Euro 2021, la finale di Berardi/1. “Bera, comincia tu!”: Mimmo segna e dissolve i 57mila fischi inglesi

Quando comincia la lotteria dei calci di rigore, il sorteggio decide che saranno battuti sotto la curva degli inglesi e che dovremo iniziare a batterli noi, gli Azzurri. Il “Mancio” ha espresso un desiderio: “Bera, comincia tu!”. In quella frase categorica c’è un po’ tutto l’Europeo di Mimmo Berardi da Bocchigliero, Calabria, Cosenza, Sila e di Roberto Mancini.

Il rapporto tra “Bera”, il ragazzo di Calabria maturato con qualche anno di ritardo e il “Mancio” – che di ritardi ne capisce visto che da calciatore con la Nazionale non è riuscito a vincere niente e ora sfonda da tecnico dopo vent’anni – si è cementato piano piano, col tempo. Quando Mancini allenava l’Inter, Berardi a San Siro col suo Sassuolo ha giocato una delle sue più belle partite, ha fatto ammattire D’Ambrosio e al 90′ si è conquistato un calcio di rigore, che poi ha trasformato dando un grandissimo dispiacere al suo futuro commissario tecnico, che negli spogliatoi dopo la sconfitta, aveva sfogato la sua rabbia dicendo ai giornalisti: “Berardi doveva essere espulso: ha sferrato una gomitata vergognosa a D’Ambrosio!”. Mimmo, in effetti, fino all’altro ieri ha avuto un caratteraccio e spesso e volentieri gli arbitri l’hanno beccato in flagrante per le sue intemperanze, frenandone l’ascesa e “consigliando” ai ct azzurri di lasciarlo perdere. Nonostante fosse uno dei più grandi giovani talenti del nostro calcio. E così né Prandelli, né Conte (complice anche un infortunio) e neanche Ventura l’hanno preso in considerazione. 

Mancini è andato decisamente controcorrente e così, a giugno del 2018, appena un mese dopo il suo avvento, in un periodo nel quale Mimmo non era neanche al top della condizione, lo aveva fatto esordire in casa dei francesi appena laureatisi Campioni del mondo. Perdemmo 3-1 ma Berardi non giocò affatto male e soprattutto aveva chiarito al Mancio che in quella partita a San Siro non solo non ce l’aveva con lui ma che era (e forse è ancora) un po’ interista, scatenando le risate del tecnico, che così lo aveva finalmente preso in simpatia.

epa08823186 Italy’s Domenico Berardi (L) scores his team’s second goal during the UEFA Nations League soccer match between Italy and Poland at Mapei Stadium in Reggio Emilia, Italy, 15 November 2020. EPA/ELISABETTA BARACCHI

Berardi ha tanti giocatori davanti: Chiesa, Bernardeschi, Pellegrini, Kean persino Zaniolo e anche se gioca qualche altra gara fino a fine 2018, poi incappa in un 2019 decisamente sfortunato per i problemi fisici e sembra quasi sparire dal radar azzurro. La svolta arriva a novembre del 2020, due anni e mezzo dopo il suo esordio e le prime timide apparizioni in azzurro. Pensate un po’: se non ci fosse stato il Covid, a quel punto gli Europei si sarebbero già giocati e invece la pandemia ritarda tutto di un anno e Berardi viene nuovamente convocato, anche per le belle prestazioni col Sassuolo, per le due partite contro la Polonia nelle qualificazioni per la fase finale della Nations League. Nell’amichevole con la Moldavia a Firenze ha anche segnato il suo primo gol ufficiale in azzurro ma si trattava giusto di un mezzo allenamento. All’Olimpico invece no, quel 15 novembre 2020, è una partita “vera”. Mimmo parte dalla panchina, l’Italia la sblocca con un rigore di Jorginho ma non riesce a chiuderla e al 64′ il Mancio chiama Berardi e lo lancia nella mischia al posto di Bernardeschi. E’ allora che scatta la molla. Mimmo entra benissimo nei meccanismi tattici ed è proprio lui a segnare il 2-0 definitivo dopo un’azione con 30 passaggi di fila, un classico del tiki taka…

Da allora sarà un crescendo continuo: tre giorni dopo a Saraievo contro la Bosnia parte titolare e segna ancora il gol del 2-0, in acrobazia. E così si capisce che Mancini lo tiene in grande considerazione e che pensare a una sua convocazione per gli Europei non è più un miraggio. Il grave infortunio a Zaniolo, poi, ne accelera ancora di più l’iter e a marzo, nella gara per le qualificazioni mondiali con l’Irlanda del Nord, a Parma, il gioco è fatto. Berardi la sblocca con una gran giocata in apertura, si destreggia alla grande sulla sua fascia di competenza e non solo stacca il biglietto per gli Europei itineranti ma si prende anche la maglia di titolare che sembrava attaccata sulle spalle di Chiesa, mica di uno qualsiasi.

