Guglielmelli, ritratto di un segretario che si dice comunista

Luigi Guglielmelli è l’ultimo baluardo della corrente adamitica nella provincia di Cosenza. L’unico di loro a ricoprire una carica politica (si fa per dire) all’interno del PD locale, che gli permette ogni tanto di dire qualche parola, giusto per darsi un tono da segretario provinciale.

Dice di essere comunista, e se ne vanta. I suoi trascorsi politici parlano chiaro: nato nella rossa presila, a Pedace, sin da ragazzo si appassiona alla politica. Studia a più non posso. E’ bravo a scuola. I suoi ideali di libertà e giustizia, che persegue in quegli anni, lo porteranno dritto alla facoltà di giurisprudenza a Catanzaro. Che frequenta con impegno e passione, fino alla laurea.

La sua prima tessera da futuro politico è quella di Socialismo Rivoluzionario, correva l’anno 1996. Una esperienza che gli permette di acquisire le basi necessarie per quella che sarà la sua “dialettica” politica. Nel contempo nasceva, nel sonnacchioso paesino, sull’onda lunga del Gramna, il “Collettivo Autonomo Che Guevara”, con il quale spesso e volentieri si scontra.

Nel ‘98 si tessera con l’allora Sinistra Giovanile. Nel 1999 diventa coordinatore della segreteria provinciale della federazione dei DS. Fino al 2005, lavora all’interno del partito. Ascolta e capisce. E’ l’anno in cui, dopo una sfida al vetriolo contro Marco Ambrogio, Pasquale Villella, e Ritacco, in cui si muovono vari capibastone del partito, viene eletto segretario regionale della Sinistra Giovanile. Che sarà poi sciolta nel 2008.

L’anno successivo, cioè il 2009, viene riconfermato segretario regionale dei Giovani Democratici, che ha sostituito la sigla Sinistra Giovanile. Nel 2011 lascia per raggiunti limiti di età ed è subito nominato nel coordinamento regionale del PD. Nel 2013 diventa segretario provinciale del PD. E da poco è stato nominato come portaborse dell’assessore Roccisano. Nomina che gli costerà non poche polemiche.

Una carriera, come è facile capire, tutta interna al partito. Infatti Luigi non si è mai presentato di fronte agli elettori. E questo ha fatto sì che su di lui si vociferassero alcune cose. Una su tutte, quella di essere un carrierista. Di legarsi ai potenti politici di turno del suo partito. Servirli e riverirli in cambio di uno stipendio nel partito. Insomma il figlioccio da crescere.

Se è vero che nella sua prima fase politica, era il signor nessuno, tutto comunismo ed ideali, è anche vero che negli ultimi anni la sua ascesa politica è stata sponsorizzata da Oliverio prima e dalla cordata adamitica poi. Questo non si può negare, non fosse altro che per le dinamiche interne al PD locale. Che, come si sa, ragiona solo per interessi di parte. E che a Cosenza hanno un nome e un cognome: Madame Fifì. Nessuno fa carriera nel partito se lei non vuole. Almeno fino a qualche mese fa. Lo sa bene Luigi che quelle stanze ha frequentato. E non sono certo le vecchie scuole di partito. Se non ti appatti, non vai da nessuna parte. Se non sei “portato” da nessuno, hai voglia ad essere bravo, onesto e capace. Non c’è spazio in questo partito per l’onestà politica.

Luigi non può certo negare di essere stato sponsorizzato dal duo Oliverio/Adamo, che un giorno sono amici e il giorno dopo si sparano. Ma che ora hanno rinsaldato la loro amicizia (se così posso dire, senza offendere questa nobile parola), in chiave, vista la guerra in corso, anti Guccione. La solita alleanza a convenienza. Che nulla ha a che fare con la nobiltà della Politica. E che rientra nella più classica, ahinoi, lotta di potere per il controllo del territorio.

C’è da dire che Luigi non si è sottratto a questa logica, ammantando il suo parteggiare a favore di Madame Fifì, con l’arzigogolo politico, senza mai entrare realmente nei motivi veri di questa guerra interna al PD. Infatti il suo intervento di ieri, dopo la notizia del commissariamento dei circoli cosentini del PD, affidati a Ferdinando Aiello, è tutto improntato sul tecnicismo. All’Azzeccagarbugli. Comma qua, articolo là. Insomma non una sola parola politica. Niente. Che non è quello che ci si aspetta dal segretario comunista. Allora, per evitare considerazioni e conclusioni, che potrebbero dare fastidio a Madame Fifì, abbiamo posto direttamente le nostre domande a Luigi. Che sia lui direttamente a parlare. Senza avvocatese, e con più politica. Nel corso della giornata vi proporremo la sua intervista.

GdD