Iacchite’ e il porto delle nebbie, il sequestro illegittimo dei computer

Il 30 giugno 2017 – esattamente tre anni fa e proprio a quest’ora – un gruppo di militari dell’Arma è stato impegnato in un’operazione contro la redazione di Iacchite’, noto giornale on line dell’area urbana cosentina, letto in tutto il mondo. In esecuzione di un provvedimento firmato dal Pubblico Ministero Marisa Manzini, i carabineri hanno fatto irruzione nella redazione di via Miceli, sequestrando tutti i computer e notificando l’ennesimo procedimento penale nei confronti dei due redattori, Gabriele Carchidi e Michele Santagata. La perquisizione si è svolta, alla presenza degli avvocati Mariarosaria Confessore e Nicola Mondelli, che si stanno opponendo al sequestro dei PC.

Il blitz è scattato per accertare quel che più volte i due redattori hanno ammesso pubblicamente: entrambi si fanno le canne. Sono cioè, come altri 9 milioni di italiani, consumatori di cannabis indica. Nessun legame dunque con le circa 200 querele per diffamazione che hanno comportato l’apertura di altrettanti fascicoli a loro carico. Infatti, il primo ad entrare nella redazione del giornale è stato un cane antidroga. Gli inquirenti sono alla ricerca di elementi a supporto della loro ipotesi investigativa. È prevedibile che nei prossimi giorni i computer saranno sottoposti a test antidoping.

Un mese dopo, il 1° agosto, si è appurato che il sequestro era farlocco.

Come volevasi dimostrare il sequestro dei nostri PC, da parte della procura di Cosenza, era illegittimo.

Un’azione classica della procura: intimidire, prevaricare, commettere atti illeciti per costruire inchieste farlocche a tavolino contro i nemici degli amici degli amici. Questo è chiaro a tutti. Persino ai nostri più acerrimi nemici. Questa procura non ha più nessuna credibilità. E prima o poi chi di dovere sarà costretto ad intervenire. Non si possono lasciare le cose così come stanno. Il limite è stato superato. La Giustizia ha bisogno di fiducia. E la fiducia i cosentini, nei confronti del tribunale, l’hanno esaurita.

Siamo stati contattati dai carabinieri che ci comunicavano il dissequestro di tutto il materiale cartaceo ed informatico, sequestrato, nelle nostre case e in redazione, durante la perquisizione del 30 giugno: n. 5 PC, 2 tablet, 8 penne USB, decine di DVD, un hard disk, e carte varie.

Il verbale di dissequestro recita così: “Visto il contenuto del verbale di sequestro operato dal reparto Operativo Nucleo Investigativo dei carabinieri di Cosenza in data 30.06.2017; ritenuto che non è necessario mantenere il sequestro ai fini della prova in quanto non ravvisandosi esigenze di carattere probatorio da tutelare con il mantenimento del vincolo dei beni in giudiziale sequestro: P:Q:M dispone il dissequestro di tutto il materiale in giudiziale sequestro, ordinandone la restituzione ai legittimi proprietari”.

Firmato Tridico e Manzini.

Ricordiamo ai lettori che la perquisizione era stata ordinata per cercare spinelli, con tanto di cane molecolare. Ma di spinelli e traffici di droga, neanche l’ombra. Che siamo consumatori non abbiamo mai avuto problemi a dirlo. E la procura ha usato questa nostra “debolezza”, come scusa, per giustificare la perquisizione con il solo scopo di sequestrarci i PC. Perché è questo che interessava loro. Scandagliare ancora di più nelle nostre vite alla ricerca di qualcosa per incastrarci. Ma le nostre vite sono chiare e limpide. E a nulla è valso anche questo ennesimo arbitrario abuso.

Tridico oramai sa tutto delle nostre vite, cosa mangiamo, chi amiamo, quali sono i nostri gusti musicali, quali film guardiamo, con chi usciamo, dove andiamo. Sa più lui sulla mia vita che io. E questo va avanti da oltre 15 anni. E il sequestro dei Pc si inquadra nell’ottica della vendetta di Tridico nei nostri confronti: voi dite che sono corrotto, che la mia ragazza è una impastettata, ed io, abusando del mio ruolo, vi rendo la vita difficile. Vengo a casa tua a perquisire anche la stanza di tua madre di 80 anni attaccata alla bombola di ossigeno. Ma prima o poi questa storia dovrà finire. Tridico ha passato metà della sua vita professionale a costruire inchieste tarocche su di me ed altri. Se solo avesse speso questo tempo diversamente, oggi Cosenza sarebbe una città più onesta. Ma il suo mandato è quello di colpire i nemici della “cupola”. E lui questo fa. Ubbidisce agli ordini dei grandi maestri. Come una scimmietta ammaestrata.

Del resto è lui stesso, insieme a quella pettina bambole della Manzini, ad ammettere l’abuso nei nostri confronti, tant’è che la restituzione è avvenuta prima ancora della fissazione del Tribunale del riesame, da noi sollecitato. E che era anche loro dovere chiederne la fissazione. Ma sapevano che davanti a un giudice, anche loro amico, questo atto sarebbe risultato illegale. L’hanno fatta troppa sporca.

Non potevano sequestrare i PC senza averne fatto prima una copia davanti al nostro legale. Questo serve alla difesa, ed è previsto dalla Legge, per evitare che qualche PM corrotto manometta le informazioni contenute all’interno del PC. Sapevano benissimo di commettere un illecito, e per evitare una brutta figura hanno preferito restituirci tutto il materiale, senza far esprimere un giudice sul loro operato.

Non prima, però, di averli “maneggiati” in tutti i modi rendendo gran parte degli strumenti inutilizzabili. Abbiamo chiesto ad un esperto di “refertare” tutti i danni da noi subiti.

Così facendo non pagherà nessuno della procura per l’abuso commesso, perché non c’è una sentenza che dichiari illegittimo il sequestro, perché quello che importava a loro era scandagliare nei nostri PC alla ricerca di fonti e prove contro di noi. Ma non hanno trovato nulla di quello che cercavano, ed hanno deciso che era meglio restituirli piuttosto che andare davanti al Tribunale del Riesame.

Una furberia tutta interna alla procura cosentina. Che gli permette di fare abusi a più non posso, abusare dei poteri loro concessi nel nome del popolo italiano, senza mai pagare dazio.

Questa è la giustizia a Cosenza e a questo dobbiamo sottostare. Chi si ribella alle loro angherie rischia di finire in galera. Ora siamo in attesa della prossima mossa, dopo la sovversione, le bombe, le armi, la droga, il sequestro del sito, vedremo cosa avranno il coraggio di inventarsi ancora una volta.

Un ringraziamento al nostro avvocato, Nicola Mondelli, che molto si spende per far valere i nostri diritti, e anche questa volta ci è riuscito benissimo.

GdD