Emergenza Covid: 13 mesi di chiacchiere dei soliti politici pronti a ricandidarsi

Sono passati quasi 13 mesi da quando l’allora premier Conte annunciò alla nazione l’inizio del lockdown. In meno di un mese la pandemia aveva praticamente messo a nudo le gravi criticità della sanità pubblica, obbligando l’allora governo a disporre “la chiusura totale della nazione” onde evitare il diffondersi con rapidità del virus. Dall’inizio della pandemia fu subito a tutti chiaro la totale incapacità della sanità pubblica di far fronte alla grave emergenza sanitaria in atto. Il saccheggio subito, da parte della solita politica corrotta, venne a galla in maniera limpida e innegabile: strutture ospedaliere fatiscenti, ospedali privi di terapie intensive, saturazione dei posti letto in meno di un mese.

Da allora tutto è rimasto come il primo giorno di questa inesorabile disgrazia: ospedale strapieni, servizi ai pazienti inesistenti, tamponi che te lo dico a fa, vaccini non ne parliamo proprio. Mentre nel resto del mondo e in Europa gli stati si sono ben organizzati, anche producendo in proprio il vaccino, in Italia, che ricordiamo essere la quinta potenza mondiale, siamo come eravamo il primo giorno di quasi 13 mesi fa: ospedali intasati, contagio alle stelle, centinaia di morti al giorno, e una campagna di vaccinazione che stenta a decollare. In 13 mesi non un piccolo passo avanti è stato fatto: nessun ospedale chiuso è stato riaperto, e nessun posto letto aggiuntivo è stato creato.

Eppure è questo che avevano promesso i politici all’inizio della pandemia: riapriremo gli ospedali chiusi e assumeremo nuovo personale medico. Ma come sempre accade in Italia, alle promesse non seguono mai i fatti. Neanche questa emergenza, che ha oramai ridotto in ginocchio milioni di persone, è riuscita a smuovere le loro coscienze. L’unica cosa per cui si muovono è il proprio tornaconto personale. E questo perché per loro viene prima l’interesse della paranza, e poi non possono certo disturbare gli affari degli amici degli amici proprietari delle tante cliniche private accreditate: riaprire ospedali chiusi significa “togliere lavoro” alle cliniche degli amici degli amici che potrebbero restarci male. Meglio far morire la gente che tanto qui in Calabria, e in Italia, non si incazza mai nessuno. A noi calabresi i politici corrotti possono farci di tutto che nessuno osa lamentarsi (FB a parte). Di più: in tanti non vedono l’ora di rivotarli, come premio per aver distrutto la vita e l’economia di una intera regione.

La triste scena delle ambulanze in fila davanti al Pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza è l’immagine chiara della totale mancanza di umanità e di rispetto per i cittadini da parte di questa classe politica che meriterebbe solo calci in culo, ma che invece viene ancora “giustificata” da tanti cittadini, magari in debito con loro. In 13 mesi non hanno mosso un dito per rendere più dignitosa l’accoglienza e l’efficacia sanitaria nella nostra regione. E non provano vergogna. Della grave condizione in cui versa la regione non gliene frega niente. L’egoismo è l’unico sentimento che conoscono. E le loro parole, come tutti potete constatare di persona personalmente, si sono rivelate ancora una volta sporche bugie.

Tra poco verranno di nuovo nelle vostre case per chiedervi il voto, quando verranno, ricordatevi di questa foto e dei tanti morti che questa pandemia ha provocato. Provate a chiedergli perché non hanno fatto niente. E vedrete che ancora una volta, anche di fronte ai morti, vi diranno che il loro impegno è stato e sarà sempre a favore dei cittadini, e che i cattivi sono gli altri. Non si faranno scrupoli nel raccontarvi l’ennesima bugia perché sanno bene che di gente disposta a credere ancora, nonostante i tanti morti, alle loro spregevoli bugie questa terra ne è piena.