“Sistema Rende”: lo strapotere di Carlo Stellato

La procura di Cosenza, nonostante la sua pochezza e la sua proverbiale lentezza, aveva chiuso il cerchio riguardo alle indagini sugli appalti sospetti del Comune di Rende. E non è detto, anzi è pressoché certo che la DDA sia sul pezzo anche per queste storie.

La vicenda risale all’epoca Bernaudo (2010-2012) e riguarda nello specifico l’affidamento dei lavori alle cooperative, la gestione dei loculi cimiteriali e la sistemazione del verde 232pubblico. In tutto sono 5 gli indagati tra dirigenti, funzionari e un imprenditore rendese. Le accuse sono, a vario titolo, di falso e abuso d’ufficio.

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Dopo quattro anni invece è arrivata al traguardo l’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sul vero e proprio “Caso Rende”, quello che portò al commissariamento del Comune in seguito alle dimissioni del sindaco Cavalcanti, com’è noto primo cittadino in nome e per conto di Sandro Principe.

Ma è evidente che, al di là delle indagini (da sempre poco credibili) della procura di Cosenza, la questione più macroscopica a Rende risulta essere l’edilizia che accomuna la politica e gruppi criminali che operano nel Comune di Rende e non solo.

L’anomala situazione sul piano edilizio di Rende è sempre lapalissiana anche se solo recentemente si è posto in evidenza il fatto che la maggior parte dei consiglieri del Comune di Rende, così come anche molti dirigenti comunali, nell’era Principe, svolgevano attività imprenditoriale nel settore edile, direttamente o tramite personaggi a loro legati, con chiaro conflitto di interessi.

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Una cupola che ha tenuto e tiene ancora fuori decine di imprenditori che non riescono ad ottenere nemmeno i diritti minimi garantiti, grazie soprattutto ad un ufficio tecnico chiuso su in se stesso e da dove niente trapela, ripeto nemmeno i diritti.

Le macroscopiche discrasie non possono non saltare all’occhio poiché, anche da un’analisi superficiale, nel Comune di Rende coloro che costruiscono sono pochi e ben individuabili.

Nello specifico è necessario mettere in risalto una serie di situazioni che già da se evidenziano la presenza di irregolarità penali, o comunque sicuramente non consentite al normale cittadino, dimostrando privilegi che sicuramente non avvengono per sola mera amicizia.

Il signor Carlo Stellato, deus ex machina (occulto?) della società Stellato Costruzioni di Rende, il cui amministratore risulta tale Crocco Franco di Montalto Uffugo, detiene in assoluto il monopolio degli insediamenti abitativi costruiti nel territorio del Comune di Rende fin dalla metà degli anni Novanta. Stellato è subentrato al costruttore Grimoli, colpito dalle note disavventure giudiziarie, con un primo insediamento abitativo in contrada Bianchi di Rende con circa 200 unità abitative fatte a ridosso della strada provinciale, che risulta un imbuto appena transitabile, in spregio e senza alcun rispetto per le distanze previste dal vigente art. 3 del codice della strada.

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Dopo la realizzazione di tale complesso, Carlo Stellato ha iniziato una vera lottizzazione del Comune riuscendo a costruire altre decine e decine (qualcuno parla addirittura di centinaia) di edifici adibiti a uso civile e commerciale

Stellato ha effettuato costruzioni in località Bianchi di Arcavacata di Rende con la solita costruzione di muretti a ridosso della già strettissima sede stradale che si presenta della larghezza di pochi metri, rendendo di fatto impossibile l’ eventuale e ormai necessario ampliamento della citata strada che è un vero budello pericolosissimo. Inoltre, la distanza tra i fabbricati è di soli 3 metri circa invece dei prescritti dieci metri, in alternativa all’abbattimento delle distanze tramite l’unione degli stabili.

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Sempre Stellato è riuscito ad ottenere delle varianti al piano regolatore con interi appezzamenti di terreni agricoli trasformati in edificabili subito dopo esserne entrato in possesso. Le ultime macroscopiche questioni attengono la costruzione di tre grossi insediamenti a ridosso del fiume Emoli in località di Rende nei pressi della vecchia stazione ferroviaria di Rende. Tale costruzione appare in chiaro contrasto con la legge Galasso del 1985 che prevede, senza deroghe, la distanza di 150 metri dagli arenili e dai corsi d’acqua. Nel caso di specie la distanza appare di pochi metri. Nell’ambiente corre voce che il luogo dovrebbe essere stato edificabile fin da prima del 1985 ma tale assunto appare comunque strano alla luce dell’altissimo indice di edificabilità, centinaia di migliaia di metri cubi, che ritenere previsti prima del 1985 risulta quantomeno azzardato. Inoltre, più volte i locali ascensori degli stabili si sono allagati con grave rischio per gli abitanti.

