I Boschi Boys

(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Come ci hanno informati a reti unificate tutti i telegiornali del regno, babbo Boschi insieme a altri 13 imputati è stato assolto – perché il fatto non sussiste -per i reati ipotizzati nell’ambito delle cosiddette consulenze d’oro, gli incarichi cioè affidati a società e professionisti nel 2015, in vista di un’eventuale fusione della banca con la Popolare di Vicenza, che secondo la Procura erano “inutili e ripetitivi”, e che  contribuirono ad aggravare il già precario bilancio dell’istituto per un totale di 4,3 milioni di euro.

Boschi e altri quattro dirigenti erano già stati prosciolti nell’ottobre 2019, dall’accusa più grave, quella di bancarotta fraudolenta, dando così una risposta indiretta all’interrogativo posto da Brecht e cioè se sia più colpevole rapinare una banca o fondarla.

Nel caso dei fallimenti prevedibili della rete dei più prestigiosi istituti di credito che hanno coinvolto centinaia di migliaia di risparmiatori caduti della rete maligna dell’offerta di prodotti tossici promossi da manager e funzionari criminali, è d’uopo ricordare il commento in proposito dell’allora governatore Visco che interrogato sulla carente vigilanza esercitata da Bankitalia, aveva apertamente dileggiato le vittime accusandole di essere analfabeti funzionali ignoranti delle regole del mercato azionario e che si erano improvvisati nel ruolo di miserabili, facendosi rifilare rischiosi bond subordinati nel corso di almeno sette 7 crac bancari (Mps, Banca Etruria, Marche, CariFe, CariChieti, Veneto Banca, Bpvi) che hanno visto andare in fumo 110 miliardi di euro.

Ma ancora prima, in attesa di fare ammenda porgendo le nostre scuse all’ex ministra esempio fulgido di amor filiale, è opportuno andare indietro nel tempo per meglio comprendere quando e dove è cominciato tutto, ancora prima che Mario Draghi autorizzasse l’acquisto a debito, mediante “aumento di capitale di 6 miliardi di euro e l’emissione di strumenti ibridi e subordinati per complessivi 2 miliardi di euro e un finanziamento ponte per 1,95 miliardi da rimborsare anche mediante la cessione di assets non strategici”,  di crediti deteriorati e di debiti con istituti di credito esteri, pur sapendo che l’intera operazione era un salto nel buio, un “investimento” azzardato e ad altissimo rischio, del quale erano prevedibili gli effetti dopo lo scoppio della bolla dei subprime nell’agosto 2007 negli Stati Uniti.

Eh si, l’ambientazione della serie di fanteconomia è sempre la stessa, il panfilo Britannia,  tre alberi, lungo centoventisei metri, sessantadue cabine, due saloni, tre sale riunioni, settanta negozi, otto bar, cinque ristoranti e un cinema. E sono perlopiù gli stessi anche gli attori a cominciare dall’ambizioso e promettente direttore generale del Ministero del Tesoro, Mario Draghi che nell’accogliere i gitanti quel 2 giugno, nove giorni dopo che erano saltate in aria le auto di Falcone, della moglie e della scorta, pochi mesi dopo l’arresto di Mario Chiesa, esordisce: «Stiamo per passare dalle parole ai fatti».

E’ lui l’incaricato di spiegare all’illustre parterre – cento uomini d’affari, economisti e opinion leader italiani, secondo la cronaca del Corriere già in piena idolatria e culto della grigia personalità di Draghi, il programma di dismissioni e privatizzazioni da parte dello Stato e quella che sarebbe stata la nuova politica bancaria nazionale, che avrebbe portato alla nascita di grandi agglomerati bancario-assicurativi, grazie a una totale demolizione  dello stato imprenditore, dello Stato sociale e per giunta dello Stato di diritto.

Se è il Monte dei Paschi a rappresentare l’allegoria della devastazione del sistema bancario italiano, non è stato da meno il circuito delle banche locali grazie alla diffusione del sistema di elargizione di denaro agli amici dei banchieri e dei politici,  cui viene concesso di non restituire quello che è stato affettuosamente erogato. Ma si tratta di procedure legittimate che comportano come è evidente immunità e impunità per clientele speciali e manager eccezionali, che hanno partecipato entusiasticamente al nuovo sistema, quello    delle fusioni tra istituti di credito, della  dissipata e sciagurata mobilitazione di risorse nel mercato dei derivati, che ha coinvolto anche centinaia di enti pubblici e locali, insieme all’autorizzazione per le banche commerciali a confluire con quelle di investimento, snaturando completamente il ruolo del sistema creditizio, in modo che siano i cittadini/risparmiatori a finanziarlo attraverso i conti correnti per consentire speculazioni, favorire transazioni opache e fare da copertura a riciclaggio e irrintracciabilità.

Si, le modalità sono quelle delle organizzazioni criminali, delle mafie e delle cupole e va a sapere chi ha cominciato e ha offerto il canovaccio delle operazioni agli altri, visto che in ambedue i casi il mitra è riposto nelle stesse cassette di sicurezza e nelle stanze blindate dove giacciono opere d’arte, denaro e preziosi, insieme alle speranze di tanti analfabeti funzionali.

Vale la pena di ricordare alla frugoletta di papà il ruolo che in questa miserabile controrivoluzione ha assunto il Pd con le sue spoglie “progressiste” disseminate della diaspora del neofascismo. Non gli bastava più avere la sua banca, le ha volute tutte per devastarle secondo i canoni che ispirano i temperamenti distruttivi ergendosi sulle loro rovine, come in una foto di famiglia di dinastie criminali.