“Rimborsopoli”: ecco tutti i soldi che (ci) hanno rubato. La Hit parade dei ladri

Sono passati cinque anni e mezzo e noi non dimentichiamo. Specie se quella vicenda è ritornata periodicamente di grande attualità perché determinò l’epurazione di molti politicanti al contrario di quanto è accaduto più recentemente con il principe dei ladri ovvero Mario Oliverio alias Palla Palla e con tutta la pletora di mafiosi che fa da contorno ancora oggi al principe degli idioti ovvero Nino Spirlì. Tuttavia, anche quel “terremoto” era grave e in fondo, i protagonisti pardon i LADRI, sono sempre e comunque loro.

Era il 26 giugno 2015 quando la Calabria si svegliò con un vero e proprio terremoto politico-giudiziario, quello di “Rimborsopoli” con l’inchiesta della Procura di Reggio sui rimborsi gonfiati dai consiglieri della passata legislatura.

Nel registro degli indagati figuravano e figurano ancora tutti gli assessori in carica allora e poi immediatamente cacciati dal presidente Oliverio, così come il presidente del Consiglio, Antonio Scalzo. Si trattava del vicepresidente Vincenzo Ciconte e dell’assessore Carlo Guccione, tutti in quota al Pd, a cui si aggiungeva anche un altro assessore, Nino De Gaetano, dello stesso partito, finito ai domiciliari. De Gaetano aveva anticipato Oliverio e si era dimesso da solo. Guccione iniziò un percorso di dura opposizione a Palla Palla fino a quando qualcuno ebbe la meravigliosa idea (!!!) di candidarlo a sindaco di Cosenza.

Ai domiciliari era finito anche Luigi Fedele, il cui coinvolgimento era relativo al periodo in cui, nella passata legislatura, ricopriva il ruolo di capogruppo del Pdl in consiglio regionale.

Tutti gli indagati (27) furono destinatari di provvedimenti di sequestro di beni per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro. I reati contestati sono di peculato e falso.

I divieti di dimora

adamo
Gli ex consiglieri colpiti da divieto di dimora furono Nicola Adamo (ex consigliere ed ex capogruppo del Pd), Alfonso Dattolo (ex assessore all’Urbanistica, Udc), Giovanni Nucera (Pdl) e Pasquale Tripodi (ex Udc, poi Centro democratico).

Nicola Adamo è rimasto a Roma, col divieto di dimora, fino a Natale 2015. Poi è stato gradatamente “liberato” ed è tornato a fare danni. Come sempre.

Le indagini
In particolare, le indagini, effettuate anche a mezzo intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, hanno consentito di individuare diverse discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei Gruppi Consiliari Regionali degli anni 2010/2011/2012 e quanto documentato mediante le presentazioni del rendiconto” annuale”, celando il corretto impiego istituzionale per cui i fondi pubblici erano stati destinati. In alcuni casi è stata riscontrata anche la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dalla regione un doppio rimborso.

«L’operazione – spiegava il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – riguarda i contributi regionali per le spese istituzionali, che nel caso di alcuni gruppi sono risultati utilizzati per spese meramente personali».

Cafiero De Raho
Cafiero De Raho

Nelle indagini dei mesi scorsi (il primo blitz della Gdf è del 5 dicembre 2013) era emerso che nei bilanci di quasi tutti i gruppi del consiglio regionale della Calabria sarebbe rientrato di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero e ai tablet.

Secondo quanto accertato dalla Gdf i soldi pubblici, ufficialmente destinati a finanziare le spese istituzionali delle singole formazioni politiche, dal 2010 al 2012 sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar, cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con la Regione Calabria nulla avevano a che fare. Con i soldi del Consiglio e dei gruppi consiliari sarebbero stati pagati anche benzina, consulenze, affitti, collaborazioni, cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi, batterie, ventilatori, ipad, telefonini, ricariche cellulari, spesa familiari, set di valigie.

«Leggendo gli atti dell’inchiesta – sottolineava il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, subentrato a Ottavio Sferlazza nel frattempo diventato capo della Procura di Palmi – emerge una solidità degli elementi di prova incredibile. I fondi sono stati gestiti in larga parte in violazione delle leggi che la Regione Calabria si era data. L’indagine ha permesso di accertare la non congruità e non idoneità delle spese con attività istituzionali, ma anche l’inesistenza delle spese. Tarsi, viaggi all’estero, stampa di volantini elettorali, mezzi informatici, pagamento di bollette e multe, gratta e vinci, gadget, materiale edile: fra le spese dei gruppi è stato rendicontato anche questo. I capogruppo, secondo quanto prevede la legislazione regionale, avevano l’obbligo di verificare la conformità delle spese. Nonostante le giustificazioni addotte dagli indagati, una consistente parte di queste spese non ha trovato giustificazione alcuna. Per questo per la Procura di Reggio Calabria si è realizzato un delitto di peculato».

