Funerale di lusso per il turismo

(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Come al solito c’è da domandarsi a quale distanza remota da noi vivano i “decisori” quando con sdegnoso sussiego spargono la loro polverina d’oro condita dalla retorica che dovrebbe addomesticare la loro avidità al servizio di cerchie padronali.

Con un gustoso effetto paradosso, proprio in coincidenza con le ultime misure cosiddette sanitarie, che in maniera del tutto ingiustificata hanno tolto quel po’ di ossigeno che doveva servire a resuscitare il turismo invernale e ad attirare visitatori stranieri in occasione delle feste di fine anno,  la Legge di Bilancio 2022 torna ad occuparsi del settore in sofferenza, prevedendo tre misure principali: un Fondo per tutelare gli asset turistici italiani e per attrarre ulteriori turisti “verso il Bel Paese”; un Fondo per adeguare le strutture ricettive alle necessità delle persone con disabilità; e infine una Banca dati “anti-evasione”.

I due programmi sono volti, l’uno – il “Fondo unico nazionale per il turismo di parte corrente” – a razionalizzare gli interventi finalizzati all’attrattività e alla promozione turistica nel territorio nazionale, sostenendo gli operatori del settore nel percorso di attenuazione degli effetti della crisi e per il rilancio produttivo ed occupazionale con una dotazione di 160 milioni di euro. L’altro – il “Fondo Unico Nazionale per il Turismo di conto capitale” – ha l’intento di incentivare   la costruzione o  la ristrutturazione e il ripristino di infrastrutture di vario genere al fine di garantire l’effettuazione di manifestazioni ed eventi, compresi quelli sportivi, connotati da spiccato rilievo turistico e di potenziare l’offerta turistica e la qualità dell’ospitalità, con risorse che ammontano a 250 milioni.

Intanto il decreto-legge 152-2021, che reca le disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha individuato misure per il rilancio del turismo per un valore complessivo di 1.636 milioni di euro, introducendo un superbonus dell’80% per interventi di riqualificazione delle strutture e contributi a fondo perduto fino a 40mila euro per migliorare la ricettività delle imprese turistiche; l’istituzione di una sezione speciale per il turismo nel Fondo centrale di garanzia per le PMI e benefici fiscali ad hoc per la digitalizzazione di agenzie e tour operator.

Viene anche creata una Sezione Speciale,  con l’intento di concedere garanzie alle imprese alberghiere, alle strutture agrituristiche, alle strutture ricettive all’aria aperta, alle imprese del comparto turistico, ricreativo, fieristico e congressuale (compresi gli stabilimenti balneari, i complessi termali, i porti turistici e i parchi tematici) nonché ai giovani fino a 35 anni di età che intendono avviare un’attività nel settore turistico.

Sono questi gli effetti speciali messi in opera per il fantaturismo,  quello che si dovrebbe realizzare in assenza di visitatori stranieri e italiani respinti o messi in fuga da misure estemporanee, occasionali, disfunzionali e contraddittorie.

Proprio ieri Confcommercio ha lanciato l’allarme:  l’anno in corso si chiuderà con almeno 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze che mancheranno all’appello rispetto al 2019 e 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero. Solo per le vacanze tra Natale, Capodanno ed Epifania, rispetto ai 25 milioni di partenze programmate dagli italiani appena pochi mesi fa, 5 milioni sono state già cancellate e 5,3 milioni modificate riducendo i giorni di vacanza o scegliendo una destinazione più vicina. Tour operator e agenzie di viaggio, alberghi e ristoranti  “sono in ginocchio”, fermi da ormai due anni,  e le risorse messe in campo finora dal Governo, denuncia Confcommercio,  non sono sufficienti.

Sono necessari e urgenti alcuni interventi prioritari indicati dagli operatori del settore, dalla  proroga della cassa integrazione in scadenza il prossimo 31 dicembre, almeno fino al mese di giugno, ad adeguate moratorie fiscali con la decontribuzione per il reinserimento di almeno 40 mila dipendenti , al sostegno di un elevato numero di micro imprese con meno di cinque dipendenti.

Ormai la politica è diventata l’arte della contraddizione: il commissario liquidatore è interprete di una visione che immagina il destino dell’Italia come un relais diffuso e declinato in parchi tematici con varie attrattive proprio come una lunga Eurodisney, con le sue località montane, quelle investite dall’evento olimpionico invernale, su cui   la manovra fa piovere altri quattrini a premiare l’iniziativa di pubblico interesse, quelle di mare, un susseguirsi di Rimini e Riccione, a disposizione di una ceto intermedio, le altre extralusso, già in parte concesse a emiri e sceicchi in coabitazione con la militarizzazione Nato, sopportata per motivi di sicurezza.

E poi con i siti archeologici gestiti con le regole del marketing e il sostegno di generosi sponsor, i musei destinati con differenti modalità a due pubblici, la “gente” che non occorre che ci vada perché deve accontentarsi dei percorsi virtuali, e  chi conta, meritevole di entrarci in regime di esclusiva, di allestire al loro interno convention e cene di gala, passerelle di intimo e apericena prematrimoniali.

Per le città d’arte, poi, si applica al suo meglio il paradigma delle disuguaglianze: fondi pubblici, l’aiuto di Cassa depositi e prestiti, le risorse europee sono destinati alla promozione e valorizzazione delle grandi catene alberghiere, delle imprese immobiliari specializzate nell’accoglienza dei prestigiosi addetti ai lavori del terziario multinazionale, delle finanziarie che usano Milano come base e Roma, Venezia o Firenze per le loro gite esclusive e le loro attività ricreative sotto l’egida della “cultura d’impresa”. Se mai potranno tornare a viaggiare, i forzati dei fine settimana low cost, dei pullman, dei charter potranno contare sull’accoglienza dei B&B, delle case vacanze,  di quell’effetto dell’economia di risulta, grazie al quale ognuno può diventare manager di se stesso, grazie alla trasformazione dei residenti in locandieri, affittacamere, inservienti.

Non stupisce è così che interpreta la funzione del capitale umano chi ci governa indegnamente, esecutori subalterni, parassiti tollerati se si convertono a addetti alle pulizie, al facchinaggio, a autisti e vigilantes, a camerieri e sbrigafaccende, lavapiatti e valletti. In modo che grazie alla frustrazione di talenti e vocazioni, ci si dimentichi chi siamo stati e cosa abbiamo creato, siamo disponibili alla servitù senza riscatto. E in fondo anche loro la conoscono, appagati del loro ruolo di lustrascarpe e lacchè di padroni che, c’è da scommetterci anche se non ci consola, sono proverbialmente ingrati.