I giullari del giornalismo di regime nel Palazzo del Re

(di Paolo Caruso) – Nel corso degli anni non si era mai assistito nella Conferenza di fine anno ad un comportamento estremamente servile del mondo dell’informazione, dei giornalisti delle maggiori testate della carta stampata, con i lunghi e scroscianti applausi riservati al “Dragosauro” della finanza in un clima di grande serenità e cordialità. I cosiddetti giullari della carta stampata hanno fatto il proprio ingresso nel palazzo del “Re”. Così come da cartina tornasole è emerso il forte legame che la quasi totalità dell’informazione italiana ha con il potere, e l’adulazione che nutre verso ” l’Uomo della Provvidenza”.

Infatti si è consumato con una ridicola spettacolarizzazione il confronto tra il Premier e i rappresentanti di quella che fu la libera informazione. Del resto non è una novità che dietro il mondo dell’informazione si annidano i poteri forti, le lobby, a tutela dei propri esclusivi interessi; per questo basta risalire ai gruppi editoriali e alle proprietà dei giornali come “Il Sole 24 ore” (Confindustria), il gruppo di “Repubblica”, “La Stampa”, “L’espresso”, Huffington Post” (Agnelli FCA), “Il Giornale” (Berlusconi), “Corriere della Sera” (Urbano Cairo), “Il Messaggero”, “Il Mattino”, “Il Gazzettino” (Caltagirone), “Domani” (De Benedetti), “Libero” (Angelucci).

Domande su domande intrise del più bieco servilismo, inclusive di ovvie risposte, parole melliflue, infatti venivano indirizzate tutte allo scopo di rendere brillante la figura “dell’Assoluto”. Un Premier atipico, non eletto dal popolo, che continua a gestire in proprio dettando tempi e modi all’attività di governo, e che tiene a bada l’armata brancaleone dei partiti. La sua retorica, il parlare enfatico, la capacità di illustrare vaghe progettualità prive di contenuti reali, evitando di addentrarsi in argomenti più tortuosi come le pensioni, il lavoro, la manovra finanziaria, che lo inchioderebbero alle sue responsabilità di governo, rendono l’immagine del Premier come l’Uomo che non deve prostrarsi dinanzi l’evidenza e che non deve mai chiedere nulla. Una vera apoteosi dei media dinanzi alla presenza del “Re” che tra frasi smozzicate e eloquenti silenzi  preannuncia la disponibilità a salire sul Colle più alto della Repubblica.

Quel suo continuare a dire e non dire è figlio del suo potere e del suo essere intoccabile. Il circo mediatico di casa nostra continua il cannoneggiamento adulatorio nei confronti del Premier Draghi enfatizzandone le capacità di grande Statista e inebriandolo di profumo “Quirinalizio”, riportando così alla memoria la celebre frase Fantozziana di “Come è buooono Lei”. E dal giornalismo italiano è davvero tutto! Addirittura Draghi si definisce come “un nonno al servizio delle Istituzioni” ritenendo essenziale che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale per continuare l’azione di contrasto alla pandemia, di rilancio della crescita e l’attuazione del Pnrr indipendentemente da chi ci sarà, essendo già stati raggiunti i 51 obiettivi prefissati, ponendo così  la sua autocandidatura a Presidente della Repubblica.