Gesù, Giuseppi e Maria (di Marco Travaglio)

di Marco Travaglio

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Fa sempre piacere guadagnarsi una citazione da Luigi Bisignani, purché – si capisce – sia negativa. Stiamo parlando di uno dei più preclari figuri della storia repubblicana. Un enfant prodige che a 23 anni era già con Andreotti, a 28 era già nella P2, a 36 era già con Montezemolo a organizzare Italia 90, a 39 era già nel gruppo Ferruzzi a riciclare allo Ior i fondi neri delle mazzette di Gardini, a 41 era già in galera per Tangentopoli, a 45 era già pregiudicato con una condanna a 2 anni e 6 mesi, a 49 era già radiato dall’Ordine dei giornalisti, a 55 era già a Palazzo Chigi con B.&Gianni Letta, a 58 era già riarrestato per la loggia P4 (si era perso solo la P3 per un attimo di distrazione), a 59 era già bi-pregiudicato patteggiando 1 anno e 7 mesi, a 61 era già triarrestato per una frode fiscale sull’appalto dell’informatizzazione della Presidenza del Consiglio e tripregiudicato per il patteggiamento di altri 2 mesi, dunque era pronto per diventare opinionista fisso di Virus di Nicola Porro su Rai2 ed editorialista dei giornali di Angelucci, Il Tempo e Libero. E qui, su Libero, ha piazzato uno scoop dei suoi: “Il partito di Conte è pronto. Il piano segreto del premier”. Che, malgrado le apparenze, non si sta mica occupando del coronavirus. No, si sta facendo il partito: “dovrebbe chiamarsi ‘Insieme con Conte’”.

Luigi Bisignani

E indovinate insieme a chi altri? Ad Andrea Scanzi e a me. Non da soli, ci mancherebbe: sono della partita un certo Gianluca Rospi, che ha “un ufficio in via della Pigna”, e un “fidatissimo collaboratore, Gerardo Capozza”. Due trascinatori di folle mica da ridere, senza contare che il premier ha “stretto alleanze sempre più operative con i gruppi vicini alla figura di San Francesco d’Assisi” (santa Chiara e il lupo di Gubbio), “i ciellini di Giorgio Vittadini, il volontariato, la Comunità di Sant’Egidio e gli intransigenti di Civiltà Cattolica”. Ma non solo: ci sono pure “i manager pubblici che gli scodinzolano attorno in attesa di nomine” (quelli, si presume, che fino a due governi fa scodinzolavano attorno a Bisignani allo stesso scopo) e, tenetevi forte, “pezzi dell’intelligence che fanno capo al generale Vecchione capo del Dis”. L’altroieri, per dire, ci siamo riuniti clandestinamente nell’ufficio di Rospi (lontano cugino di Giovanni Rana): c’erano Conte, Capozza, Vecchione, un gesuita intransigente di Civiltà Cattolica, un francescano, un ciellino, Sant’Egidio in persona, 2 coccodrilli, un orangotango, 2 piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo e un elefante, ciascuno scortato da un manager pubblico che scodinzolava come un cane per dare agli altri la scusa di uscire di casa.

Lì Conte, dopo aver confabulato con Vecchione del rapporto Barr sull’affaire Mifsud di imminente pubblicazione in America (dove non si parla d’altro), ci ha spiegato come – per dirla con l’informatissimo Bisignani – “zitto zitto si costruisce il partito”: “ha iniziato a prendersi tutta la scena, sfruttando ogni e qualsiasi media (sic, ndr), grazie anche l’inconsistenza di maggioranza e opposizione, con la sola eccezione di Matteo Renzi”. In effetti, è molto preoccupato per la solida consistenza dell’Innominato, che l’altra sera, per dire, ha mostrato tutta la sua impressionante potenza di fuoco con una diretta Instagram seguita da ben 610 spettatori, poi ridottisi dopo 5 minuti al ragguardevole zoccolo duro di 480 anime.

La “strategia mediatica” del premier è “ben precisa”, a botte di “orazioni televisive notturne per drammatizzare ancor di più la narrazione e, al tempo stesso, evitare commenti scomodi a caldo”. Furbo, lui: non fa una mazza tutto il giorno, poi la notte appare in tv e zac!, il gioco è fatto. Ora ha 2,4 milioni di follower su Facebook che, se tenesse orazioni diurne, se li scorderebbe. Voi direte: ma che c’entra Scanzi? C’entra, c’entra. Anche lui, quatto quatto, su Facebook “si fa pubblicità in piena notte”, così non trova nessuno sveglio e ad aprile ha “raggiunto 821 mila seguaci” diventando “il quarto giornalista italiano più seguito dopo Saviano, Travaglio e Mentana” (che però di notte dormono, ma fa lo stesso). Come faccia, a parte le orazioni notturne, non è dato sapere, perché “per i giornalisti non vale lo stesso sistema di trasparenza al quale devono sottostare i politici”. E Bisignani sulla trasparenza – come dice la sua biografia – transige ancor meno della Civiltà Cattolica. Almeno quando si leva il cappuccio.

Ma non ci sono soltanto i social. Gli house organ del partito di Conte sono già schierati: “La tv di Stato, Corriere della Sera, Repubblica, La7 e il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio”. Senza spoilerare i tanti segreti di cui sono depositario, posso assicurare che siamo a buon punto. Il nome “Insieme con Conte” è suggestivo, ma un po’ cacofonico, tant’è che Rospi e Capozza propongono il più stringato e immediato “Con-te”; mentre il fronte francescan-gesuitico-ciellino preferirebbe la giaculatoria “Gesù, Giuseppi e Maria”; e il generale Vecchione, Barr e Mifsud – i soliti esterofili – insistono per “Pochette Party”.

Per il logo indiremo un concorso pubblico come ha fatto per Iv l’Innominabile, che purtroppo ci ha fregato il simbolo più accattivante su piazza: l’assorbente con le ali sui colori del Vagisil, disponibile anche nella versione da uomo. Ma i nostri grafici stanno lavorando sulla pochette a quattro punte. Poi decideremo la nostra Leopolda o Pontida: si pensava al santuario di Padre Pio, che è in zona Volturara Appula (San Francesco e Sant’Egidio permettendo). Infine distribuiremo gli incarichi. E sia io sia Scanzi abbiamo ottime chance perché con Conte si fa sempre notte: e io vado a letto tardi, Andrea resta sveglio per farsi pubblicità su Fb, gli altri non so. Magari chiedo a Bisignani, finché è a piede libero.