“Gigi”, Cosenza e il suo Campione

FOTO ANDREA ROSITO

Oggi ricorre il quarto anniversario della scomparsa di Gigi Marulla, primatista assoluto di presenze e reti del Cosenza Calcio e simbolo della città. Per onorare la sua memoria, riproponiamo la nostra recensione al documentario sulla sua vita, intitolato semplicemente “Gigi”, proiettato in anteprima nazionale al cinema Citrigno nello scorso mese di maggio e che sarà riproposto lunedì sera, 22 luglio, al cinema Modernissimo, nell’ambito del programma di “Invasioni”. 

La squadra di Francesco Gallo – Francesco Vilotta, Francesco Abonante e Giovanni Perfetti – ha realizzato un ottimo lavoro. Il documentario “Gigi” dedicato all’indimenticabile Gigi Marulla ci lascia un ricordo all’altezza della leggenda del Cosenza Calcio. Il team di lavoro ha scelto un gruppo di testimoni del tempo per raccontare chi era Gigi Marulla lasciandoli spaziare dal calcio al sociale fotografando quella Cosenza in cui Gigi ha lasciato un segno indelebile. Preceduti dai figli Kevin e Ylenia, che si sono integrati alla perfezione nel ricordo del papà accoppiato a quello del Campione.

I compagni di squadra ma in pratica fratelli acquisiti: Gigi De Rosa e Ciccio Marino, ai quali si sono aggiunti nel tempo Ugo Napolitano e Giacomo Zunico. Un gruppo che ha fatto la storia del calcio a Cosenza. De Rosa e Marino – così come tutti gli altri – non possono nascondere la commozione nel ricordo di Marulla e la loro espressione emotiva colpisce molto più delle parole. Gigi e Ciccio, uno in mezzo al campo e l’altro in difesa a dare la spinta al grande bomber per partite che non abbiamo più dimenticato nonostante il passare degli anni. Marulla non era il capo dello spogliatoio, nonostante il carisma: lui, Gigi De Rosa, Ciccio Marino, Ugo Napolitano e Giacomo Zunico erano tutti sullo stesso piano. Ci siamo noi, tranquilli, diceva sempre Napolitano anche nei momenti di difficoltà. Come lo spareggio di Pescara, nella sfida con la Salernitana che ha reso immortale Gigi Marulla. Il tifoso storico e gli ultrà: Elio Principato, Sergio Crocco, Claudio Dionesalvi, Riccardo Tucci e Silvio Stellato. Oltre a chi scrive. Decine e decine i flash di Gigi Marulla e del suo rapporto con Cosenza. Elio Principato mostra i cimeli: il leggendario scarpino dello spareggio e la maglia di Padova e ricorda il suo primo maestro, Franco Gagliardi.Sergio Crocco l’ha fatto recitare a Maniamuni (bellissimo il frammento) e l’ha consacrato in Conzativicci nel suo stadio anche “si m’era pigliatu u suannu”. Tocca a lui spiegare perché, oltre ad essere il Cosenza Calcio, Marulla è anche “Cusenza” pur non essendo cosentino e sottolinea come sia riuscito a intessere centinaia e centinaia di rapporti umani e fraterni con le tante anime della nostra città. “Non ho mai sentito dire a nessuno che era nemico di Marulla”.

Claudio Dionesalvi ha raccontato il rispetto dei genoani per i tre anni vissuti da Gigi con la maglia del Grifone e ha descritto mirabilmente il sentimento dei cosentini per il Campione dopo la maledetta batosta di Padova “chiamando” l’immagine-simbolo di quella giornata dell’8 giugno 1997 nella quale è come se si fosse chiusa un’era, iniziata con la promozione in Serie B e chiusa con quella retrocessione. E quell’immagine è Gigi Marulla che esce dallo spogliatoio di Padova ripreso di spalle con la maglia numero nove ancora addosso.

Kevin Marulla aveva due anni quando Gigi è tornato a Cosenza, nel 1989 e non può ricordare il percorso del Campione ma racconta un padre vicino e appassionato, combattuto quando è il momento di dare la “benedizione” al suo ingresso nel club ma orgoglioso nel vederlo lavorare per il Vecchio Lupo. Il team di Francesco Gallo ha portato a termine anche un lavoro di ricerca praticamente sconfinato nell’archivio Tucci-Pescatore ed è grazie a questa grande risorsa che resteranno ai posteri i gol più belli di Gigi Marulla, oltre a quelli “eterni” di Pescara e Padova. Pallonetti, colpi di testa, gol di rapina, calci di punizione e calci di rigore, serpentine. Ma anche immagini di tifo, spezzoni della Rai, titoli di giornale: un bel lavoro con tanto di inevitabile passione rossoblù e tantissime fotografie.

La chiosa finale del documentario racchiude un po’ tutta l’essenza del Campione e dell’Uomo perché quel giorno che Gigi ha lasciato questa terra, dal carcere, a due passi dalla sua scuola calcio, centinaia di detenuti hanno urlato con tutto il fiato che avevano in corpo “Gigi Marulla”. Ed è la fotografia più significativa dello spessore di Gigi.

Gabriele Carchidi