Giustizia corrotta. Liguori, iGreco e i suoi mitici “festini” a villa Trebisonda

Alberto Liguori e Vincenzo Luberto sono gli allievi prediletti del Gattopardo del porto delle nebbie, al secolo Mario Spagnuolo. E non si può certo dire che non ne abbiano seguito il “modello”. Liguori rappresenta la sua anima “tributaria”, visto e considerato che il Gattopardo non ha mai tralasciato nella sua sordida carriera gli aspetti “fiscali” e commerciali – che rendono un botto di tangenti – ovviamente visti dall’angolazione truffaldina mentre Luberto rappresenta la sua anima “inquirente”, ovvero quella di investigatore corrotto. Non c’è dubbio che Liguori sia stato molto più bravo, anche perché Luberto aveva chiarissimi limiti caratteriali, che alla fine lo hanno fatto precipitare negli inferi mentre Liguori, nonostante le pacchiane e grossolane chat con il “tonno” Palamara, è riuscito a trovare ancora protezioni per farla franca e continuare ad insabbiare gli affari di Renzi e dei suoi compari nella postazione strategica di procuratore capo di Terni.

Come abbiamo già visto, l’irresistibile ascesa del piccolo Gattopardo è iniziata ufficialmente nel 2010 con l’elezione a consigliere del Csm in quota Unicost (la corrente dei magistrati papponi) ed è continuata non solo con la nomina a procuratore di Terni.

Il 24 giugno 2018 infatti l’Organo di governo autonomo dei giudici tributari, avente sede a Roma, ha proceduto al rinnovo del consiglio di presidenza e tra gli undici membri elettivi è stato nominato anche Alberto Liguori, che era ed è ancora giudice tributario della Commissione provinciale di Cosenza (così come il suo maestro Gattopardo lo è ancora nella Commissione regionale di Catanzaro) nonché procuratore della Repubblica di Terni. Alla luce di quest’ultima nomina, Liguori continua a rivestire entrambi gli incarichi di procuratore e di componente dell’Organo di autogoverno dei giudici tributari italiani. Insomma, ormai è diventato un autentico “pezzo da novanta”. Finanche i grandi media fanno fatica a metterlo alla berlina nonostante l’evidenza dei fatti.

Quando sedeva al Csm, erano decine i colleghi, non solo del suo gruppo, visto che Liguori è “accriccatissimo” anche con i corrotti di Magistratura Democratica (il Gattopardo, per esempio, aderisce proprio a questa corrente) che esigevano nomine contando sull’appoggio di Palamara, che tentava di accontentare tutti. Le chat della vargogna con Palamara abbiamo avuto modo di pubblicarle ed analizzarle. In estrema sintesi: alla fine del 2017 Alberto Liguori viene preso con le mani nella marmallata: insiste perché venga ribaltato un voto espresso in commissione per la presidenza di una sezione del Tribunale di Cosenza, sì insomma il porto delle nebbie: «Parti subito con qualcuno di Area, poi con i laici di sinistra e i membri di diritto… Fatti valere». Palamara risponde: «Fino in fondo… E sarà l’antipasto». «Così mi piaci, salutami Renzi». Ancora Palamara: «A Ciccio, li sfondo, lo sai».

Liguori in quell’occasione perora la causa della dottoressa Lucente, cosentina come lui, che ha preso il suo posto alla guida del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro e che il piccolo Gattopardo avrebbe voluto a capo della sezione penale, mentre alla fine si deve “accontentare” della guida di una sezione meno importante per la sua “pupilla”. Ma abbiamo visto che neanche queste pacchiane prove di corruzione sono bastate per farlo cacciare a calci  nel sedere dalla procura di Terni, dove continua a tenere insabbiate le denunce della parte sana del Gruppo Novelli, che ormai da tre anni e mezzo chiede invano la revoca della cessione ai faccendieri sponsorizzati da Renzi e dal suo cerchio magico, i famigerati fratelli iGreco, rozzi, ignoranti e vicini ad alcuni clan della ‘ndrangheta crotonese fin da quando era ancora vivo il patriarca, poi eliminato dagli stessi ‘ndranghetisti per una serie di contrasti. Circostanza che poi non ha impedito ai figli, soprattutto Saverio, Giancarlo e Filomena, di continuare la sua opera ovviamente “guardandosi” la mano e rispettando la paranza.

Ma oltre che con Renzi, Liguori ha molti “ganci” che lo portano dritto ai famigerati fratelli iGreco. Liguori è molto amico di un colletto bianco fondamentale come Francesco Trebisonda. Vediamo in breve alcuni aspetti tragicomici di queste frequentazioni.

Due anni fa organizza una cena a casa sua alla quale Liguori partecipa insieme ad un altro magistrato della paranza di Catanzaro, Domenico Introcaso, addirittura presidente della Corte d’Appello. A quella cena venne invitato anche Eugenio Facciolla, che opportunamente e saggiamente declina l’invito, come tanti altri inviti che Trebisonda gli fa.