Da Principe a Manna, in perfetto stile gattopardesco, non è cambiato nulla e così il costruttore continua a fare il bello e il cattivo tempo. 

Stellato sta terminando un altro mastodontico insediamento nei pressi dello svincolo di Cosenza Nord nonostante il tratto di strada denominato via Marconi risulta a tutti gli effetti pertinenza autostradale cosa che imporrebbe il mantenimento delle distanze previste dal vigente codice della strada. Inoltre, la stessa torre risulta non in regola con la vigente normativa antisismica poiché non risulta collegata da giunto tecnico con la parte rimanente dell’edificio. Infatti, gli edifici o sono distanti 10 metri oppure devono essere collegati da un giunto tecnico autorizzato dal Genio Civile.

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In località Chiodo di Arcavacata di Rende, Stellato ha costruito decine di appartamenti tra due unità abitative, tra le proprietà di Motta e quelle di Adimari e le stesse non rispettano i previsti metri di distanza tra i confini ed inoltre presentano un indice abitativo degno di Roma centro.

A tal proposito l’escamotage consisterebbe nell’acquisto di area abitativa dai confinanti, tuttavia nel caso di specie gli stessi vicini, la famiglia Adimari, hanno costruito in circa 2000 mq due palazzi di 4 piani cadauno oltre a quello della famiglia. Quindi anche in tal caso non si comprende ove l’aria utile sia stata reperita. Inoltre, lo stesso edificio tra le proprietà Motta e Adimari risulta non in regola con la vigente normativa anti sismica poiché la stessa non risulta collegata da giunto tecnico con gli edifici confinanti. E’ come nel caso della torre di viale Marconi: infatti gli edifici o sono distanti dieci metri oppure devono essere collegati da giunto tecnico autorizzato dal Genio Civile.

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In via Vermicelli di Rende venivano costruite delle ulteriori unità abitative acquistando area edificabile in altri luoghi ed utilizzandola per la costruzione di palazzine di circa 8 piani in una zona interessata da una frana viva e riscontrabile a vista. Inoltre in alcuni fabbricati sono stati creati dei locali commerciali tramite lo scavo del terreno sottostante. Tale situazione è stata sicuramente determinata dal fatto che la costruzione di locali sottostanti non era fattibile, per evidenti questioni legati al limite massimo dell’altezza dello stabile, ed è chiaro che sono stati effettuati successivamente grazie al mancato controllo del comando dei vigili urbani di Rende.

Nella contrada Bianchi la ditta che fa capo a Carlo Stellato ha provveduto ad una ulteriore costruzione di centinaia di unità abitative sempre a ridosso della strada provinciale che non potrà subire nessun eventuale ampliamento poiché anche le medesime strutture sono state costruite senza rispettare le distanze previste dal codice della strada.

Altri fabbricati in contrasto con la legge Galasso si stanno terminando a ridosso del fiume che passa sotto la Ss19 alle spalle dell’ex Cud (di fronte i Palazzi Gemelli) e anche in tale caso la distanza non risulta quella prevista ma di molto inferiore.

Sarebbe utile (ma ci avrà pensato certamente qualcuno) un accertamento patrimoniale al fine della definizione contributiva di Stellato e delle società a lui collegate poiché si potrebbe acclarare una discrasia tra le vendite ed i ricavi (vendite in nero e per contanti di appartamenti?).

Inoltre, numerosi locali cosiddetti di sgombro vengono venduti ad uso abitativo ed abitati (via Vermicelli, via Bianchi, via Chiodo del Comune di Rende); le cifre ufficiali sugli atti si aggirano sui 600 euro per mq a fronte di un reale pagamento di circa 1800 euro.

La maggior parte degli acquirenti per contanti degli edifici abitativi provengono dal Crotonese, dal Vibonese e dal Reggino, potendo quindi emergere un forte riciclaggio di ingenti somme di danaro provenienti da attività illecite.

Un passaggio presso il comando della polizia municipale di Rende evidenzierebbe l’assoluta mancanza di controlli ai numerosi cantieri aperti sul territorio da Carlo Stellato.

Manna esattamente come Principe, dunque. Ed è impossibile che anche lo stesso Sandro Principe non lo faccia rilevare a chi di competenza.