Giustizia nel caos. Giudici e “Addetti all’Ufficio per il Processo”: chi deve scrivere le sentenze?

Francesco (nome di fantasia), ex Addetto all’Ufficio per il Processo, ha deciso di raccontare alla Redazione di Iacchite’, la sua sfortunata e molto breve esperienza di addetto UPP.

Salve Francesco, ci spieghi innanzitutto chi è e cosa fa, quali mansioni svolge o dovrebbe svolgere un Addetto UPP

Buongiorno. L’addetto all’Ufficio per il Processo è, in buona sostanza, una nuova figura professionale, con contratto a tempo determinato della durata di 2 anni e sette mesi, destinata ad operare nei tribunali di tutta Italia (analogamente a giudici e cancellieri).
Le mansioni che svolge, o meglio, dovrebbe svolgere (il condizionale è d’obbligo) sono quelle di supporto al giudice cui è stato assegnato nel compimento di attività pratico/materiali o di facile esecuzione, come la verifica di completezza del fascicolo, l’accertamento della regolare costituzione delle parti (controllo notifiche, rispetto dei termini, individuazioni dei difensori nominati, ecc…); studio dei fascicoli (predisponendo, ad esempio, delle schede riassuntive per procedimento), supporto per bozze di provvedimenti semplici, il controllo della pendenza di istanze o richieste o la loro gestione, organizzazione dei fascicoli, delle udienze e del ruolo, con segnalazione all’esperto coordinatore o al magistrato assegnatario dei fascicoli che presentino caratteri di priorità di trattazione; approfondimento dottrinale e giurisprudenziale; ricostruzione del contesto normativo riferibile alle fattispecie proposte; supporto per indirizzi giurisprudenziali sezionali; raccordo con il personale addetto alle cancellerie; collaborare alla raccolta della prova dichiarativa (prova testi) nel processo civile.

In pratica, pare di capire, si tratta di un ausiliario del giudice, una persona che aiuta il magistrato nello svolgimento di determinate attività con lo scopo di alleggerire e/o snellire il suo carico di lavoro, è corretto?

Diciamo di si, nella sostanza è corretto.

Ci racconti la sua esperienza come addetto all’Ufficio per il Processo, e come mai è durata così poco, ce lo può spiegare?
Certamente, ma prima vorrei dire chi sono e cosa facevo prima di ciò. Sono, o meglio, ero perché ho dovuto chiedere la sospensione dall’albo per incompatibilità (con l’Ufficio per il Processo ndr), un avvocato con 13 anni di professione forense alle spalle (quindici, se consideriamo anche i due anni di pratica forense). A dicembre ho sostenuto e superato il concorso per Addetto UPP per il Distretto di Catanzaro (che comprende anche tutta la provincia di Vibo Valentia, Crotone e Cosenza ndr.), risultando idoneo non vincitore; ero, cioè, tra coloro i quali avevano superato la prova a quiz, ma che non risultavano assegnatari di un posto (circa 300 quelli a concorso per questo distretto) perché troppo in basso nella graduatoria degli idonei (450 circa).
A me e a quelli nella mia situazione veniva offerta la possibilità di assumere l’incarico di Addetto UPP presso distretti su al Nord, scegliendo tra quelle sedi (tribunali) rimaste con posti incapienti. Accettavo così, di buona lena, di sobbarcarmi un viaggio di oltre mille km per raggiungere l’agognata destinazione.

Una volta arrivato a destinazione e preso servizio cosa è successo? E quanto è durata la sua esperienza come Addetto UPP? Pare di capire sia stata assai breve…
E’ successo che dopo un solo giorno ho rassegnato le dimissioni.

Come mai? Ce ne vuole spiegare le ragioni?

Semplice. Ho scoperto che avrei dovuto fare ben altro di quello che immaginavo avrei dovuto fare.

Potrebbe essere più preciso o specifico?
Certamente. Mi è stato detto chiaro e tondo dal magistrato cui ero stato assegnato che avrei dovuto scrivere INTEGRALMENTE le sentenze, compresa la motivazione, che, come tutti sanno, è la parte più delicata e importante di una sentenza.

Cioè, ci faccia capire…lei anziché svolgere una mera attività di ausilio al giudice, consistente, ad esempio, nel predisporre bozze di provvedimenti semplici, controllare il fascicolo (regolarità delle notifiche e della costituzione delle parti) o svolgere ricerche giurisprudenziali da sottoporre all’attenzione del giudicante, avrebbe dovuto scrivere interamente le sentenze, compresa la parte che riguarda la motivazione? E questo che sta dicendo??
Esattamente questo.