A dicembre 2020  l’Aon – ovvero il contenitore che gli serve per i suoi affari – di Trebisonda organizza una manifestazione per raccogliere fondi per i tumori, con la sfilata del vulcanico Claudio Greco, che dietro la sua passione di stilista cela i suoi rapporti familiari con ì soliti iGreco, rappresentandone la “faccia pulita” e presentabile…

Trebisonda nella sua scalata sociale ha stretto legami in tutti i campi… Finanza, politica, magistratura e finanche la Chiesa, viso che il suo mentore è stato l’ormai defunto ex vescovo di Catanzaro Ciliberti (non proprio un campione di onestà, per usare un eufemismo), che lo ha avviato nei circuiti massomafiosi.
Solo con Facciolla non è riuscito a sfondare. Mentre con Introcaso, Liguori, Tridico, iGreco, Colosimo c e compagnia cantante ha stretto legami forti… C’è chi dice che è in ottimi rapporti persino con la Casellati, presidente del Senato. 

Trebisonda si circonda del jet set romano e calabrese ed è chiaro come il sole che ci debbano essere interessi inconfessabili, che somigliano tanto alle lavatrici che riciclano senza dare nell’occhio.

Trebisonda ha sempre organizzato le sue famose feste, quando monsignor Ciliberti era ancora in vita, facendole precedere da una messa celebrata da lui e da altri preti papponi (ché qui in Calabria, grazie a Dio, è pieno…), e dopo la sua morte, per riconoscenza, con messa in ricordo. Nelle famose foto della festa in montagna del 2018, che abbiamo pubblicato con grande risalto… ci sono un po’ tutti… Magnacci, puttane, politici, magistrati, parvenus, arrampicatori sociali. Un bel minestrone, non c’è che dire.

Ma chi è Francesco Trebisonda? Uno dei suoi più grandi sponsor è un altro “pezzo grosso” del malaffare sullo Jonio, il palazzinaro coriglianese Pietro Paolo Oranges, che ha due pupilli su tutti. Anzitutto il suo fratello commercialista, accreditato presso gli Uffici Giudiziari di Roma in qualità di Ctu, noto tra le altre cose per essere consulente dei beni sequestrati alla nota famiglia dei Casamonica, e che si è sempre vantato di essere in grado di “far trasferire il Procuratore Facciolla in un’isola a svolgere mansioni di passacarte…”. 

Il secondo invece è suo complice nel ramo dell’usura e delle truffe, ed è un soggetto che da venditore di pezzi di ricambi auto, oggi è diventato un broker di una multinazionale assicurativa con vari clienti miliardari e anche “istituzionali”, ivi compreso il Ministero della Giustizia. Si chiama – appunto – Francesco Trebisonda ed è quel soggetto che invita tutti i massoni e i papponi della massomafia nella sua lussuosa villa a Corigliano, per come abbiamo scritto a suo tempo e con dovizia di particolari (http://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-corigliano-rossano-festa-in-villa-il-prefetto-e-gli-impresentabili/).

Francesco Trebisonda, nonostante la sua ignoranza, si è diplomato grazie ad esami falsi con la complicità del famigerato professore Vincenzo Chiodo, venditore coriglianese di attestati e diplomi falsi con l’aiuto del cosentino professore Filice. Ora, come può un individuo (il Trebisonda appunto) senza laurea, che non biascica una parola di inglese, diventare un manager di una multinazionale ed avere un budget annuo personale di oltre 300.000,00 euro? La famosa cena di Roma tra politici e alti magistrati che l’attuale Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho ha giustamente disertato, insieme ad altre persone oneste come lui, è stata offerta da una setta massonica capeggiata proprio dal Trebisonda con l’aiuto di un suo cugino (omonimo), alto prelato presso i Minimi di San Francesco di Paola, realtà molto influente nei palazzi del potere di Roma.

Solo per conoscenza, è doveroso precisare che al diciottesimo compleanno della figlia del Trebisonda, ospiti d’onore sono stati tale Caterina Chiaravalloti, presidente del Tribunale di Latina ma soprattutto figlia dell’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe, noto per la sua appartenenza alla loggia coperta sulla quale indaga anche Gratteri, poi il Nostro Alberto Liguori, magistrato cosentino, il Presidente del Tar Calabria, e il chiacchierato ed ambiguo magistrato della Corte dei Conti Antonello Colosimo, tutti accompagnati da coniugi o occasionali amori. Il Trebisonda è abile nel circondarsi di amici in tutti i posti strategici del potere, in modo da avere coperture in ogni ambito.

Il prefetto Paola Galeone nel suo sport preferito: tagliare le torte con i suoi amici impresentabili dello Jonio

Tornando ai festini di Trebisonda nella collina di Corigliano Calabro, dove ospiti d’onore erano anche l’attuale Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Introcaso, e la Prefetta di Cosenza Paola Galeone recentemente arrestata, c’erano anche numerosi pregiudicati dell’hinterland cosentino e sibarita, oltre al già citato stilista, parente preferito dei magnacci (perdonate il francesismo…) di Terravecchia. Che a Cariati – giustamente – ci tengono a precisare che questa gente non gli appartiene.