I Posteraro, il Palazzo di Cavallerizzo e l’indennizzo di Berlusconi. Tanti soldini investiti nella “vigna” di Robertino

Robertino, che mestiere fai? Per evitare di rispondere:”Nessuno, a parte il politico… Sono un parassita sociale“, il fratello furbo del cazzaro ha pensato bene di trovare un finanziatore o meglio un bancomat di stato “legalizzato” per farsi comprare un’azienda vinicola di due milioni e mezzo di euro e andare in giro a dire che fa il “vignaiolo”. Salvo poi vendere tutto in extremis causa… dissesto e rischio bancarotta. Un “classico” per la famiglia Occhiuto.

Questa famiglia “bancomat”, lennesima della serie, si chiama Posteraro ed è una famiglia che conta nella borghesia cosentina. Il socio di Robertino –  comunque indennizzato con il posto di amministratore all’Amaco, ovviamente portata al fallimento e un bell’incarico da 120mila cucuzze a Ferrovie della Calabria, che sarà certamente la prossima “vittima” – era ed è Paolo Posteraro, 39 anni, ma il “puparo” è il padre. Francesco.

Nato a Cosenza nel 1950, la sua famiglia proviene da Cavallerizzo di Cerzeto, ed è molto conosciuta a Cosenza. Nel 1979 è entrato alla Camera dei Deputati come consigliere parlamentare Udc in quota Pierferdinando Casini. Sposato e divorziato con la figlia di Luigi Gullo, stimato giurista cosentino e deputato del Partito Comunista Italiano dal 1963 al 1968. Figlio di Fausto, il ministro comunista dei contadini. Posteraro ha ricoperto poi dal 2003 al 2012 la carica di vice segretario generale della Camera dei deputati e successivamente è stato commissario dell’Agcom, pachiderma e carrozzone politico in mano alla peggiore malapolitica massomafiosa, fino allo scorso anno.

Posteraro è anche proprietario dello storico Palazzo Posteraro a Cavallerizzo di Cerzeto, del quale tratteremo più avanti e amico di gioventù – scrivono i suoi biografi – di Dario Granieri, corrottissimo ex procuratore capo di Cosenza e insabbiatore massimo delle inchueste contro Mario Occhiuto, “lavoro” poi continuato dall’attuale procuratore Mario Spagnuolo.

Il figlio di Francesco Posteraro, Paolo, di professione è giornalista ma grazie alle entrature paterne prima è diventato manager pubblico e poi, a fine 2011 è diventato membro del Corecom della Calabria, altro vergognoso carrozzone in mano alla massomafia. Le cronache giornalistiche raccontano di una nomina (rigorosamente in quota Udc) segnata dalle polemiche per un curriculum “fantasma”. Francesco Posteraro è stato nominato il 6 giugno 2012 consigliere dell’Agcom in quota Udc. Il suo curriculum è stato depositato in zona Cesarini… E che ve lo diciamo a fare? Poi, nel 2017 Mario Occhiuto ha nominato il rampollo raccomandato amministratore unico dell’Amaco e tra il 2019 e il 2020 Paolino ha sganciato al fratello Robertino due milioni e mezzo di euro per acquistare un’azienda vinicola nell’Alto Jonio.
Quanto alla professione di giornalista, dopo aver collaborato – dietro pastette e raccomandazioni – con Rai e La7, oggi è malinconicamente solo consulente del Quotidiano del Sud, il giornale del quale è editrice la moglie Maria Gabriella Dodaro, sorella di Francesco e Antonella. Che tristezza…

Eppure questa famiglia ha una storia che inizia 222 anni fa (no, non è un refuso). Francesco Posteraro, classe 1799, bisnonno del boiardo di stato, è originario di Cavallerizzo frazione di Cerzeto, Regno delle Due Sicilie. Viene ricordato nei libri di storia locale come un patriota risorgimentale o, se avete simpatie borboniche, come un brigante. Pensate un po’…
I Posteraro erano una famiglia ricca e nobile. Il Comune di Cerzeto celebra ancora tra i suoi personaggi illustri Paolo Posteraro (classe 1844), filantropo, intellettuale e massone (poteva mai mancare la massoneria?) e votato alla causa repubblicana.
Si dice fra la popolazione di Cavallerizzo che Francesco Posteraro il boiardo, quello nato nel 1950, ha “aiutato” molto il “Comitato per Cavallerizzo” (gruppo a favore della delocalizzazione) per la delocalizzazione di Cavallerizzo.
I Posteraro possiedono ancora a Cavallerizzo lo storico palazzo di famiglia. Purtroppo però a Cavallerizzo non vive più nessuno.