Pare incredibile…
Guardi, non lo dica a me. E’ per questo che, pur a malincuore, ho rinunciato, perché in fondo lo stipendio non era niente male…

 Ma lei ha sollevato al magistrato cui era stato assegnato delle obiezioni a riguardo?

Certamente. Ma mi è stato risposto che la redazione delle sentenze rientra tra i compiti o, se preferisce, le mansioni dell’addetto all’Ufficio per il Processo. Leggendo in viso le mie perplessità su questo punto, lo stesso magistrato si recava presso il suo computer dove mi leggeva un testo in cui si diceva che, tra le altre cose, avrei dovuto scrivere le sentenze…comprese di motivazione, pur non essendo le sentenze, nella loro interezza, come tutti sanno, assolutamente equiparabili a  “bozze di provvedimenti semplici” . Evidentemente il magistrato cui ero stato assegnato era in possesso di disposizioni più dettagliate riguardanti gli addetti UPP. Eppure non ricordo, nel contratto che assieme agli altri addetti UPP ho firmato quella mattina, di aver letto nulla che riguardasse l’obbligo per noi addetti all’Ufficio per il Processo di redigere integralmente le sentenze. Di sicuro non era indicato nulla di simile nel bando del concorso circa le mansioni che i vincitori avrebbero dovuto svolgere, altrimenti non avrei proprio sostenuto tale concorso.

E’ stato chiaro. A quel punto ha preferito rinunciare al posto e allo stipendio e tornare in Calabria.
Esattamente. Ognuno nella vita si regola come meglio crede. Vede, per me i soldi sono certamente importanti, ma non sono tutto. Prima dei soldi viene la Dignità, e quella non è in vendita, non la mia almeno, a nessun prezzo e per nessun stipendio.
Ritengo che quanto accaduto sia veramente assurdo. E non mi sento di escludere che quanto capitato al sottoscritto sia capitato anche ad altre persone in altri tribunali.
La cosa è tanto più assurda se pensiamo al fatto che tutto ciò sia assolutamente legale. Ho sempre ritenuto, e credo di essere nel giusto sul punto, che una sentenza debba scriverla unicamente il giudice che ha istruito e seguito tutto il processo. Nessun altro. E non anche soggetti terzi che, magari, non hanno seguito una sola udienza di quel determinato processo (come mi era stato chiesto di fare) o potrebbero, addirittura, non essere nemmeno laureati in giurisprudenza!

Addirittura? Ci spieghi meglio quest’ultimo passaggio…

Vede, io, come ho detto prima, sono un avvocato con 13 anni di professione alle spalle, ma non è da escludere che tra i vincitori del concorso di Addetto all’Ufficio per il Processo ci siano anche semplici laureati in legge o addirittura persone che quella laurea non ce l’hanno affatto! Perché per partecipare a tale concorso non era richiesta esclusivamente la laurea in giurisprudenza, ma sono stati ammessi a partecipare anche coloro in possesso di una laurea in Scienze dell’economia e della gestione aziendale, Economia e commercio, Scienze politiche e delle relazioni internazionali o titoli equiparati ed equipollenti.

Ci sta dicendo che una persona che non è nemmeno laureata in Giurisprudenza, ma magari in possesso di una laurea in Economia potrebbe svolgere le mansioni di Addetto UPP e potenzialmente scrivere una sentenza??

Esattamente. Sotto la supervisione e il controllo, ovviamente,  del magistrato cui è stato assegnato che poi appone la firma in calce all’atto attribuendosene la paternità. Anche se la motivazione di tale sentenza, e dunque l’iter logico – argomentativo, è stato scritto dall’Upp (seguendo sempre le indicazioni del giudice, è chiaro).

