Diamante: le pagliacciate di Don Magorno, il sindaco sbruffone

Don Magorno, il sindaco sbruffone di Diamante

Oramai Don Ernesto Magorno è diventato una macchietta, e basta andare sulla sua pagina Facebook per ridere di gusto di tutte le sue inutili ed enfatiche dirette, nelle quali si fregia di fare questo e quest’altro, sbeffeggiando i suoi stessi concittadini che si permettono di criticare il suo operato (capirai lo statista…).

L’ultima l’ha fatta qualche ora fa, offendendo addirittura una donna, una professionista seria che si chiama Elena Scrivano, è stata capo dell’ufficio stampa del Comune di Cosenza per 30 anni e ha detto e scritto soltanto la verità ovvero che il mare di Diamante è sporco, come testimoniano le foto che la stessa giornalista ha pubblicato. E che tutti – ma proprio tutti – hanno potuto verificare guardando lo stato pietoso del mare. Ebbene, Don Magorno ha avuto il coraggio barbaro di dire che non è vero facendo ridere ancora una volta tutta l’Italia nell’atto di bere (!) quell’acqua… L’ha chiamata “pseudochiacchierona” questo gran tamarro e buzzurro, che crede di essere intoccabile solo perché protetto sia dalla mafia sia dallo stato deviato. Roba da vergognarsi, se Don Magorno sapesse cos’è la vergogna.

Don Magorno lo sbruffone vuole solo codazzi al suo seguito, giornalisti che lo ossequiano e lo omaggiano, cittadini che lo applaudono al suo passaggio. Nei fatti, invece, fino ad oggi, a pochi mesi della sua elezione non ha fatto praticamente niente. Anzi, qualche cosa l’ha fatta: ha cominciato a pagare le cambiali per i voti. Quelle dei suoi amici costruttori per primi, naturalmente. Palazzinari che si preparano a breve ad assaltare e cementificare il territorio, come sta facendo il suocero sulla statale 18 col costruendo nuovo ipermercato Conad, o con il suo consigliere Lombardi, e vedremo cosa ci riserverà il suo nuovo alleato e consigliere personale, lo speculatore per eccellenza Savarese (e siamo stati fin troppo teneri). I tre ormai si vedono circolare liberamente negli uffici comunali, con carte nelle mani e dispensando consigli e direttive a tutti. Una veranda, un ampliamento di terrazza, una trasformazione in abitazione di un garage, un terreno agricolo da trasformare in edificabile, non si nega a nessuno. Siamo veramente al ridicolo. 

Dalle dirette Facebook fatte quotidianamente dal sindaco sbruffone (chissà se ne farà una anche oggi da Roma, visto che deve leccare il culo al suo padrone Renzi per il calendario della crisi da spiaggia di Salvini…), sappiamo che a Diamante tutto fila liscio, tutti stanno bene e soprattutto tutti sono sicuri, dal momento che ha trasformato un paese libero in una cittadella militare, piena di cani antidroga, vigilantes, carabinieri e vigili, che controllano il passaggio dei turisti e delle loro abitudini. Guai a camminare scalzi, o in costume, o a torso nudo, o con una birra in mano, o a suonare con la chitarra in qualche vicolo la sera, o ad assembrarsi fra giovani rollandosi una sigaretta. La famosa movida adamantina che ci faceva partire la sera da Cosenza e da Paola, ed arrivare fino a Diamante, certi di trovarvi vita e gente allegra, è scomparsa. La discoteca è chiusa, così quei locali che facevano musica e che servivano da bere liberamente, dando la possibilità di sedersi sui gradini delle scalinate, ascoltando musica dal vivo.

Don Magorno lo sbruffone non ha neanche fatto quanto dichiarato in campagna elettorale e cioè che avrebbe ottenuto l’area del porto. Abbiamo aspettato l’8 agosto, speranzosi di vedere questo “coraggioso” sindaco mettersi la fascia e riprendersi il cantiere fantasma del porto, ed invece eccolo scendere nell’area circondato da altri accondiscendenti sindaci della costa tirrenica che sperano di ottenere qualche finanziamento promesso o ottenere qualche posto nelle prossime elezioni regionali, senza concludere un bel niente. Soltanto l’ennesima pagliacciata. 

Una diretta che neanche Totò avrebbe fatto di meglio, una comica vera e propria, giusto il tempo per una fotografia e scappare subito dopo dall’area, che rimane sigillata ed interdetta a tutti, finanche ai pescatori, ai quali per qualche voto aveva promesso di poterli fare entrare almeno nel periodo estivo. L’area rimane proprietà del concessionario, che li sbeffeggia forte dei suoi legami massonici, dei Rup della Regione ben pagati e padroni assoluti della zona, anche se indagati insieme al governatore Oliverio. E chissenefrega della magistratura… Tanto sia Gratteri sia Bruni, nulla possono contro lo strapotere della massomafia calabrese, intrallazzata a doppio filo con i numeri uno ovvero quelli del clan Grande Aracri.

Gli ingegneri del porto fantasma, del resto, sono gli stessi dell’inchiesta Lande desolate (Veltri, Tucci e Zinno) e contro di loro non si mettono né Oliverio né tantomeno lo sbruffone don Magorno, con i quali invece intesse riunioni segrete all’interno del suo ufficio al Comune. Ne ha fatte due, da quello che abbiamo letto nei comunicati stampa e di cosa si sia parlato in queste riunioni nessuno lo sa. Se questi ingegneri hanno chiesto tangenti per l’aviosuperficie di Scalea, per piazza Fera a Cosenza e per la funivia a Lorica, perché non lo avrebbero dovuto fare anche per il porto di Diamante?  Ma di questo lo sbruffone, che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, non parla…

Ora vive sugli allori e spera addirittura in un posto da sottosegretario nel governo balneare che verrà sotto le insegne di Renzi e Grillo. Ma tutti i calabresi sanno chi è e quando lo vedono passare fanno come con il mitico Pippo della celeberrima canzone: ridono e gli dispensano pernacchie a volontà. Ciao Don Magorno, prima o poi la pacchia finirà anche per te e allora ci faremo due risate e, come dicono a Roma, denunciami sto…