Giustizia nel caos. Quando Gratteri “rispondeva” a Palamara: non siamo mai stati amici!

Sperava nel covid-19 Palamara. Sperava che l’emergenza sanitaria si protraesse fino al punto da far dimenticare agli italiani la sua faccia che tutti, oramai, associano alla malagiustizia. La faccia da tonno di Palamara descritta da Cossiga nel memorabile scontro televisivo avvenuto nel 2008 negli studi di Sky – è evidente che Cossiga sapeva già nel lontano 2008 chi aveva di fronte, tant’è che si “permette”, oltre alle offese personali a Palamara, di dire: «l’Anm è una associazione a delinquere di stampo mafioso» – sperava non solo nella rimozione dalla memoria collettiva della sua faccia da mafioso (come dice Cossiga), ma soprattutto sperava di veder distrutte le sue famigerate chat e insabbiata l’ inchiesta che lo riguarda.

Ma così non è andata, perché la tenacia dei pm di Perugia, dove Palamara risulta indagato per corruzione, non ha permesso che tutto finisse, come si usa in Italia quando si tratta di appartenenti a potenti caste come quella dei magistrati, a tarallucci e vino. Non è bastata l’emergenza sanitaria per far scomparire il suo bel faccione da corrotto dall’immaginario collettivo, e l’argomento “corruzione magistrati”, nella fase tre della pandemia, è ritornato sulla bocca di tutti. Per fortuna. Tant’è che oggi, più di ieri, il  suo bel faccione da tonno è associato da tutti alla corruzione, alla mala giustizia, allo stato deviato, e all’infame venduto per eccellenza. Il male assoluto.

Ed è proprio questo che ha fatto scattare la molla nelle branchie del tonno: Palamara non ci sta a passare per il Totò Riina della magistratura. Anche perché, sempre secondo le sue branchie, in questa situazione è facile addossare su di lui la colpa di tutti i mali della magistratura. Tutto il marcio esistente nella magistratura è frutto del suo continuo intrallazzare su ogni cosa: nomine, sentenze, inchieste. È questo il messaggio che è passato. Ed è questo messaggio che Palamara deve smontare. Quantomeno nell’immaginario collettivo. E vai allora con le partecipazioni televisive.

Palamara sa bene che prima ancora che nella aule dei tribunali in Italia i processi si fanno in Tv. E di sciacalli in Tv disposti ad ospitarlo con la promessa di scottanti rivelazioni, ce ne sono tanti. Lo show può iniziare, e Palamara si presenta davanti agli “spettatori”, oltre che con la sua faccia da tonno, con la più classica delle scuse italiche: “cosi fan tutti”, cosi ho fatto anche io. Della serie: siccome in Italia sono tutti corrotti, ergo, è normale essere corrotti. E poi il sistema delle nomine lottizzate dalle correnti non l’ho inventato io. Questo sistema, dice Palamara esiste da sempre, tant’è che anche la nomina del procuratore capo della Dda di Catanzaro Gratteri, è avvenuta con il mio sistema. Come a dire: io mi sono interessato di tutti, non solo degli amici degli amici, tant’è che mi sono interessato anche dell’amico (che non è però amico degli amici ma solo amico mio) Gratteri, quindi se ho sbagliato con gli altri, ho sbagliato anche quando ho avallato la nomina dell’amico Gratteri. Una furbata che secondo le branchie del tonno avrebbe dovuto metterlo al riparo: tirare (impropriamente) dentro Gratteri non solo come “cliente” del sistema, ma addirittura come suo amico, aveva per Palamara uno scopo preciso ed un messaggio chiaro per tutti: “attenzione che Sansone potrebbe morire insieme a tutti i filistei”.

Sembrava avercela fatta il tonno, l’esempio di Gratteri aveva iniziato ad attecchire nell’immaginario collettivo… ma si sa che Gratteri è duro a morire e la risposta a Palamara, il cui scopo è quello di fare di tutta l’erba un fascio (tutti colpevoli, nessun colpevole), non si è fatta attendere. E puntuali come un orologio svizzero spuntano sulla stampa alcune conversazioni estratte della famigerata chat di Palamara.

Purtroppo è un matto vero… – dice Palamara di Gratteri nella chat a Forciniti –. Però va fermato, non può continuare così”. Parole chiare che definiscono in maniera inequivocabile che Palamara non è certo amico di Gratteri così come voleva far credere in Tv. Anzi, dal tono usato è un chiaro nemico di Palamara, altro che “cliente” del sistema. È uno che dà fastidio ai suoi traffici. E che va addirittura fermato. Il tonno è scivolato sulla classica buccia di banana. Più che portargli i benefici sperati, l’aver tirato dentro i suoi loschi affari Gratteri, lo ha definitivamente messo ko. Un ko tecnico che arriva dalle sue stesse parole. Una vera e propria confessione.

Ma una cosa va detta, però, a difesa del tonno. L’espressione usata “va fermato” non si riferisce all’attività di Gratteri in merito ad inchieste o indagini scottanti in corso, ma piuttosto alla sua attività da starlet della Tv. E lo dimostra il seguito della conversazione di Palamara con Bombardieri, nella quale si parla palesemente delle comparsate di Gratteri in Tv dove altro non fa che parlare male dei colleghi e gettare fango sull’Anm. È questa sua attività che va fermata, non le inchieste e le indagini, anche perché, e lo diciamo da sempre senza nulla togliere all’onestà e alla rettitudine di Gratteri, di inchieste ad alti livelli sulla masso/mafia portate avanti da Gratteri ancora non se ne sono viste. Perciò non c’è niente da fermare!