Il resto è storia di ieri ed è il percorso di Mimmo con la Nazionale in questo fantastico Europeo. Berardi è stato decisivo ed è stato ribattezzato l’apriscatole delle due rognosissime partite iniziali del girone con Turchia e Svizzera. Contro i turchi, in particolare, è un suo dribbling ubriacante a provocare l’autogol di Demiral che è il primo squillo azzurro nell’Europeo dopo un primo tempo difficilissimo. Contro la Svizzera, poi, un’altra serpentina da manuale che beffa Rodriguez apre la strada al compagno di squadra Locatelli.

Poi, come può succedere a tutti, Mimmo accusa una battuta a vuoto negli ottavi di finale contro l’Austria quando, pur partendo ancora titolare, non lascia il segno. Il Mancio mette Chiesa al suo posto e il ragazzo la sblocca, cambiando le gerarchie del tecnico. Per tanti altri potrebbe essere una mazzata, ma non per il nuovo Berardi, che piano piano si ritaglia un nuovo spazio da conquistare al fianco proprio di Chiesa, con il quale non solo è compatibile ma anche complementare. Gioca gli ultimi 11 minuti + 6 (interminabili…) di recupero contro il Belgio, rispondendo presente alla chiamata del commissario e sacrificandosi con successo per la squadra.

Ma il suo piccolo nuovo capolavoro lo mette in cassaforte nella semifinale contro la Spagna perché entra al posto di Immobile al 61′, subito dopo il gol di Chiesa, e spiana la strada al Mancio per la tattica vincente: quella di Insigne falso nueve per consentire di far giocare insieme il golden boy Chiesa e il ragazzo di Calabria Berardi, che entrano in grande sintonia. Sarà proprio quell’ora di gioco insieme che convincerà Mancini a insistere su questa soluzione anche nella finale. Non dall’inizio, certo, perché non sarebbe stato giusto scaricare così Immobile, ma ancora a partita in corso e stavolta con gli Azzurri sotto e non sopra di un gol. E sei minuti prima (55′) della semifinale contro gli spagnoli. 

Insigne sprinta al centro, Chiesa si sposta a sinistra e Berardi si mette a destra ma tutti e tre iniziano una sorta di “tourbillon” come direbbero i francesi che spiazza completamente gli inglesi. Federico e Lorenzo impegnano severamente Pickford e poi al 67′ si compie il “miracolo”. In molti non l’hanno notato ma è proprio Berardi che batte il calcio d’angolo decisivo, pennellando il pallone sulla testa di Cristante per la “spizzata” – come da schema studiato in allenamento – che porterà prima Verratti a colpire il palo e poi Bonucci a segnare il gol del pari. Qualche minuto dopo Mimmo potrebbe segnare il gol del torneo ispirando il lancio lungo di Leo e calciando di pochissimo alto beffando nettamente Shaw, guarda caso l’autore del gol inglese. Ma la sorte gli dice no e allora ci saranno da giocare ancora 30 minuti di supplementari, nel corso dei quali Berardi dà tutto per la causa. E così si arriva ai rigori.

Chissà cosa avrà pensato il Mancio quando ha guardato dritto negli occhi Mimmo e gli ha detto “Bera, cominci tu!”. Non lo sappiamo, ma abbiamo sentito – eccome se li abbiamo sentiti – i fischi di 57mila inglesi nel momento in cui Berardi prendeva la rincorsa per calciare il primo rigore della finale. Eppure “Bera” non si è scomposto: sguardo sul pallone, mancino deciso, portiere spiazzato, palla in rete e urlo liberatorio. Il Mancio urla insieme a lui, al resto ci penseranno ancora Bonucci, “Berna” ovvero Bernardeschi e Donnarumma. E Berardi intanto si è guadagnato definitivamente un posto speciale nel cuore del Mancio…