Scala Coeli, disastro ambientale. Tutti zitti: non disturbate la potentissima “Bieco Srl”

Caro direttore,

vorrei porre la sua attenzione sulla tragicomica vicenda dell’ampliamento della discarica di Scala Coeli. La società Bieco s.r.l. dei fratelli Eugenio e Walter Pulignano, che si occupa dello smaltimento di rifiuti per numerosi comuni e in più gestisce una discarica, nel 2017 aveva richiesto l’autorizzazione di impatto ambientale per l’ampliamento della discarica di Scala Coeli.

L’ampliamento interessa un impianto di circa 93 mila metri cubi, autorizzato nel 2010 nonostante i tanti vincoli esistenti sul territorio ad iniziare dalla presenza di coltivazioni Doc e Dop che caratterizzano la meravigliosa Bio-valle del Nicà, un pezzo di terra incontaminata che il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria – guidato all’epoca dal famigerato generale Graziano – ha danneggiato permanentemente. Una discarica che è stata esaurita facendo passare i camion su una strada provinciale – di competenza della Provincia di Crotone – interdetta al traffico per le gravi condizioni strutturali. Divieto che nessuna forza dell’ordine o prefettura ha mai fatto rispettare. Inoltre, i mezzi che raggiungono la discarica devono guadare un torrente nel quale finisce il percolato che fuoriesce dai camion. E che il 22 giugno per cause ancora da chiarire è finito tutto nel fiume… e poi nel mare Jonio.

Su questa discarica è stato proposto un ampliamento che ingrandisce di 12 volte l’impianto. Ampliamento che è stato alla fine autorizzato ma che è ancora sub iudice e si spera che il sequestro di ieri possa essere decisivo. In sede di Consiglio di Stato, cui ha fatto ricorso Legambiente, l’atto di intervento presentato a firma del presidente nazionale Stefano Ciafani, ha evidenziato e dettagliate tutte le criticità relative alla discarica che vanno dalla violazione alle disposizioni del Piano Regionale Rifiuti, alla violazione delle prescrizioni urbanistiche vigenti per carenza di conformità all’intervento proposto, alla mancata sdemanializzazione delle aste demaniali, alle criticità relative alla viabilità, al corso d’acqua Vallone – Pipino considerato nel piano di assetto idrogeologico 2016 a pericolosità idraulica elevata, alla violazione della normativa sulle aree percorse da incendio.

La Regione Calabria per diversi anni non si è pronunciata e nel 2018 la Bieco ha fatto ricorso al TAR per la nomina di un commissario ad acta. Dal prefetto di Cosenza è stato nominato come commissario ad acta il dottor Antonio Infantino già dipendente del comune di Rende (comune capofila d’interesse nello smaltimento di rifiuti in Scala Coeli),  che lei ha già dipinto per quello che è… Dato che mancavano palesemente i presupposti per esprimere un parere favorevole alla società richiedente l’ampliamento, nel 2019 Infantino magicamente si dimette.

L’architetto Giuseppe Bruno

Il nuovo commissario ad acta questa volta è un dirigente del comune di Cosenza, l’architetto Giuseppe Bruno. Che succede a questo punto? I terreni sui quali sorge la discarica che dovrebbe essere ampliata sono attraversati da corsi d’acqua che risultano essere ancora attivi. Il proprietario di questi corsi d’acqua è l’Agenzia del Demanio che sostiene che questi corsi non si prestano per essere eliminati e pertanto non autorizza la sdemanializzazione. L’Agenzia del Demanio ha quindi rilasciato un parere negativo all’ampliamento della discarica.

Il mitico architetto Bruno, che è pagato dalla Regione Calabria e dovrebbe avere a cuore gli interessi dei cittadini, come troppo spesso capita difende senza vergogna gli interessi del privato e in questo caso della Bieco S.R.L.

Da evidenziare che tutto ciò accade nel silenzio più totale dei comuni limitrofi alla discarica come ad esempio quello di Cariati che in un mondo normale dovevano essere i primi ad opporsi al decreto autorizzativo di amplimento. Quindi indisturbato il dottore Bruno effettua una paradossale considerazione: una volta che verrà realizzato l’ampliamento le aree demaniali diventeranno sdemanializzabili perchè non più attive. Infischiandosene totalmente del parere del demanio, Bruno dice “Si” all’ampliamento.

Per fortuna l’Agenzia del Demanio fa ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria e lo vince. Il provvedimento di Bruno viene sospeso. Fa sorridere constatare che nel frattempo la Bieco aveva iniziato i lavori di ampliamento senza aspettare neanche la sentenza del Tar. Il silenzio tombale calato successivamente su questa vicenda conferma, ancora una volta, che vengono prediletti gli interessi dei potenti a discapito della società. Vorrei fare anche un appello al prefetto chiedendole di scegliere con più criterio i commissari. Considerato che, finalmente, questa discarica è stata sequestrata. Grazie per l’attenzione.