Franchi tiratori draghiani contro Berlusconi dentro Forza Italia: protagonisti e retroscena

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – A villa Grande li chiamano già “i traditori”. Come se lo sapessero già che quella sporca quarantina di parlamentari, nel segreto dell’urna, non scriveranno mai “Silvio Berlusconi” sulla scheda. Perché se il leader azzurro compulsa morbosamente la lista aggiornata degli “scoiattoli” da conquistare per arrivare a quota 505, i suoi emissari ne hanno anche un’altra: quella dei potenziali franchi tiratori dentro il centrodestra. Un elenco di 40 nomi – tra cui parlamentari di peso di Forza Italia, ministri e volti storici del centrodestra – additati di non voler votare Berlusconi per il Quirinale. E che potrebbero affondare la sua candidatura. È da questa stima che giovedì Vittorio Sgarbi ha parlato di un “10% fisiologico” di franchi tiratori nel centrodestra: 40, appunto, sui 450 grandi elettori di cui sulla carta può contare la coalizione. Molti di loro hanno una caratteristica in comune: sono fuoriusciti di Forza Italia che un tempo accedevano alla corte di Arcore e poi sono stati tagliati fuori dal cerchio di magico di Licia Ronzulli e Antonio Tajani. Per questo potrebbero non votare Berlusconi, non tanto per affondare lui ma per mandare un messaggio ai suoi collaboratori più stretti.

La maggior parte dei potenziali franchi tiratori viene dalla Camera. È qui, secondo il cerchio magico di Arcore, che si annida la maggior parte dei “traditori”.

Una quindicina vengono da Coraggio Italia, il gruppo di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, nato a maggio scorso dopo la fuoriuscita di diversi parlamentari dissidenti di FI. Tra questi c’è anche il capogruppo Marco Marin che ha già dichiarato di sostenere Mario Draghi per il Colle e il vice Emilio Carelli (che Berlusconi ha corteggiato a lungo), ma anche l’ex forzista Osvaldo Napoli e l’ex M5S Marco Rizzone.

Poi circa dieci sono i maggiori indiziati proprio in Forza Italia: nonostante Mariastella Gelmini abbia più volte dichiarato il suo sostegno incondizionato alla candidatura dell’ex Cavaliere, lei e gli altri due ministri di Forza Italia – Mara Carfagna e Renato Brunetta– vengono considerati dei possibili franchi tiratori dopo la rivolta di ottobre contro l’inner circle di Arcore. I tre ministri a villa Grande vengono considerati ormai “draghiani” a tutti gli effetti che giocano una partita a sé, tant’è che fu proprio Brunetta a lanciare per primo l’ipotesi dell’elezione del premier al Colle istituendo un “semipresidenzialismo di fatto”. Insieme a loro ci sono altri deputati forzisti considerati in dubbio: vanno da Stefania Prestigiacomo a Paolo Russo passando per Anna Lisa Baroni. Tutti deputati dell’ala liberal, molto vicini a Carfagna. Possibili franchi tiratori potrebbero spuntare anche nella Lega e in Fratelli d’Italia. Occhi puntati sui deputati del Carroccio fuoriusciti da FI (5 in tutto), tra cui Antonino Minardo, Laura Ravetto e Benedetta Fiorini e il timore è anche che un gruppo di 10-15 parlamentari vicini a Giancarlo Giorgetti, che sta giocando per Draghi, possano “tradire”. Tra i meloniani i sospetti di Arcore si concentrano su Galeazzo Bignami e gli ex 5S Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri.

Al Senato invece il gruppo dei possibili franchi tiratori è composto da nomi di peso del berlusconismo che fu. Soprattutto due: il meloniano Lucio Malan, in Forza Italia dal 1996, che ha lasciato il partito di cui era vicecapogruppo al Senato a metà luglio in polemica con il sostegno incondizionato del partito al governo Draghi e Mariarosaria Rossi, ex “badante” di Berlusconi prima di essere scalzata da Ronzulli. Rossi un anno fa decise di uscire da FI votando la fiducia al Conte-2 e poi è passata con Coraggio Italia. Pochi giorni fa è arrivata a fare un accorato appello su La Stampa per chiedere al leader azzurro di “fare un passo indietro” a favore di Draghi.