Grazie Mario

Volevo ringraziare Mario Occhiuto. E voglio farlo pubblicamente dalle colonne di questo giornale che lui spesso ha definito sito spazzatura. O meglio, a definirlo così sono i suoi accoliti, lui adesso si limita a dare al direttore dello pseudo giornalista. Oltre a dire che siamo soliti mistificare la realtà.

Per la precisione, dopo l’arrivo degli avvisi di garanzia a dirigenti comunali, imprenditori e capogabinetto, si è così espresso nei nostri riguardi: “È altrettanto evidente, poi, che questi episodi con tanto risalto mediatico si inquadrano in un clima di veleni, di caccia alle streghe, di fango, costruito ad arte, da mesi, ad opera di blog pseudo giornalistici i cui ispiratori proprio nei giorni scorsi sono stati rinviati a giudizio per diffamazione e stalking nei miei confronti”.

Ci sta che Mario si esprima così. Ed è chiaro che i chiamati in causa siamo noi. Secondo lui, a voler “leggere” le parole di Occhiuto tra le righe, a costringere la dottoressa Manzini ad intervenire contro il malaffare, siamo stati noi. Che l’abbiamo stressata tutti i giorni.

Per Mario se non ci fossimo stati noi, tutto quello che sta succedendo, a lui in particolare, non sarebbe mai successo. Colpa nostra se la Finanza va e viene dal Comune. Colpa nostra se i conti non tornano. È così Occhiuto: appena le cose si mettono male, lui deve avere subito qualcuno pronto su cui scaricare la responsabilità. Come ha fatto con un altro comunicato oggi, cosa da noi ampiamente prevista, scaricando tutti questi guai sul trio Cucunato/Potestio/Pecoraro.

mario gioca Io è da tempo che l’avviso a Mario: Marù vida ca aru Comuni Pecoraro, Cucunato e Potestio stannu faciannu carni i puarcu. Troppo sporca. Determine a dire basta. Come se non ci fosse più un domani. E lui, Mario, ha fatto ricchia i mercanti.

Mi rispondeva che non era vero, che mi ero inventato tutto. Anche quando gli ho scritto: Marù vida ca cchu tutti st’alliccati i cemento si rasi rasi, sti tombini stippati ad ognu ura du juarnu e da notti, prima o poi ancunu ti sgama. E così è stato. E nonostante ciò continua a dire che siamo noi gli ispiratori della caccia alle streghe.

occhiuto granieriLa realtà è che fin quando c’è stato Granieri, era tutto ok, si poteva fare alliccate di cemento dove si voleva, ma adesso la vigna è finita. Infatti, come scriviamo da secoli, non appena Granieri è uscito dalla porta di servizio del tribunale, non è passata neanche una settimana che è iniziato il finimondo. Come volevasi dimostrare.

Sta uscendo fuori di tutto: lavori inesistenti e pagati due volte, urgenze a nonna, ditte che in due anni hanno aumentato le entrate del 200%, ditte che non avevano nessun fatturato all’improvviso sono diventate le prime imprese della città, appalti a stuazzi e pitazzi per non fare la gara. E poi c’è tutta quella storiaccia della malavita che tra poco escirà fuori.

Insomma, quello che succedeva al quarto piano lo sapeva bene Maruzzu. Anche perché se la Ragioneria movimenta in pochi mesi milioni di euro per affidamenti diretti, vuoi che il sindaco non lo sappia? Non ha responsabilità penali, ma politiche si.

Un sindaco che amministra onestamente la città si informa di cosa succede negli uffici, guarda i bilanci, discute con i dirigenti. E quando si accorge che un dirigente, da lui nominato (un uomo di fiducia), ha firmato 61 determine in una notte lo chiama e gli chiede spiegazioni. E se c’è qualcosa che non va, si reca subito in procura.

occhiuto pecoraro copertina1Ma Maruzzu di tutta questa movimentazione di denaro non si è mai accorto. Per lui, Cucunato e Pecoraro si potevano vendere la fontana dei Tredici Canali, che non se ne sarebbe mai accorto. Tanto era sincero e ingenuo. Nessuno gli diceva niente. Tranne io e Iacchite’.

Ma di noi lui giustamente non si fida, perciò non ha inteso approfondire l’argomento. Essendo i nostri articoli menzogneri, come li reputa sempre giustamente lui, quindi non degni di considerazione.

Anzi, non solo non si è accorto di niente, ma ha anche specificato che tutto quello che sta venendo fuori è solo fango. Le determine con numero, data, timbri e timbrini, firma e controfirma che ci dicono, ad esempio, che la riscontrabilità del lavoro eseguito non è possibile perchè nell’atto non è indicata la via, il luogo, o la struttura dove tale lavoro è stato realizzato, per Occhiuto questo è solo fango.

Oppure che le determine che assegnano nello stesso giorno lavori per 200.000 euro alla stessa ditta per spostare mobili e cambiare lampadine al tribunale, è pura mistificazione dei fatti.

Ecco perché si accanisce contro Iacchite’: perché reputa tutto questo opera nostra. Il Re è nudo. Di fronte a queste verità assolute, indiscutibili, Occhiuto non può più porre rimedio. E’ difficile argomentare menzogne per coprire questo evidente ladrocinio.

EnzaBrunoBossio8Ci prova, ma non può smentire, i numeri sono numeri, non si possono cambiare. In pochi lo credono ormai. E sono coloro i quali odiano Madame Fifì, che pur di non vederla più, sono disposti anche a difendere l’indifendibile. Apro una parentesi: se intendi, Marù, aprire una vera battaglia sulle determine di Madame Fifì, ai tempi del cardinale Ambrogio, sappi che saremo al tuo fianco fino alla fine dei nostri umili giorni.

Dunque, tutto questo trambusto che si è creato ha acuito i nostri rapporti, tant’è che il suo comunicato di risposta agli avvisi di garanzia, è incentrato su di noi, come abbiamo riportato sopra. Ed è proprio per questo che voglio ringraziarti, perché in tutto questo coro di fanfare giornalistiche che si è levato all’indomani della squagliata della neve, Tu, e dico solo Tu, sei stato l’unico a citarci come genesi del tuo “male”. Anche se va detto: in un’aula di tribunale.

  1. Volevo dirti Mario che Repubblica, il Fatto, il Quotidiano e tanti altri giornali hanno tagliato, nel riportare la tua nota, giusto la parte su di noi, che poi è la principale come dici tu.
  2. Volevo ringraziare solo il Corriere della Calabria per aver riportato integralmente la nota.
  3. Ah dimenticavo, non vedo l’ora di incontrati al dibattimento (dove chiederò la parola) nell’aula del tribunale.

GdD