Nel marzo del 2005 una frana (ma forse sarebbe più opportuno definirla un “disastro colposo”) si portò via un pezzo di paese. La Protezione Civile di Guido Bertolaso (o Bertoladro come lo chiaman tutti) decretò come irrecuperabile la situazione e fece sgomberare forzatamente tutti (circa 300 persone) per ricostruire una “new town” (modello replicato all’Aquila nel 2009) a qualche chilometro dalla vecchia frazione. Ma sulla costruzione della “new town” pesa un’inchiesta giudiziaria.
Il 14 giugno 2007, il Palazzo Posteraro viene vincolato con il DM n.18 dalla “Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria”, emanato dopo due anni e tre mesi dalla frana del 7 marzo 2005. Com’è possibile che ci possano essere degli immobili non delocalizzati ai sensi di un articolo di un’ordinanza dell’ottobre 2005 a causa di un vincolo posto nel giugno 2007?

Sei anni dopo la frana del 7 marzo 2005, e 4 anni dopo il vincolo, il 28 gennaio 2011 è stata emanata un’altra Ordinanza di Protezione Civile n. 3920 che dispone l’erogazione di un indennizzo ai proprietari di beni soggetti a vincolo, di cui all’art. 10 – comma 3 del D.L. 22 gennaio 2004, n. 42 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Silvio Berlusconi come Presidente del Consiglio firma questa ordinanza con disposizioni urgenti di Protezione Civile che riguardano diverse calamità naturali: dalla Toscana, alla Puglia, dalla Liguria alla Sardegna.

All’articolo 13 dell’Ordinanza c’è quello che potremmo definire il “Comma Posteraro“. Il comma quattro infatti riconosce per Cavallerizzo un “equo indennizzo” ai proprietari degli immobili classificati come “beni culturali” (a norma dell’articolo 10 comma 3 del codice dei beni culturali).

L’art. 13, comma 4, della suddetta Ordinanza recita: “Il soggetto attuatore di cui all’articolo 7 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3591 del 24 maggio 2007 è autorizzato a riconoscere ai proprietari degli immobili ubicati nella frazione di Cavallerizzo del Comune di Cerzeto, vincolati ai sensi dell’articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni e che non risultano essere stati delocalizzati ai sensi dell’articolo 1 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3472 del 21 ottobre 2005, un equo indennizzo a valere sulle economie derivanti dalla mancata ricostruzione”.

Dopo questa ordinanza del 2011 ne è stata fatta un’altra che ha aggiunto le seguenti parole “solo edifici di civile abitazione”, per escludere la richiesta di risarcimento per la Chiesa di San Giorgio Martire, l’unico vincolo di Cavallerizzo prima della frana del 7 marzo 2005.
A Cavallerizzo l’unico edificio che rientra in questa casistica è appunto Palazzo Posteraro. La Direzione Regionale l’ha riconosciuto ufficialmente come “bene culturale” con il provvedimento n.48 del 14 giugno 2007. Due anni dopo la grande frana.
Palazzo Posteraro è ad oggi intatto, a fianco della chiesa dedicata al patrono San Giorgio.
Rimane lì, nel silenzio di un paese fantasma, a custodire la lunga storia di una famiglia italiana passata dalle imprese di Giuseppe Garibaldi a quelle di Pierferdinando Casini.

Una legge personalmente fatta per un boiardo segretario della Camera dei deputati? Mentre per gli altri proprietari di Cavallerizzo è stato rifiutato un indennizzo. Ma chi è l’uomo o gli uomini che hanno aiutato il signor Posteraro per il vincolo a giugno 2007? Facciamo presente che il Palazzo Posteraro non poteva mai entrare come un vincolo nella attuale condizione con un tetto di lamiera perché contro le disposizioni generali del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D’Lgs. 42/2004. Una svista non è stata, di certo. Lassù qualcuno ama tantissimo il signor Posteraro e gli ha sganciato anche parecchi soldini… Saranno stati investiti in una “vigna”, che come da scontato copione stava per fallire ed è stata venduta prima che scoppiasse un altro scandalo?