Edilizia sociale: i 5 milioni di Dodaro, un bando da revocare e il silenzio della politica

Un perverso, “legale” e lucroso accordo tra alcune imprese e cooperative edili e la Regione ha fatto fluire e fa fluire ancora nelle casse delle ditte fior di milioni ben prima di mettere su persino un mattone. In ballo ci sono i 155 milioni di fondi pubblici per la cosiddetta edilizia sociale, 4mila case che non ha visto e forse non vedrà mai nessuno. 

In mezzo a questa storia ci sono tutti i più famosi “palazzinari” della città e della provincia di Cosenza. Tutti legati a doppio filo al “regista” di questa squallida operazione, l’immarcescibile Pino Gentile.

Pino Gentile
Pino Gentile

C’è la famiglia Lapietra, incontrastata leader del mercato edilizio della costa ionica, lo sponsor migliore della “politica” di Pino Gentile.

C’è la famiglia Grimoli, rappresentata da William, figlio di Mario. Rappresenta la Cooperativa Casabella, diretta emanazione di LegaCoop, il cui presidente è William Grimoli, figlio di Mario, costruttore che ha già “precedenti di polizia” per dirla col procuratore di Roma Pignatone, visto che la famosa “Dama nera” parla anche di lui nell’inchiesta sulle tangenti Anas.

C’è il potentissimo Nino Tallarico, che continua a costruire grattacieli a via degli Stadi.

Ci sono gli altrettanto potenti fratelli Cava, che costruiscono da generazioni.

C’è il rampante Giovanni Pianini, cognato di Gianfranco Scarpelli, uno dei tanti “camerieri” (con tutto il rispetto per chi svolge, per passione o per bisogno, questa professione) di Tonino Gentile, fratello di Pino.

E, dulcis in fundo, c’è Francesco Dodaro, figlio di Mario, ucciso dalla ‘ndrangheta, ma che evidentemente si è riposizionato alla grande nel “sistema legale” della nostra regione. Dodaro ha preso in mano le redini del Quotidiano della Calabria, oggi del Sud, fin dalla fine degli anni Novanta. Formalmente non è più l’editore del giornale ma sostanzialmente (visto che la redazione e il centro stampa sono a Castrolibero) è una sorta di “editore ombra”, come risulta chiaramente a tutti. E nel frattempo si è occupato anche di altro. Il salumificio ereditato dal padre (produzione dimezzata), i supermercati (oggi falliti) e da qualche tempo anche il settore costruzioni.

doda

Oggi, nonostante la procura della Repubblica di Catanzaro abbia notificato ai diretti interessati l’avviso di conclusione indagini, la Regione continua a far circolare soldi e a commettere passi falsi. E a dimostrare a tutti come le giunte Scopelliti e Oliverio siano in perfetta simbiosi. Una giunta regionale appena appena prudente avrebbe immediatamente revocato in autotutela il bando non solo sotto inchiesta ma con indagini ufficialmente concluse. E invece niente.

In data 5 settembre, il Dipartimento numero 6 (Infrastrutture, Lavori pubblici, mobilità) e in particolare il Settore 4 (Politica della casa, Edilizia residenziale pubblica) ha dato il via libera all’assegnazione di 5 milioni di euro alla Finind (Finanziaria industriale) Srl.

Si tratta della società con la quale il gruppo che fa capo all’imprenditore Francesco Dodaro ha chiesto cospicui finanziamenti alla Regione per realizzare alloggi da cedere (in locazione) nel Comune di Cosenza. E si tratta proprio dell’ormai celeberrimo bando dell’edilizia sociale, quello lanciato dalla giunta Loiero e poi annullato dalla giunta Scopelliti attraverso Pino Gentile per favorire e finanziare le imprese amiche.

La notizia rasenta l’incredibile o se volete il grottesco. Le motivazioni sono molto semplici.

Quando si parla delle illegalità portate avanti dai dirigenti regionali Giovanni Laganà e Antonio Capristo (il “leggendario” ingegnere che lavorava alla Regione ma era anche progettista dell’impresa Lapietra di Rossano) nell’avviso di conclusione indagini si legge quanto segue.

“… Giovanni Laganà, nella qualità di dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture e Lavori pubblici e Antonio Capristo, nella qualità di dirigente di settore pro tempore dello stesso Dipartimento… ponevano in essere una condotta configurante un vero e proprio sviamento di potere inerente la funzione dagli stessi esercitata, privilegiando interessi collidenti con l’interesse pubblico, vieppiù manifestata dalla sostanziale non applicazione di norme di legge – art. 13 della legge n.59/1992 e art. 65 della legge regionale n. 36/2008 – approvando il nuovo bando concernente l’edilizia sociale regionale… e adottando poi una successiva integrazione affatto motivata, volta intenzionalmente a procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale a talune imprese/cooperative concorrenti…, consistito nell’indebito ottenimento di concessione di finanziamenti regionali”.

LE IMPRESE/COOPERATIVE

E veniamo alle imprese coinvolte.

Cooperativa Casabella (diretta emanazione di LegaCoop, il cui presidente è William Grimoli, figlio di Mario)

Cooperativa Rinascita

Cooperativa Valentina (che fa capo a Santo Fuoco)

Cooperativa Il Parco (che fa capo a Bina Sprovieri)

Impresa Lapietra (che fa capo alla potentissima famiglia di Rossano)

Impresa Sannilo Re

Cooperativa Di Vittorio

Impresa Scigliano

Impresa Via Rivocati e Impresa Arteg (quelle che fanno capo a Giovanni Pianini, il cognato dell’uomo di fiducia di Tonino Gentile ovvero Gianfranco Scarpelli)

Finanziaria Fratelli Dodaro (quella che fa capo all’imprenditore Francesco Dodaro)

Impresa Berna Francesco

Impresa Rex Srl

Impresa Socoim (che fa capo all’imprenditore Franco De Caro)

Impresa edile Fratelli Cava

Impresa Cedes

Impresa Simea (che fa capo ad Antonio Tallarico, quella che ha costruito e costruisce ancora grattacieli su via degli Stadi)

Impresa Cgf

Impresa Cofer

Poggio Verde

Secondo l’accusa, Laganà e Capristo hanno violato la legge “… inserendo nel nuovo bando di concorso che le ditte partecipanti, tra le quali quelle in argomento, potessero partecipare anche in assenza della prescritta preventiva iscrizione all’Albo nazionale delle società cooperative edilizie di abitazione e dei loro consorzi” (in violazione dell’art. 13 legge 59/1992)…”.

E ancora, “… modificando in maniera del tutto immotivata, con il successivo decreto n. 287/11, i requisiti di partecipazione in modo da consentire alle medesime imprese interventi più consistenti altrimenti non attuabili…”.

Ebbene, nonostante tutto questo can can, sotto banco, aumm aumm come direbbero a Napoli, ancora si sganciano soldi a questi egregi signori. Cinquemilionicinque a Dodaro per il bando dell’edilizia sociale sotto inchiesta e silenzio (quasi) assoluto per consentire al buon Francesco di prendersi la “pila”… Anche da parte di quei politici che si sono staccati da Oliverio dopo l’esclusione di Carlo Guccione per lo scandalo di “Rimborsopoli”. 

Per il momento ci fermiamo qui. Presto passeremo all’esame delle singole posizioni dei “palazzinari”.

1- (continua)