 Sembra incredibile quanto ci sta dicendo…

Eppure è la nuda e cruda verità. E’ come, per fare un paragone un po’ estremo (ma nemmeno poi tanto), se per snellire il carico di interventi programmati in sala operatoria, il chirurgo delegasse l’esecuzione materiale dell’intera operazione, sia pure sotto il suo controllo e la sua supervisione, all’anestesista…il quale sarà anche in possesso di una laurea in medicina e di una specializzazione, ma non è certamente un chirurgo!
Per lei questa sarebbe una cosa normale? Per me no.
Pensi, inoltre, che fino a poco più di un anno fa, nel processo penale, quando il giudice cambiava e la causa veniva assegnata a un giudice nuovo e diverso, il processo, salvo accordo di tutte le parti, doveva ricominciare dall’inizio e i testi già escussi, ad esempio, sempre salvo accordo di tutte le parti processuali, dovevano essere riconvocati in aula e sentiti nuovamente. Da oggi in avanti potremmo avere sentenze scritte addirittura da persone che non sono neanche in possesso di una laurea in giurisprudenza.
Di questo non possiamo che ringraziare la ministra Cartabia.

Pazzesco…
Dice bene, perché lo è. La penso esattamente come lei. Personalmente ritengo inconcepibile far scrivere la motivazione di un atto come la sentenza (che dovrebbe essere compito esclusivo dei giudici e che anche per questo – e non solo per l’attività di udienza – sono lautamente pagati) ad un soggetto terzo che giudice non è, e forse non è nemmeno avvocato (come, ad esempio, nel caso di un neo laureato in giurisprudenza senza alcuna pregressa esperienza forense) o addirittura da chi ha una laurea in economia anziché in legge; soprattutto quando si chiede a quello stesso soggetto terzo di ricostruire l’iter logico-argomentativo posto alla base del ragionamento (motivazione) compiuto dal giudice, senza magari che questo terzo abbia assistito materialmente alle udienze e allo svolgimento del processo (a differenza del giudice istruttore), pretendendo da costui magari addirittura anche il calcolo della pena (ebbene si, era stato detto al sottoscritto che avrebbe dovuto fare anche quello!) con valutazione delle circostanze aggravanti ed attenuanti e della eventuale equivalenza o prevalenza delle une o delle altre. Ed è perfettamente inutile, me lo lasci dire, che il giudice spieghi all’addetto UPP come sia arrivato a una determinata decisione, perché l’addetto potrebbe, leggendo le carte processuali, arrivare a una conclusione diametralmente opposta! E allora, mi chiedo e le chiedo, cosa succederebbe??Accadrebbe che un addetto UPP dovrebbe scrivere una motivazione (di sentenza ndr.) che intimamente non condivide, congeniale cioè alla volontà del giudice ma non alla sua, quindi dovrebbe fare forza su stesso. Il tutto, come detto, magari senza aver assistito a una sola udienza di quel processo (che è proprio quello che mi era stato chiesto di fare). Il concorso che ho sostenuto a dicembre non si sarebbe dovuto chiamare “Addetto all’Ufficio per il Processo”, ma concorso per “Sostituti dei giudici disposti a scrivere le sentenze al posto loro”.

Sappiamo che la Giustizia non è messa bene nel nostro Paese, ma da quello che ci ha raccontato sembra stare persino peggio di quello che sembra…

Siamo ormai alla frutta, anzi, per usare un eufemismo, al dessert…al capolinea.
Capisco che in Italia ci sia una carenza cronica di magistrati, una situazione incresciosa che si protrae ormai da anni. Tutto ciò, naturalmente, si traduce in notevoli ritardi nella giustizia e, nei casi più gravi, in denegata giustizia. Occorre assumere più giudici, e anziché una data all’anno si potrebbero fissare quattro date in un anno solare per il concorso di magistratura.
Non so se questa possa essere una soluzione praticabile, ma sicuramente il problema del contenzioso civile e penale arretrato e la lentezza dei processi non si risolvono mettendo a scrivere le sentenze persone che magistrati non sono.
Parliamoci chiaro, le indagini le fanno le procure, le notifiche le fanno i cancellieri, compiti dei giudici sono istruire i processi e scrivere le sentenze. Se li solleviamo da quest’ultimo compito, facendo scrivere le sentenze ad altri, per che cosa vengono pagati? Per svolgere mera attività di udienza?!?

Condivido assolutamente. Vuole aggiungere altro?

Solo una considerazione finale personale.
Se quanto detto, da un punto di vista legale è lecito, sicuramente, almeno per me, è biasimevole da un punto di vista etico e morale. Le posso dire che se io fossi un giudice, non chiederei MAI a un’altra persona di scrivere la motivazione di una sentenza che porta il mio nome e la mia firma, anche se ciò avviene sotto la mia supervisione e secondo le mie indicazioni. Non fosse altro per rispetto verso me stesso.
Quel rispetto che tanti, in questo folle mondo, pare abbiano smarrito…