È arrivat u guagnun (di Giulio Novello)

È arrivat u guagnun

di Giulio Novello

U ziaredd è appoggiato su una vecchia sedia sbilenca che si è portato da casa. Intorno a lui la folla festante che fino a pochi minuti fa accompagnava con crescendo di olè l’arrivo di conferme schiaccianti dai seggi, lo circonda lambendolo in un abbraccio protettivo.
Seppure nella calura opprimente del primo vero giorno di un’estate che sembrava non dovesse arriavre più, c’è un’aria incredibilmente fresca, una nuova brezza che sussurra gioisa tra le fronde degli alberi del quartiere Matassa.
U ziaredd alza la testa e guarda in fondo alla via, scorge qualcosa e grida “è arrivat u guagnun”.

Tutti si girano all’unisono, pochi secondi di improvviso e irreale silenzio, e dalla penombra della strada illuminata a metà, “u guagnun” sbuca fuori.
Avanza col passo da guascone, un tentativo un po’ goffo di mascherare l’emozione, probabilmente non ha ancora realizzato, come tutta la gente in strada del resto, quel che è appena successo.
Il silenzio si rompe, le mani battono l’una sull’altra in un fragoroso crescendo, saltano i tappi delle bottiglie, il gracchiare cacofonico delle trombette da stadio diventa suono armonico a cornice dei sorrisi che si allargano. La folla corre incontro a “ru guagnun”, gli amici di una vita, i compagni di avventura, gli ultimi arrivati e pure u ziaredd, con i suoi tempi claudicanti.
Abbracci, baci, geiser di champagne si levano e ricadendo inzuppano gli abiti delle signore ben vestite che per una volta non pensano al conto della lavanderia ma sorridono anche loro.
Flavio ha vinto, lo sapevamo tutti che sarebbe successo, anche quelli che, temendo chissà quale inverosimile sciagura, han dato fondo a qualunque rito scaramantico fino ad un secondo prima che suonasse la sirena.
Flavio ha vinto senza rumore, con la semplicità, la naturalezza e la passione di una persona normale. Normale come la città che un giorno riuscirà a costruire.
La suggestione di queste ore non è descrivibile, è quella stessa suggestione che “u guagnun” ha contribuito a creare che sarà il suo primo e poderoso avversario, riuscire a soddisfare l’aspettativa e la speranza che è sbocciata in ognuno sarà impresa titanica, considerando quanto malandato sia il cantiere in cui dovrà andare a mettere mano, forse impossibile. Ma questo sarà il pensiero di domani. Oggi, pur onorando i vinti a prescindere, si faccia festa, e sia resa la giusta gloria ai vincitori.Perché Flavio ha vinto, ma non ha vinto solo Flavio.
Dietro di lui, ci sono tanti amici che con lui han condiviso gioie, dolori e delusioni, persone che conosciamo tutti, facce pulite che con passione han lavorato insieme in tutti questi anni; che finalmente ora riscuotano il meritato riconoscimento, sono loro l’esempio che tutti dovremo seguire, anche loro sono “i guagnuni”.
Con lui c’è la ragazza dai capelli biondi che gli corre incontro e gli getta le braccia al collo lasciandosi andare ad un pianto di irrefrenabile gioia.
Con lui c’è, come il sottoscritto, chi salì sul carro del vincitore tre anni fa, con colpevole ritardo e portandosi dietro nel tempo un terribile rimpianto che oggi finalmente potrà essere accantonato.
Con lui c’è chi mai avrebbe sognato di votare un candidato in odore di sinistra e che invece, finalmente dimentico di quella distinzione ideologica che in tempi moderni non ha probabilmente neanche più senso di esistere, ha accettato di andare contro se stesso.
Con lui c’è chi è riuscito a rompere l’abitudine, la passiva adesione ad un sistema che sembrava ormai ineluttabile, fatto di promesse roboanti ma lapalissianamente irrealizzabili già nel momento stesso in cui venivano formulate, fondato non sul trionfo delle idee ma sulla telefonata agli amici degli amici, perché 51 giornate valevano un voto ed anche di più.
Con lui c’è u ziaredd, ora ha chiuso la sedia ed è tornato a casa con una strana sensazione addosso, un misto di soddisfazione e speranza che forse però ancora non è riuscito a interpretare, è qualcosa che in tanti anni non ricorda di aver provato.Flavio ha fatto il suo, ora gli toccherà la “normale” amministrazione, a noi invece il compito di continuare ad alimentare questo Zefiro brioso, di mantenere sveglia e vispa questa coscienza per così tanto assopita, con la speranza che questa possa diventare un focolaio virale per la Calabria tutta, terra nostra di lacrime e sangue che peroò stamattina si è svegliata con un sorriso.

Corigliano Rossano s’è desta. e anche “u ziaredd” lo ha capito.