Giustizia nel caos, i casi Lupacchini e Facciolla discussi alla Corte di Cassazione: si attende la decisione delle Sezioni Unite

Martedì 22 settembre, davanti alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono state discusse le sorti del trasferimento provvisorio di due magistrati che il Consiglio Superiore della Magistratura, quasi un anno fa, ha improvvisamente allontanato, per ragioni diverse, dalle sedi in cui esercitavano le funzioni.

La notizia non sarebbe così rilevante – analoghe misure vengono infatti normalmente disposte nei confronti di magistrati per motivi disciplinari o per incompatibilità – se non fosse che uno di essi è Otello Lupacchini, magistrato di grande esperienza noto per le inchieste sulla strage di Bologna, sulla morte del banchiere Roberto Calvi, sul terrorismo e sulla banda della Magliana il quale, insieme all’altro, Eugenio Facciolla, è finito nel mirino delle operazioni di smantellamento delle Procure del Distretto di Catanzaro da cui parrebbe affrancata solo la Procura di Cosenza oltre a quella di Catanzaro.

Procure scomode e non allineate a un sistema di compiacente adesione alla disinvolta attività investigativa della Procura distrettuale nei cui riguardi, nonostante gli ormai conclamati errori rilevati dalla Cassazione sull’uso extra ordinem dello strumento della carcerazione preventiva, parrebbe vigere un inspiegabile divieto di controllo e perfino di critica, considerati gli imbarazzanti silenzi del Ministro della Giustizia, del Procuratore Generale della Cassazione, e del CSM di fronte a situazioni plateali che farebbero scattare, ma per altri magistrati, l’immediata azione disciplinare.

Eugenio Facciolla, per il quale è in corso una sorprendente petizione popolare di sostegno che ha raggiunto oltre 5.500 firme, è stato trasferito a Potenza, dove dopo 30 anni da pubblico ministero svolge le funzioni di giudice civile, per avere ricevuto vantaggi da una società consistiti, secondo l’accusa mossa dalla Procura di Salerno, in una scheda telefonica, una telecamera e la digitalizzazione di atti processuali in forma gratuita.

Nessuno ad oggi ha realmente aperto gli occhi sulla debolezza degli elementi di prova raccolti in un’indagine surreale ove era evidente sin dal principio che i pagamenti dell’utenza telefonica sono stati interamente corrisposti dal Facciolla, la telecamera non aveva utilità, considerato il sistema di videosorveglianza della Prefettura e i fascicoli riguardavano questioni personali del Procuratore, in quanto vittima di reati e quindi legittimato a detenerli e consegnarli anche a privati.

Più grave ancora è il caso di Lupacchini, confinato e ridotto a sostituto a Torino per aver informato la pubblica opinione sulle disfunzioni, omissioni, anomalie e irregolarità nella gestione dell’ufficio direttivo distrettuale di Catanzaro, al cui comando siede ancora Nicola Gratteri, segnalate al Ministro della Giustizia e alla Procura Generale della Cassazione e rimaste prive di seguito o di risposta che il garbo istituzionale, se non precisi doveri d’ufficio, imporrebbero.

Il difensore di entrambi, Ivano Iai, ha concentrato l’esposizione degli articolati motivi di legittimità contenuti nei due ricorsi sollevando anche una questione di legittimità costituzionale sull’assenza di limiti temporali del trasferimento cautelare, ma è prevedibile che un peso rilevante avrà la figura di chi ha espressamente avversato uno dei due con esposti e dichiarazioni al CSM che, in poco meno di due anni dall’arrivo di Lupacchini in Calabria, ha già posto sotto giudizio la Procura Generale e le Procure di Castrovillari, Paola e Crotone.
Le Sezioni Unite si sono ritirate per deliberare la decisione che – si presume – non sarà imminente.