Ci sono fascicoli che dormono nella procura di Catanzaro. Specialmente se riguardano il carrozzone dei carrozzoni, l’Arpacal. E dormono così beatamente che qualcuno è stato costretto ad aprire un fascicolo alla procura di Salerno.
Sembra di rileggere un passo delle giornate di passione di De Magistris a Catanzaro ma in realtà stavolta l’ex sindaco di Napoli non c’entra nulla. Ma il meccanismo è sempre lo stesso: si rallenta. Come quando nel calcio i giocatori si passano il pallone lentamente e all’indietro. Si fa melina e si arriva alla prescrizione. E’ questo il vero sistema dei sistemi.
Meraviglia e non poco il fatto che questi magistrati siano ancora presenti nella procura di Catanzaro. E qui dovremmo chiamare in causa Gratteri ma non vale neanche la pena farlo. Non lo sa e se lo sa, sa già come fare. Non c’è bisogno di fare altro. Ma non lo fa… e questa è un’altra storia che vi raccontiamo per l’ennesima volta perché i calabresi lo sanno ma ogni tanto gli va rinfrescata la memoria.
La signora Sabrina Maria Rita Santagati viene delegata dai partiti a prendere in mano l’Arpacal come commissario prima e direttore generale dopo. Ha parenti influenti, può fare quello che le pare. E commette reati, uno dopo l’altro.
La Santagati si sdoppia, in contemporanea fa il commissario all’Arpacal e lavora al Parco dell’Aspromonte. Ora, se nella delibera si dice che il commissario é uguale al direttore generale dell’Asp e i dg devono avere esclusività del rapporto di lavoro, come ha fatto la Santagati a lavorare in continuo per il Parco dell’Aspromonte? Misteri della bilocazione. Deve essere bravissima se riesce a centrare gli obbiettivi se lavora contemporaneamente in due posti.
La Santagati ha lavorato dalla data di assunzione 27/12/2010 fino al 4/4/2012 al Parco dell’Aspromonte ed in particolare nella prima fase a tempo pieno e poi al 30% e ovviamente non poteva farlo.
Di tre piani, è stato pagato a caro prezzo – più di due milioni di euro – tramite una gara, annullata e poi ripristinata, con un solo partecipante.
La procura di Catanzaro ha chiesto il processo per la vicenda della compravendita dell’immobile di Castrolibero destinato a diventare palazzo dell’Arpacal. Le indagini erano state chiuse a novembre 2016 e a marzo 2017 i magistrati hanno formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati che sarà valutata nel corso dell’udienza preliminare dal Gip del Tribunale di Catanzaro.
Gli indagati sono cinque. Il primo è il proprietario dell’immobile, l’imprenditore cosentino Francesco Dodaro (editore-ombra del Quotidiano del Sud), nei confronti del quale è stato ipotizzato il reato di violazione delle norme in materia di corresponsione dell’Iva. Devono invece rispondere di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico l’ex direttore generale dell’Arpacal, Sabrina Santagati, l’ex direttore amministrativo Stefania Polimeni, Francesco Italiano, dirigente dell’ente, e Valeria Castracane, all’epoca dei fatti dirigente del dipartimento Programmazione della Regione.
L’obiettivo, come accennavamo, è quello di far finire tutto in prescrizione: alla Capu i liuni e Madame Fifì, specialisti assoluti in materia.
Il dirigente generale del dipartimento Domenico Pallaria aveva segnalato a Oliverio una serie di inadempienze e irregolarità riscontrate nella gestione dell’Arpacal, ponendo attenzione su alcuni documenti contabili, cioè il Bilancio 2015 attualmente «non approvato dal consiglio regionale».
Sì, perché, come vedremo, si poteva guidare l’Arpacal anche senza bilancio. C’era qualcuno che garantiva coperture insuperabili. Anche per Gratteri, naturalmente, che è esattamente uguale agli altri ma diversamente dagli altri… non lo dice.
3 – (continua)