Il gran casino dell’Arpacal: l’immobile milionario di Francesco Dodaro

L'immobile milionario di Dodaro

Ci sono fascicoli che dormono nella procura di Catanzaro. Specialmente se riguardano il carrozzone dei carrozzoni, l’Arpacal. E dormono così beatamente che qualcuno è stato costretto ad aprire un fascicolo alla procura di Salerno.

Sembra di rileggere un passo delle giornate di passione di De Magistris a Catanzaro ma in realtà stavolta l’ex sindaco di Napoli non c’entra nulla. Ma il meccanismo è sempre lo stesso: si rallenta. Come quando nel calcio i giocatori si passano il pallone lentamente e all’indietro. Si fa melina e si arriva alla prescrizione. E’ questo il vero sistema dei sistemi.

Meraviglia e non poco il fatto che questi magistrati siano ancora presenti nella procura di Catanzaro. E qui dovremmo chiamare in causa Gratteri ma non vale neanche la pena farlo. Non lo sa e se lo sa, sa già come fare. Non c’è bisogno di fare altro. Ma non lo fa… e questa è un’altra storia che vi raccontiamo per l’ennesima volta perché i calabresi lo sanno ma ogni tanto gli va rinfrescata la memoria.

La signora Sabrina Maria Rita Santagati viene delegata dai partiti a prendere in mano l’Arpacal come commissario prima e direttore generale dopo. Ha parenti influenti, può fare quello che le pare. E commette reati, uno dopo l’altro.

Sabrina Santagati

La Santagati si sdoppia, in contemporanea fa il commissario all’Arpacal e lavora al Parco dell’Aspromonte. Ora, se nella delibera si dice che il commissario é uguale al direttore generale dell’Asp e i dg devono avere esclusività  del rapporto di lavoro, come ha fatto la Santagati a lavorare in continuo per il Parco dell’Aspromonte? Misteri della bilocazione. Deve essere bravissima se riesce a centrare gli obbiettivi se lavora contemporaneamente in due posti.

La Santagati ha lavorato dalla data di assunzione 27/12/2010 fino al 4/4/2012 al Parco dell’Aspromonte ed in particolare nella prima fase a tempo pieno e poi al 30% e ovviamente non poteva farlo.

Purtroppo i magistrati non hanno letto bene le carte, ma sarebbe buona cosa che anche i calabresi leggessero le nefandezze di cui sono capaci.
E che dire dell’immobile acquistato dall’Arpacal a Castrolibero per trasferirvi i propri laboratori e mai utilizzato? E’ di Francesco Dodaro, l’editore de “Il Quotidiano”.

Di tre piani, è stato pagato a caro prezzo – più di due milioni di euro – tramite una gara, annullata e poi ripristinata, con un solo partecipante.

L’IMMOBILE MILIONARIO 
La vicenda che ha fatto scattare le indagini ha avuto inizio nel febbraio 2009 quando l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente indice una gara per trovare una nuova sede per i propri laboratori in provincia di Cosenza.
Al bando risponde solo una società, la Efim, finanzaria del gruppo Dodaro. Alla compravendita dell’immobile, però, si arriva dopo più di due anni dalla gara. Lo stop era nato in seguito al parere negativo dell’avvocato Valerio Donato, docente della facoltà di Giurisprudenza all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Il suo giudizio convince i dirigenti dell’Agenzia a fermare l’acquisto.
Tra le ragioni che portano al giudizio del legale vi è il fatto che l’immobile sarebbe destinato a uffici pubblici e non a laboratori. Dunque, «al momento della presentazione, l’offerta non era compatibile con l’uso richiesto». Qualche tempo dopo l’Arpacal revoca l’annullamento della gara d’appalto grazie all’intervento di Sabrina Santagati. E la Efim perfeziona la vendita dell’immobile. Il risultato, ad oggi, è che la sede dell’Arpacal non è stata mai più trasferita nel palazzo di Castrolibero.
IL VERO PROBLEMA
Ma il vero problema dov’è? Il termine per chiudere l’aggiudicazione definitiva di gara era il 31 dicembre del 2010, scaduto il quale niente più finanziamento e niente più risorse a valere sui fondi Por 2000- 2006. E l’acquisto definitivo avviene il 3 marzo 2011, tant’è che 4 giorni dopo viene stipulato un contratto con un notaio di Cosenza.
Gli oltre due milioni di euro erano stati anticipati dalla stessa Arpacal, che avrebbe poi dovuto ottenere quei fondi Por ormai sfumati. Un buco milionario impressionante alle casse della Regione al punto da non poter approvare i bilanci successivi.
Ma oltre al danno anche la beffa. I laboratori dell’Arpacal non sono mai arrivati nella struttura di Castrolibero, che continua ad essere considerata non a norma per l’uso richiesto nonostante tutti i soldi spesi. In altre parole si spendono due milioni di euro a vuoto, visto che occorrerebbe almeno il doppio della somma per rendere fruibile un immobile dove al momento c’è solo qualche ufficio amministrativo che nulla ha a che fare con i tanto agognati laboratori.

La procura di Catanzaro ha chiesto il processo per la vicenda della compravendita dell’immobile di Castrolibero destinato a diventare palazzo dell’Arpacal. Le indagini erano state chiuse a novembre 2016 e a marzo 2017 i magistrati hanno formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati che sarà valutata nel corso dell’udienza preliminare dal Gip del Tribunale di Catanzaro.

Gli indagati sono cinque. Il primo è il proprietario dell’immobile, l’imprenditore cosentino Francesco Dodaro (editore-ombra del Quotidiano del Sud), nei confronti del quale è stato ipotizzato il reato di violazione delle norme in materia di corresponsione dell’Iva. Devono invece rispondere di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico l’ex direttore generale dell’Arpacal, Sabrina Santagati, l’ex direttore amministrativo Stefania Polimeni, Francesco Italiano, dirigente dell’ente, e Valeria Castracane, all’epoca dei fatti dirigente del dipartimento Programmazione della Regione. 

L’obiettivo, come accennavamo, è quello di far finire tutto in prescrizione: alla Capu i liuni e Madame Fifì, specialisti assoluti in materia.

Intanto, nel mese di novembre del 2015, almeno è accaduto che i componenti del consiglio di amministrazione dell’Arpacal hanno presentato le dimissioni.
La relazione sullo stato dell’Agenzia aveva messo sotto “accusa” direttore amministrativo, generale e scientifico. Che hanno deciso di gettare la spugna. Con una lettera Sabrina Santagati, Pietro De Sensi e Oscar Ielacqua hanno comunicato le loro dimissioni al presidente Mario Oliverio.

Il dirigente generale del dipartimento Domenico Pallaria aveva segnalato a Oliverio una serie di inadempienze e irregolarità riscontrate nella gestione dell’Arpacal, ponendo attenzione su alcuni documenti contabili, cioè il Bilancio 2015 attualmente «non approvato dal consiglio regionale».

Sì, perché, come vedremo, si poteva guidare l’Arpacal anche senza bilancio. C’era qualcuno che garantiva coperture insuperabili. Anche per Gratteri, naturalmente, che è esattamente uguale agli altri ma diversamente dagli altri… non lo dice. 

3 – (continua)