Fuga dalla tv: gli ascolti delle generaliste calano del 15%

(MICHELA TAMBURRINO – lastampa.it) – Profondo rosso. I dati degli ascolti della tv generalista dei primi tre mesi dell’anno (per l’esattezza il lasso di tempo analizzato per La Stampa dallo Studio Frasi va dal 1 gennaio al 18 marzo, 11 settimane, 77 giorni) non disegnano una tv in buona salute. E mal comune non fa mezzo gaudio: pure se le perdite sono condivise tra Rai, Mediaset e La 7 la condizione generale non migliora. Vanno male i tg, gli approfondimenti, quasi tutti gli show. A testimonianza dell’emorragia di telespettatori, soprattutto i più giovani, verso altre forme di comunicazione. «Il totale degli ascolti tv – dice il professor Francesco Siliato, media analist – cala del 15% rispetto all’anno passato. Le tv generaliste perdono inesorabilmente terreno e questo si evince anche dalla fascia d’età di chi le segue, 57 anni, mentre la media di chi guarda altro si attesta intorno ai 41 anni ».

Quello che si nota è «una sempre maggior insofferenza verso il palinsesto rigido»: lo streaming e il web ci hanno insegnato a modulare a piacere i canoni del racconto, il che vale anche per le notizie: liberi di scegliere quello che più ci interessa e anche, magari, di rimuovere le notizie più agoscianti . «Prendiamo in esame le news – continua Siliato – Tutti i telegiornali della sera perdono ascolti, non solo quelli del servizio pubblico che tuttavia si distinguono per perdite consistenti». Il Tg1 perde oltre mezzo milione di spettatori, più del doppio del Tg5. «Una disaffezione dimostrata dal valore della permanenza, valore inferiore a quello del Tg5 e in diminuzione da un anno all’altro, mentre sul Tg5 la permanenza è in aumento. In quanto allo share il Tg1 è l’unico dei telegiornali della sera a perdere più di un punto di share (-1,2 punti) e il Tg5 è l’unico a guadagnarne (+0,2 punti). Con queste scelte ed impaginazioni il Tg1 della sera è persino riuscito ad invecchiare ancora il proprio pubblico che ha adesso un’età media di 65 anni contro i 63 delle prime settimane del 2022».

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Se il Tg1 piange le altre testate non ridono: «Il Tg 2 perde quasi 300mila spettatori (-286.093) nel confronto tra 2023 e 2022. In percentuale è il Tg2 a perdere la quota di spettatori più alta (-20,2%), primato poco lusinghiero peggiorato dall’andamento del Tg2 Post che arriva a perdere il 40% dei propri spettatori. Anche la permanenza del Tg2 è molto bassa (49%). Il Tg3 perde il 12% dei propri ascolti, ma riesce a rimanere sopra i due milioni di audience media nell’edizione delle 19. Buona la quota d’ascolto ben al di sopra della media di rete, ma in calo di mezzo punto».

Un discorso a parte vale per I Cinque minuti di Bruno Vespa, che perdono sia in share, sia in spettatori. «Si dice che un programma vada male se fa meno ascolti di quello che lo precede e di quello che segue – spiega Siliato – . Un’economia di telespettatori in perdita che trascina in basso anche gli altri programmi di rete e che compie un danno economico enorme in una fascia di grande investimento pubblicitario. Il 14 marzo il programma ha perso 890mila telespettatori, normalmente ne lascia sul terreno 400mila. Il break pubblicitario che prima era sistemato dopo il tg, ora slitta dopo I cinque minuti e dunque perde valore in termini economici rispetto al mercato pubblicitario».

Se il flop dei Cinque minuti contagia anche i programmi adiacenti, la Rai non è riuscita a sfruttare appieno il contagio positivo dell’enorme successo di Fiorello con il suo Viva Rai2. Significa che c’è stato un errore di pianificazione dei palinsesti Rai che non hanno ruotato attorno all’effetto Fiorello per sfruttarlo a loro favore: «Rai2 guadagna moltissimo al mattino presto grazie a Fiorello – nota Siliato – Viva Rai2 vede un incremento enorme del 33%. In compenso Rai1 e Rai3 negli stessi orari perdono più di quanto non guadagni Rai2. Scendono meno i competitor».

L’impressione è che Mediaset abbia lasciato alla Rai il fortino della prima serata e per il resto della giornata lo abbia circondato senza lasciare scampo. Per dare un motivo di gioia si può parlare delle fiction?« Che vanno bene – conclude Siliato – ma comunque meno di 2 anni fa. Non è ancora nato il sostituto di Montalbano».