalow, con turisti provenienti da tutto il mondo. C’erano le cedriere, l’agricoltura funzionava, i giovani lavoravano quasi tutti, i commercianti cominciavano ad ammodernarsi diventando tappa per tutta la zona per gli acquisti.

La spiaggia grande a Diamante ma anche le spiagge di Cirella, Santa Maria, Cetraro, Scalea, Praia, erano larghissime, piene di canneti e flora e dune di sabbia fantastiche. Il mare non avanzava mai oltre i canneti.

Poi ecco i porti, i lungomari, il taglio dei canneti e l’allivellamento delle spiagge e la forza del mare distruttiva. Alla fine degli anni 70, il sogno finì. Non solo a Diamante, in tutta la costa tirrenica, le mani della mafia si accaparrarono terreni e cominciarono a costruire mini appartamenti ovunque, attirando un turismo di massa che pensava di riscattarsi acquistando una casa abitacolo sul mare.

Il turismo cambiò volto in tutta la costa tirrenica, predatori di territori cementificarono ovunque grazie a sindaci e magistrati corrotti, impoverendo il territorio a favore di imprenditori senza scrupoli e costruttori abusivi che dalla mattina alla sera costruivano interi villaggi senza alcuna licenza e senza un piano regolatore.

“Do you remember” Villaggio Maradona a Scalea? Nella lotta selvaggia fra malavitosi per contendersi il territorio caddero decine e decine di cittadini innocenti, uccisi dalla mafia, la vittima più illustre fu Giannino Losardo che già nel 1980 cercò di fermare la speculazione edilizia, denunciando gli affari e le connivenze fra malavitosi e istituzioni (chi volesse saperne di più trovi il libro “Come nasce una mafia” del giornalista Luigi Perri). Il territorio si impoverì, perdendo, l’agricoltura, il cedro, il vino, gli ulivi, i giovani se ne scapparono tutti, mentre il territorio veniva completamente devastato.

Oggi siamo tutti vittime di questa politica, e sbaglia chi dice che venendo qui “porta soldi” e che saremmo morti di fame se non fossero venuti qui. Io dico che staremmo meglio, saremo tutti più ricchi e tranquilli, con un turismo sostenibile, amante delle popolazioni locali, delle loro tradizioni, della loro cultura come lo era prima. Se oggi alcune cose sono ingestibili, dal mare sempre pulito come lo vorrebbero in tanti, ai servizi, è perché è insostenibile questo tipo di turismo e hai voglia di lamentarsi, perché fino a quando saremo un milione e mezzo in un territorio di 125 mila residenti la situazione sarà sempre così. E’ legittimo lamentarsi di tutto, ma pensare che moriremmo di fame se non ci fosse ilo turismo, è offensivo per noi tutti calabresi che viviamo qui 12 mesi l’anno con tutti i problemi che ben si conoscono. Il popolo calabrese ha sempre saputo sollevarsi, e vivere con dignità anche sotto le peggiori occupazioni, da quelle spagnole, a quelle francesi, inglesi, arabe.