ECCO QUANTO CI HANNO RUBATO I LADRONI DELLA POLITICA

Nino De Gaetano, Nicola Adamo, Enzo Ciconte, Carlo Guccione, Ferdinando Aiello, lo stesso Sandro Principe (che figura!!!), tutti leader riconosciuti di questo cesso di partito che è il Pd, sono stati beccati con le fatidiche mani nella marmellata. Rubavano allegramente.

Chi centinaia di migliaia di euro, come il prode Nicola Adamo, che si è fatto revocare l’obbligo di dimora grazie alle sue “coperture” quando avrebbe meritato ben altro. A braccetto con Nino De Gaetano, indiscusso leader della hit parade di Rimborsopoli, notoriamente intoccabile perchè era l’uomo della ‘ndrangheta dentro la giunta.

Ferdinando Aiello
Ferdinando Aiello

Ma hanno rubato anche tutti gli altri. Perchè i 40mila euro che Ferdinando Aiello ha “solato” allo stato devono far indignare la gente esattamente come i 278mila euro di Nicola Adamo. Soprattutto perchè Aiello è stato addirittura rivalutato dal premier Renzi in quota Carbone.

E che dire di Carletto Guccione? Dopo i fasti del concorsone, quando (finalmente!) aveva preso il posto che più gli si confaceva ovvero quello di portaborse, lo scandalo di Rimborsopoli lo ha disarcionato da quel posto di assessore che gli sarebbe servito per mantenere le migliaia di promesse che ha fatto per diventare il consigliere regionale più votato.

guccione-al-modernissimoE invece niente, ha rubato anche lui: 27mila euro in prima battuta, poi dimezzati a 13mila 500 euro dal Tribunale della Libertà.

Insomma, Guccione si era “fatto” una tredicimilacinquecento euro che gli sarà servita per qualche affare da sistemare. No, non dobbiamo minimizzare perché sempre di furto si tratta. E, in tutta sincerità, quei soldi avrebbero fatto comodo a chiunque. Quindi perché a lui dev’essere concesso e agli altri no?

Più o meno lo stesso discorso per quelli che chiudono la classifica dei ladri ovvero Mimmo Talarico e Salvatore Magarò, che sono passati per anni come facce pulite e invece sono ladri a tutti gli effetti anche loro, con tanto di condanna per danno erariale della Corte dei Conti. Una “tredici” per Talarico, una “dodici” per Gallo e una “sei” per Magarò… E dire che in tutti questi anni questi soggetti hanno fatto, a parole, gli spadaccini della legalità. Talarico, poi, ha un record difficilmente eguagliabile avendo cambiato partiti come calzini e alleandosi addirittura con i Cinghiali (!) in tutti questi anni per continuare a restare a galla.

All’elenco vanno aggiunti i consiglieri Giuseppe Gentile (della famiglia dei Cinghiali di Cosenza), Antonio Scalzo, Francesco D’Agostino, Giuseppe Neri e Giuseppe Graziano (il famigerato Generale) che hanno dovuto restituire 63.732  euro a testa, secondo i calcoli stabiliti dalla Sezione giurisdizionale regionale per la Calabria della magistratura contabile.

Che tristezza… Ma ecco la classifica dei “ladri”.

RIMBORSOPOLI, LA HIT PARADE DEI SEQUESTRI

1. NINO DE GAETANO 410MILA EURO
2. LUIGI FEDELE 399MILA EURO
3. GIOVANNI BILARDI 357MILA EURO
4. NICOLA ADAMO 278MILA EURO
5. PASQUALE TRIPODI 186MILA EURO

6. ALFONSINO GRILLO 95MILA EURO

7. MARIO MAIOLO 88MILA EURO

8ENZO CICONTE 68MILA EURO

9. PINO GENTILE, ANTONIO SCALZO, FRANCESCO D’AGOSTINO, GIUSEPPE NERI, GIUSEPPE GRAZIANO 63MILA EURO

14. MARIO FRANCHINO 47MILA EURO

15. FRANCESCO SULLA 42MILA EURO
16. FERDINANDO AIELLO 40MILA EURO
17. SANDRO PRINCIPE 35MILA EURO

18. AGAZIO LOIERO 28MILA EURO
19. CARLO GUCCIONE 27MILA EURO, POI DIMEZZATI A 13.500EURO
20. DOMENICO TALARICO 13MILA EURO

21. SALVATORE MAGARO’ 6MILA EURO

Secondo il gip di Reggio Calabria Olga Tarzia “l’omesso controllo dei capigruppo era deliberatamente ispirato a una logica di compiacente e colpevole condivisione di certi metodi di sfruttamento parassitario di cospicue disponibilità finanziarie di natura pubblica che, senza alcun pudore, ma semmai con spregiudicato disprezzo delle regole, sono state utilizzate per finanziare spese personalissime con una scandalosa tracotanza, mentre le funzioni legislative e quindi costituzionali esercitate avrebbero dovuto ricordare agli odierni indagati, in ogni momento, che la vita pubblica esige rigore e correttezza, tanto più che si tratta di soggetti che possono contare su cospicue indennità di funzione che ne assicurano indipendenza e prestigio sociale”.